Caso Affittopoli: dirigenti salvi, Comune bocciato
La Corte dei Conti assolve un altro dirigente affermando: «Serve una gestione più attenta al pubblico interesse»
Affittopoli non sembra fare più scandalo. La Corte dei Conti ha assunto un indirizzo assolutorio nei confronti dei dirigenti comunali finiti sotto accusa. Ma nell'ultima pronuncia ha bacchettato anche la pubblica amministrazione. Il giudizio verteva sulla regolarità delle assegnazioni di immobili del Comune di Roma ad associazioni, cooperative, sindacati e partiti politici, affittati per anni a prezzi stracciati. Il cosiddetto scandalo di "Affittopoli".
I giudici contabili hanno assolto diversi funzionari comunali che avevano concesso il bene e, contestualmente, riconoscendo la legittimità dello sconto comunale per le proprietà considerate «patrimonio indisponibile» ovvero con finalità pubbliche, sociali. Si tratta in realtà di una pronuncia emessa sulla falsariga di altre sempre relative ad Affittopoli. L'ultimo caso è quello riguardante la dirigente della Gestione amministrativa del Dipartimento del patrimonio del Comune di Roma. Alla dottoressa Clorinda Aceti veniva contestato il fatto che il canone concessorio di beni demaniali o del patrimonio indisponibile, avrebbe dovuto essere incrementato fino al prezzo di mercato in caso di mancata formalizzazione dei provvedimenti concessori. Ma la Corte non ha ritenuto che vi fossero gli estremi per la condanna a circa 100.000 euro della dirigente.
«Deve osservarsi che la particolarità dei locali individuati, destinati, comunque, a usi di pubblica utilità sociali e culturali - si legge nella sentenza- non li rendeva utilizzabili e sfruttabili alla stregua di locali da affittare e, quindi, tale peculiarità rafforzava la natura di beni non fruibili sul libero mercato e rientranti tra quelli per i quali era prevista una utilizzazione a prezzo ridotto e agevolato per finalità sociali e culturali».
Nonostante l'assoluzione va detto che i giudici hanno riconosciuto come la gestione del Comune sarebbe potuta essere più diligente. «Non si esclude che una diversa e più accorta gestione del patrimonio -si legge nel dispositivo- avrebbe consigliato modalità di regolamentazione più ponderate e più attente al pubblico interesse». Una vicenda che si trascina da tempo e con numeri da capogiro. Cento milioni di euro di presunto danno erariale, 300 procedimenti, 200 dei quali già arrivati a processo.
La prima tranche dell'inchiesta Affittopoli della Corte dei Conti, quella relativa alla concessione alle onlus di immobili comunali a canone agevolato, si è conclusa con un nulla di fatto. Perché, dopo una ventina di assoluzioni arrivate a stretto giro per i sette dirigenti del Comune che si sono avvicendati negli anni alla guida del dipartimento Patrimonio, i magistrati contabili hanno deciso di far decadere le cause. La sentenza d'appello che ha segnato la svolta riguarda l'assoluzione di Cinzia Marani, ex dirigente del dipartimento Patrimonio, assistita dall'avvocato Stefano Rossi.
Il 4 dicembre 2015 venne condannata a restituire 40.000 euro al Comune per l'affidamento di un appartamento in via Sabotino all'associazione Assoforum, avvenuto nel 2009. L'affitto, come prevede la delibera del 1996 sulle concessioni alle onlus con valenza sociale, era scontato dell'80 per cento: da 3.079 euro al mese era passato a 615. La dirigente, trasferita alle Risorse umane, aveva 120 giorni per verificare i requisiti dell'associazione e perfezionare una regolare concessione. Il termine, però, non sarebbe stato rispettato. Seguì la contestazione di danno per le casse comunali e la condanna. I giudici d'appello ribaltarono il primo grado e posero l'accento sull'incuria in cui ha versato il dipartimento che, con poche risorse e personale ridotto, ha dovuto gestire da solo l'«abnormità del patrimonio del Comune».
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