Ranieri: "Pellegrini è un centrocampista fenomenale. Dovbyk? Va servito meglio"
Il tecnico giallorosso in conferenza: "L'Atalanta è una squadra che ti mangia, ma non dovremo farci mangiare. Voglio vedere una bella partita"
Claudio Ranieri ha risposto alle domande dei giornalisti in conferenza stampa in vista della gara di lunedì 2 dicembre alle 20.45 contro l'Atalanta. Di seguito le sue dichiarazioni.
Ci sono segnali di ripresa. Con l'Atalanta rivedremo la difesa a tre e una formula molto offensiva, con due attaccanti dietro Dovbyk? Oppure inserirà un centrocampista in più?
"Sicuramente. L'uno o l'altro (ride, ndr). Ho già detto in un meeting con Sacchi e Capello a Parma che l'Atalanta è l'orgoglio di noi italiani. Gioca in una maniera meravigliosa. Si tratta di una squadra che sviluppa in verticale, è la terza consecutiva che affrontiamo. Il Napoli ha appena iniziato, il Tottenham è così da 2 anni, l'Atalanta è la macchina perfetta. Faccio i complimenti a Percassi. Ha iniziato cercando di salvarsi, ora sta cercando di fare il massimo e di migliorarsi anno dopo anno. Affrontiamo una squadra perfetta, anche se la perfezione non esiste. E noi abbiamo visto un barlume di luce. Ho visto giocatori positivi. Noi dobbiamo rendere orgogliosi i tifosi. Non stiamo bene come io vorrei, perché non è possibile avere tutto e subito dopo 10 giorni di lavoro. Ma le note negative di Napoli, al di là degli errori, non ci sono state. Avevo detto loro: 'Io non vi ho chiesto di stare in difesa, ma di ribattere colpo su colpo'. Hanno capito e col Tottenham potevamo prendere gol su due o tre contropiedi - dobbiamo migliorare sulle marcature preventive -, ma ci hanno annullato tre gol. Possiamo vincere o perdere, ma dobbiamo avere questa visione. Dal ko col Como, l'Atalanta ha vinto 10 partite e ottenuto 2 pareggi, facendo 35 gol. È prima per gol fatti, è prima per occasioni da gol, è terza nelle verticalizzazioni, è prima nei tiri in porta, seconda nei cross, prima nei recuperi palla. Ti mangia. Io non voglio che i miei giocatori vengano mangiati. Voglio una bella parita. E li stimolerò a fare quello. Nell'ultima all'Olimpico i nostri tifosi sono andati via prima: io voglio che restino nell'impianto fino alla fine, come col Tottenham. Questo è il mio augurio. Il sistema di gioco non conta nulla, perché è mobile".
Dopo la gara di Londra i tifosi si sono rivisti nella squadra. Quanto è importante?
"È importantissimo. Siamo noi che dobbiamo farli innamorare di nuovo, perché loro sono magnifici. E quando le cose non vanno bene dicono quello che non bisogna fare. Noi dobbiamo dare il massimo. E loro capiscono quando diamo il massimo o quando non lo diamo".
A Londra ha recuperato Saelemaekers. Qual è la sua posizione? Quanto è importante?
"Noi allenatori cerchiamo giocatori come lui, giocatori che sappiano interpretare più situazioni. Ho parlato con lui: ama stare alto nel centro-sinistra, ma mi ha detto che si trova bene anche a destra. Io lo vedo proiettato in avanti. Poi però, ovviamente, tutti devono aiutare in difesa. Io a Dovbyk ho detto di non tornare mai indietro, però ha fatto un recupero strepitoso nel secondo tempo. Lui si è ritrovato ad anticipare l'ultimo uomo che era andato in contropiede. Se lo fa una volta, mi piace, ma non deve correre sempre dietro all’avversario. Naturalmente Saelemaekers non ha i 90', ma si è visto con che piglio ha giocato, andando sempre a cercare l'uno contro uno. Stiamo tornando quelli che i tifosi conoscono".
