VIDEO - Ranieri: "Ho iniziato da giocatore della Roma, finirò da dirigente a casa mia"
Il nuovo tecnico interviene in conferenza: "Ho già detto a Friedkin che su Dybala decido io". Insieme a lui Ghisolfi: "Davanti a voi la futura dirigenza del club"
Il grande giorno è arrivato. All'indomani dell'annuncio del suo terzo ritorno nella squadra del suo cuore, Claudio Ranieri si presenta in conferenza stampa come nuovo allenatore della Roma. In attesa di vederlo finalmente sulla panchina giallorossa (per quello bisognerà aspettare la partita di domenica prossima contro il Napoli), ecco le sue dichiarazioni.
Prima dell'inizio della conferenza, c'è stata una breve introduzione di Florent Ghisolfi: "Buongiorno a tutti, grazie di essere venuti oggi, anche a nome del club. Parlo anche a nome dei Friedkin in questa giornata molto importante. Non c'è bisogno di presentare Ranieri, lo conoscimao. Il momento è importante, la Roma ha bisogno di tornare alle proprie radici. Il mister conosce la squadra e ha esperienza internazionale. Lo riteniamo la persona giusta per guidare questo progetto ora. Non sarà dunque l'allenatore soltanto a parlare, ma tutta la futura dirigenza. Procediamo con le domande".
Prende la parola Ranieri: "Voglio mettere i puntini sulle i prima di iniziare: io avevo smesso di allenare, e ho avuto più forte di quante non ne abbua avute dopo il titolo con il Leicester. A tutte queste ho detto di no, speigando a qualcuno che solo in due casi potevo tornare ad allenare: la Roma o il Cagliari, nel caso in cui qualcosa andasse male. Ma io ero super convinto di seguire il calcio solo da spettatore. Ma il fato ha voluto che tornassi a casa. Quando sono tornato a Cagliari ho detto "la mia storia è iniziata e finisce a Cagliari. Evidentemente il fato ha voluto che, come ho iniziato la mia carriera da giocatore a Roma, finirò da allenatore e dirigente della Roma. Ci tenevo a dirlo perché Cagliari mi ha dato tanto, mi ha accolto".
In un'intervista recente aveva parlato di una Roma fredda, senza anima, dicendosi perplesso anche dell'esonero di De Rossi. Questi argomenti li ha affrontati a Londra con i proprietari?
"Chi mi conosce sa che dico le cose in faccia, per cui gliel'ho detto a Friedkin. E lui mi ha lasciato a bocca aperta, per quello che ha detto, per il bene che vuole a questa squadra e questo club. Non perché sia il suo, ma lui dice "io non posso girare per il mondo, vedere Roma al centro del mondo con una squadra che però non va. Ho speso tanti soldi ma non sono riuscito a fare quello che volevo". Per questo mi ha preso, ora tocca a me, con la mia esperienza, il mio modo di lavorare. E io mi auguro di riuscire in quello che mi ha chiesto, ma quando lui mi ha detto queste parole non ho potuto che dire sì. Perciò lo ringrazio, perché mi ha riportato alla casa madre. Noi siamo abituati a vedere le cose in modo piramidale. Loro lo vedono in modo orizzontale. Ha speso tanti soldi, se lo dicesse la gente lo amerebbe. Deve essere l'uomo che aiuterà Florent e la Roma a far andare le cose come devono".
Lei tante volte ha rivendicato di non avere un modulo fisso. Per salvare il Cagliari ha usato spesso la difesa a tre: secondo lei qual è il modulo giusto per questa squadra?
"Io credo che ormai non ci siano più squadre con moduli fissi, se non quelle con lo stesso allenatore da tanto tempo. Anche lì però, se si va a vedere anche Gasperini non gioca più a tre: le squadre studiano il modulo giusto per la squadra avversaria. Non sarei onesto a dirvi che giocherò in un modo, vedrò chi sta bene e sceglierò. Non è una questione di moduli, ma di giocatori: gente che non deve mollare un centimetro. Io sono prima tifoso, poi allenatore. Quando me ne sono andato, vincevo 3-0 a Genova e ho perso 4-3, sono entrato nello spogliatoio e ho detto: "Signori, arrivederci". Per questo chiedo ai nostri: "Stateci vicino". Giocare in casa con il pubblico che ti fischia è la cosa più difficile che ci possa essere. Perché tu vai in trasferta e i fischi ti caricano. I tifosi giustamente erano scontenti, ma per un motivo: non per l'impegno che non mettevano, perché io li vedevo. Non parlo di sfortuna, la fortuna arriva se te la vai a prendere. Io voglio una squadra, un pubblico coeso. Siamo tutti una famiglia, dal Presidente a chi cura i campi. Ho detto a tutti che mi devono aiutare, non ho tempo di fare errori: qui iniziamo e ci sono tre partite una più bella dell'altra. I tifosi dovranno uscire orgogliosi, questo è quello che mi sento di dire".
