Inchiesta: Il Romanista fra voi. Pigneto, vince lo spaccio. La gente protesta
Lotta tiepida alla criminalità in un quartiere che protesta e prova a resistere nonostante tutto. La Polizia sarà dura
Fa un certo effetto guardare, sia pur a distanza, uno spacciatore in azione. Lavora con attenzione. Ci mette cura. Si espone solo con chi ha già visto almeno una volta. O con chi vorrebbe trascinare oltre la linea almeno per una volta. «Ehi, petit chaperon rouge!» il giovane che mi diranno poi essere di origini tunisine, intercetta soavemente una ragazza con cappello di lana rosso. Cappuccetto rosso, la chiama.
"Appoggiato" ora nell'eternamente discussa isola pedonale di via del Pigneto, la segue, potenziale cliente, con gli occhi. Lei Cappuccetto Rosso non sembra proprio, e lui di certo è più simile al lupo che al cacciatore. Vestiti costosi e sorriso stampato in faccia, il giovane qui conosce tutti, parla con tutti, entra in tutti i locali. Si comporta da padrone, anche se sguazza nell'illegalità. E glielo lasciano fare.
In effetti, si contano sulle dita di una mano i posti che, qui al Pigneto, non hanno dei buoni rapporti con gli spacciatori. Uno di questi è il "Wenh", pub in stile "piratesco", con tanto di Jolly Roger appeso al muro. Non si trova sull'isola pedonale, ma in via Gentile da Mogliano, in zona piazza Nuccitelli. Il suo proprietario, Alessandro detto "Saso", si dipinge quasi come un un Robin Hood della legalità del Pigneto: «Io non permetto che si spacci nel mio locale. Purtroppo abito proprio all'isola pedonale, e ogni giorno quando la percorro per venire qui a lavorare ricevo minacce dagli spacciatori». Gli chiedo chi siano questi spacciatori. Mi risponde che si tratta per lo più di tunisini e algerini, ma i più aggressivi sono i magrebini, che girano armati. «Qualche giorno fa uno di loro ne ha accoltellato un altro, proprio qui, davanti al mio locale. Gli hanno messo dodici punti sulla testa e si è fatto due giorni in ospedale. Ma queste scene sono la prassi».
Lo spaccio e l'isola pedonale
A trasformare piazza Nuccitelli in uno dei centri nevralgici dello spaccio e del consumo di droga romani ha contribuito la creazione dell'isola pedonale. Sui lavori, finanziati da privati e osteggiati dai residenti, esistono infinite "pagine web" e la ragione apparentemente può risiedere ovunque. Ma l'effetto della creazione dell'isola pedonale dal punto di vista dello spaccio è giudicato deleterio in modo unanime. È sempre Alessandro a parlare: «Sull'isola pedonale si piazzano ogni sera tre camionette della polizia, una al centro, una all'inizio e una alla fine. Spesso e volentieri c'è anche l'esercito: ragazzini di vent'anni col fucile in mano, fanno quasi tenerezza. Il punto è che non fanno mai delle vere retate. Di conseguenza, gli spacciatori attraversano semplicemente la strada e si spostano qui, intorno a piazza Nuccitelli». Effettivamente la zona del "Wench" si presta molto di più a traffici del genere, e non solo perché non è pattugliata dalla polizia come l'isola pedonale, ma anche per la completa assenza d'illuminazione.
Parlo con Kate (ha scelto di essere menzionata con un nome di fantasia), che vive al Pigneto da otto anni: «Qui a piazza Nuccitelli lo spaccio avviene alla luce del sole e la polizia non fa niente. Tra l'altro sono mesi che l'illuminazione è assente, e da due settimane siamo proprio al buio completo. Non c'è un solo lampione funzionante. Per me è pericoloso perfino portare a spasso il cane. Ho provato a chiamare l'Acea tre volte, ma non mi hanno ascoltata. Poi ci si sorprende se i privati chiedono di gestire i luoghi pubblici: ma se mancano le Istituzioni, cosa ci si aspetta?».
Il problema della droga al Pigneto è strutturale e onnipervasivo. Antonio, tabaccaio, mi riferisce che riguarda persone di tutte le età, le etnie, i ceti sociali: «Proprio ieri sera ho visto una coppia di settantenni che comprava cocaina per farsi una serata. Loro abitano qua, ma ci vengono da tutta Roma per drogarsi, anche dai palazzi del potere...».
Suburra, non solo street art
Uscendo dalla Metro C si può ammirare il murales che Netflix ha commissionato a Luca Zamoc, in occasione dell'uscita della serie tv "Suburra". Sui toni del blu, colore della malinconia, è dipinta una lupa pelle e ossa, ormai prosciugata dalla trinità di adulti che hanno preso il posto dei tradizionali Romolo e Remo: Chiesa, Stato e Criminalità. Una Roma quasi esangue a causa dei suoi stessi figli, troppi, che se ne contendono il latte da secoli. Al Pigneto i poteri sono tanti, i metodi molto bruschi e l'anarchia è ovunque: «Tempo fa - racconta il proprietario di un bar - è venuto da me un ispettore dell'Antidroga. Mi ha detto: "Sei aperto da due anni e non permetti lo spaccio nel tuo locale. Bene. Dobbiamo però capire chi è con noi e chi è contro di noi. Se vedi movimenti strani e non ci chiami, ti facciamo chiudere».
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