Ha parlato dell'Atalanta e del suo progetto. È questo il modello che la Roma vuole proporre? Anche per quanto riguarda l'allenatore?
"Questa domanda mi è piaciuta fino al 'modello Atalanta'. Noi ci rapportiamo sempre alla nostra visione. Adesso tutti i tennisti vogliono avvicinarsi a Sinner. E nel calcio sembra che tutti dobbiamo sembrare l'Atalanta. La Dea è un modello di vertice e va presa in considerazione. Poi ognuno ha le sue caratteristiche o difficoltà. Comunque, stiamo parlando di una squadra che piano piano è diventata un emblema dell’Italia. Quando vedo le coppe, mi auguro che le nostre squadre vadano sempre avanti, non solo l’Atalanta. Questo è importante. È un modello che hanno saputo creare, hanno costruito dalla base. Se non ricordo male, Gasperini non andò bene inizialmente. Poi la squadra è sbocciata; lui ha creato giocatori che altrove non hanno reso allo stesso modo. Ciò significa che l'allenatore ha la sua influenza. Per questo bisogna togliersi il cappello e fare i complimenti. Dal padre Percassi, al figlio che è stato un mio giocatore nel Chelsea, all’allenatore, a tutti quanti loro che stanno remando in un’unica direzione".
C'è una base per creare un modello del genere?
"Noi abbiamo giocatori che cercheremo di portare alla loro bellezza. Poi sarà l'allenatore a dirci 'questo sì, questo no', cercando di accontentarlo. C'è una cosa che dicono gli inglesi: 'Roma non è stata fatta in una notte'. Noi siamo romani, quindi dateci un po' di tempo".
Lunedì si troverà di fronte Gasperini, nel 2011 vi siete sfiorati: siete così diversi da allenatori? Meritavate di vincere altro in carriera?
"Sì, io ho fatto il mio e sono super contento. Ognuno di noi sa quando è arrivato in una squadra, cosa ha trovato, il momento storico di quella società, per cui io sono super soddisfatto della mia carriera. In che senso siamo diversi? Intende perché io sto sempre calmo in panchina? È perché non mi vedete negli spogliatoi…".
Gasperini è spesso visto come un allenatore che gioca uomo contro uomo...
"Sono tanti i 'figli' di Gasperini che giocano in quella maniera. Io cerco di fare il meglio con i giocatori che ho. Non ho un sistema definito. Cerco di mettere i ragazzi nel ruolo migliore. A qualcuno poi devo chiedere obbligatoriamente un lavoro extra. Io mi sento un allenatore che riesce a tirare fuori il meglio dai giocatori che ha. Anche perché in ogni posto in cui sono andato via, non è che i miei successori hanno fatto meglio di me. Ho questa presunzione a 73 anni".
Sulla gestione di Dybala e Pellegrini: su Dybala stiamo andando su una strada che ci farà vedere il giocatore in campo per 45'-60' minuti? Su Lorenzo, lo sta aiutando dal punto di vista mentale?