Ci spiega l'accordo con i Friedkin? I dettagli del ruolo da dirigente? Un obiettivo per questa stagione?
"L'obiettivo è cercare di fare il massimo. Io oltre al contratto ho dei premi al raggiungimento di tutti gli obiettivi possibili. Quando stavo all'estero ad una squadra che doveva salvarsi feci mettere la vittoria del campionato, pensate un po'... Ho messo tutti gli obiettivi, perché non voglio precludermi niente, sono una persona positiva, sempre. Fin quando do tutto me stesso. Sono stato così da giocatore e lo sono ancora. Perché qui c'è gente che fa trasferte incredibili. Ho trovato l'altro giorno che ero stato per la ricorrenza degli 80 anni di Riva, tre tifosi che tornavano dal Belgio. Mi hanno spiegato un giro incredibile che avevano fatto per spendere di meno: qui c'è gente che fa sacrifici enormi, dobbiamo ricordarlo! Sul contratto, io sono l'uomo vicino ai Friedkin, facciamo tutto insieme: cercheremo di sbagliare il meno possibile, perché solo chi fa sbaglia. C'è un bellissimo palazzo a Firenze che dice "è più facile criticare che fare". Noi verremo criticati ma dopo che avremo cercato di fare le cose nel modo giusto. Questo mi è stato chiesto: hanno bisogno di una persona conosciuta che sappia di calcio, e che aiuti a far sì che la Roma sia nelle prime posizioni. Il presidente vuole una società seria, ha fatto molti cambiamenti: quando ho visto Trigoria non la stavo riconoscendo. Sta facendo cose belle, diciamocelo. Poi c'è la squadra, ed è la cosa più importante. Io gliel'ho detto;"Può fare tutto, ma è la squadra il cartellino da visita". Roma è conosciuta in tutto il mondo, lui vuole lo sia anche sotto il punto di vista calcistico".
Il suo ingaggio anche da dirigente fa pensare che la proprietà voglia restituire al club un po' di romanità che si è persa negli ultimi anni. Allora potrebbe esserci la volontà in futuro di portare anche un patrimonio come Totti?
"Io non sono chiuso a niente. Ora si vuole portare la Roma in alto, poi sicuramente si parlerà con Francesco, perché no. Se può darci una mano, vediamo che ci può dare, io non sono chiuso. Attenzione, questo non vuol dire che Totti torna alla Roma, vi conosco. Sennò facciamo come l'altro giorno: io non ho mai detto che la squadra era una bella gatta da pelare, me l'ha detto la giornalista: io non sapevo che era dell'Ansa! Io le ho risposto: "Per forza, mica mi chiamavano se eravamo primi!". Però siete bravi, conoscete anche i fili dell'erba, complimenti".
Il suo destino è sempre stato legato alla Roma con quello di Daniele De Rossi: l'ha sentito? Si sente la sua mancanza nello spogliatoio?
"Ci siamo sentiti e ci sentiremo in questi giorni, perché Daniele oltre ad essere stato un mio calciatore è una bella persona. Sullo spogliatoio, o quello che ho trovato viste le assenze, si vede: cambiare due allenatori a novembre, fa sì che ci sia un po' di shock, ma voglio riportare tutti nella giusta direzione".
Da fuori prima e ora da dentro, ha capito quali sono gli errori che la Roma ha commesso e non deve ripetere per uscire da questa situazione?
"Ci sono mille perché e non mi interessano, se guardo al passato non riesce niente. Arrivato un nuovo allenatore con carta bianca, io devo fare il massimo con questi giocatori. Non mi interessa che è successo prima: io devo vedere quello che succede da oggi in poi, perché ora sono io il responsabile".
Ci promette che non vedremo più Angelino difensore centrale? Secondo lei Dybala e Soulé possono giocare insieme?
"Lo prometto. Su Dybala e Soulé, secondo me sì, ma non mi sento di prometterlo perché se poi in gara non lo sento non lo faccio".
I Friedkin hanno riconosciuto gli errori precedenti? Avete parlato della struttur dirigenziale? Alle sue spalle mancano figure di queto tipo: sono arrivate rassicurazioni?
"Io voglio stare sempre da solo, perché per me tanto è importante lo spogliatoio. Meno gente vedo meglio è. Capisco che in Italia la figura di un presidente ci deve stare. Gliel'ho detto al presidente: "Purtroppo in Italia va così". All'estero però le proprietà straniere parlano così: in quattro anni, tranne con Abrahamovic, non avevano mai parlato e stavo in grazia di Dio. Noi abbiamo bisongo della figura del presidente, all'estero non serve. Per cui se mi ha chiamato si è reso conto. Se ci sono stati personaggi negativi l'avrà capito lui, io non gliel'ho detto. Lui mi ha detto che vuole riportare la Roma ad alti livelli, e per questo ha chiamato me. Che mi deve dire di più? Più dei giocatori a me che serve? A voi servono, perché più figure ci sono meglio è per scrivere: io vi capisco, perché non è facile riempire tutti i giorni le pagine, avete tutta la mia stima, vi giuro. Poi quando scrivere le ca**ate vi odierò, ma avete la mia stima".