"Valuto Dybala allenamento dopo allenamento. Sappiamo che può cadere in alcune problematiche e devo essere bravo a capirle. A Londra è uscito perché mi serviva un altro giocatore che pressasse; quando si è acceso ha fatto cose meravigliose, come l'assist a El Shaarawy, il tiro su cui il portiere ha fatto una super parata... Soulé non ha fatto quelle cose splendide che sa fare Dybala, ma ha dato tanta corsa. Devo valutare tutto. Su Lorenzo: gli ho detto: 'Stai correndo come un pazzo, senti il peso della situazione; voglio che tu ti diverta. Ora stacchiamo la corrente e vedrai che tornerai il centrocampista che eri'. Io ho avuto due centrocampisti fenomeni in carriera: Lampard e Pellegrini. Lorenzo viene criticato, ma quanti centrocampisti fanno i suoi gol? Io aiuto la Roma, perché è il mio lavoro. E ho detto chiaramente a Lorenzo che questo è il mio programma. Quanto dura? Dipende quando si riattacca la spina. Col calcio non si può dire. Ma già sta iniziando a far gol e a trovare la porta in allenamento. L'attaccante quando è in forma prende sempre la porta. E ora lui la prende sempre e fa gol. Sta iniziando a ricrescere; è molto sensibile, introverso e soffre più di tutti. Ho letto che le colpe sulla cacciata di De Rossi sono sue: non è vero, niente di niente. Questo i tifosi lo devono sapere. Né Pellegrini, né Cristante, né Mancini lo hanno cacciato. Anzi, hanno fatto i pazzi per farlo restare".
Dovbyk ha qualche acciacco o viene supportato poco dal resto della squadra?
"Entrambe le cose. Ha avuto piccoli problemi con l'Ucraina, ora non avverte più il problema al ginocchio. Sappiamo come va servito e non lo stiamo aiutando. Ho cercato di far capire alla squadra come va aiutato. Ho fatto vedere dei filmati e dobbiamo aiutarlo perché lui è il nostro bomber. Non dobbiamo caricarlo di responsabilità, ma ha bisogno di quelle palle utili per segnare".
Si sono visti meno palloni arretrati. Ha lavorato su questo punto?
"Rido perché li costringo a giocare solo in avanti! Io sono tifoso, della Roma e del calcio. Amo quando vedo partite con due squadre che provano a farsi gol. In questi 4-5 mesi ho spesso cambiato canale, in generale, quando vedevo il pallone giocato dietro. Io mi diverto. Spegnevo o mettevo un film perché non mi volevo addormentare. Da bambino giocavo a pallacanestro e in 30 secondi bisognava fare punti. La gara di Londra è stata bellissima e credo che la gente si sia divertita. Poteva finire 5-5, 5-2 per loro o per noi, però questo è quello che io voglio. Questo è quello che voglio, che la gente veda la partita e dica: 'Finalmente proviamo a vincere!'. Nel '97 in Spagna, quando andai ad allenare a Valencia, dopo il primo allenamento fermai la squadra e dissi ai miei calciatori: 'Oh, la porta avversaria sta dall’altra parte. Quando ci arriviamo?'. E ancora non si parlava di tiki taka. C’era un allenatore, Valdano, grande conoscitore di calcio che amava questo tipo di gioco. Ho lavorato finché la squadra, con Cuper allenatore, mio successore, è arrivata due volte in finale di Champions, con quasi tutti i giocatori piccoli che avevo messo in campo, oltre ad alcuni esperti. I vari Mendieta, Farinos, Claudio Lopez, con alcuni esperti come Angloma, Carboni e altri. E ci siamo divertiti. E ci siamo divertiti. Per cui credo che bisogna fare un mix di esperienza e gioventù che porti a divertire i tifosi. I tifosi pagano il biglietto. Noi siamo italiani, quando c’è qualcuno che vince ci piace. Mi hanno chiesto: 'Ti piace il tennis?'. Sì, quando c'è Sinner. Noi italiani non siamo italiani, siamo vincenti".
Con l'Atalanta si apre un dicembre che vedrà la Roma impegnata tre volte all'Olimpico e due volte fuori casa. Quanto è importante affrontare squadre più alla portata?
"Nella mia carriera non ho mai visto il nome dell'avversario. Possiamo affrontare una squadra fortissima in un momento non ottimo. Non mi è mai interessato il nome. Io dico sempre: 'Bussiamo e vediamo chi abbiamo dall’altra parte'. Tutte vogliono batterti, con la loro strategia. Noi dobbiamo essere bravi e furbi nel cercare di vincere. Il calcio è semplicità e la cosa difficile è farlo semplice".
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