Lei ha parlato delle richieste a società e tifosi: cosa ha chiesto ai giocatori?
"A chi c'era ho detto che mi devono dare tutto, non è possibile vedere la Roma in questa situazione. Però devono portare gioia, qui si viene a lavorare seriamente ma con il sorriso. Io non accetto che si vada in un posto di lavoro con un viso preoccupato, al di là del calcio. Noi siamo persone super fortunate, perché ci siamo scelti il mestiere. Ci sono milioni di persone che innanzitutto non ce l'hanno, e altre che non possono sceglierselo. Noi dobbiamo venire qui con un sorriso largo e dare tutto: con serenità e ambizione: solo così si ottengono i risultati. E ho detto loro che se lo sentiranno ridire, perché quando arriverà il resto della squadra lo ripeterò".
L'ha sfiorata il pensiero di far tornare De Rossi in panchina, prendendo lei un ruolo dirigenziale. In alternativa potrebbe essere una strada per il futuro, visto che avrà voce in capitolo?
"Questa è un'ottima domanda. Adesso mi è stata data la direzione della panchina per cui penso a questo. Non mi sento di illudere nessuno, adesso faccio questo, poi vediamo"
Non è stato quindi un pensiero già trattato con Friedkin in questi giorni?
"No".
Quando è stato contattato? Il ruolo dirigenziale era già stato proposto o è stata una sua richiesta?
"Florent mi ha chiamato lunedì mattina e mi ha detto che voleva parlare con me. Perciò è venuto a casa mia e mi ha detto che il presidente voleva vedermi a Londra, e in pochissimo tempo abbiamo preparato il volo. Si è deciso così: allenatore, dirigente, persona vicina al presidente e a Florent per cercare di fare tutti insieme il meglio della Roma".
Lo fa giocare Hummels?
"Mi sono andato a vedere un po' di partite, ho visto la finale tra Dortmund e Real, la semifinale contro il Psg in cui ha fatto un gol incredibile. Perché non deve giocare questo ragazzo? Ha una certa età, ma vedremo: io scelgo chi mi fa vincere. Al di là del sistema. Poi posso sbagliare, l'allenatore bravo è quello che sbaglia di meno".
Di fianco a Ranieri, c'era anche Florent Ghisolfi, queste le sue parole:
La sensazione da fuori è che abbia insistito lei per l'arrivo di Ranieri. Può dirci se è stata una sua scelta?
"Questa è stata una scelta importante, presa nella collettività, quindi anche con i Friedkin".
Cosa avete chiesto a Ranieri?
"Di fare il possibile, perché arriva in un momento difficile. Si tratterà di farci rimontare in classifica".
Cosa l'ha convinta nella trattativa a scegliere Ranieri?
"Principalmente l'insieme. Lui è un uomo di grande umanità, conosce la Roma. Poi serve avere a mente il progetto, infatti si fermerà con noi questi mesi poi passerà all'altro comparto dirigenziale, quindi ha una visione che si sposa bene con il progetto".
Ha già avuto richieste sul mercato dal tecnico?
Prende la parola Ranieri: "Rispondo io: no! Fatemi conoscere prima: un conto è quando sei fuori, e poi quando tocchi con mano quello che ti può dare un calciatore. La Roma ha preso tanti giovani validi, ma i giovani vanno inseriti in una squadra compatta. Qui invece è cambiato l'allenatore, ora ne arriva un altro, allora vediamo quelli che sono bravi da qui a gennaio. Poi se ci sarà l'opportunità, e sono sicuro che ci sarà, di prendere qualcuno, la coglieremo. Non ci sono giocatori che giocano contro l'allenatore: ci sono allenatori che trovano le chiavi di entrata del calciatore che dà allora il 100%. Ci sono allenatori e giocatori che non si trovano e magari ti danno l'80%. Alla Roma i giocatori devono dare il 110%, altrimenti escono dal campo. Ho letto le critiche fatte ad alcuni giocatori importanti, ma io li vedevo, correvano come matti. Non fate epsressioni, si impegnavano, correvano, forse male, ma il cuore ce l'hanno messo sempre. Io ne voglio di più ovviamente, però loro hanno dato il massimo, e non possiamo permetterci di fischiarli durante la partita. Poi a fine gara vengo io e mi fischiate. I calciatori devono caricare il pubblico, e il pubblico viceversa, almeno nei 90'".
Continua Ghisolfi: "Confermo tutto. Adesso è arrivato, ha avuto modo di parlare con i giocatori e di vedere come andranno le cose, poi si vedrà".
Vedendo il comunicato, non c'è troppo l'accento sul futuro, quando invece è centrale questa stagione?
Interviene Ranieri: "No, è super centrale. Io sono un allenatore, l'ho sempre fatto con visioni lungimiranti. Non è il primo presidente che mi chiede di fare questo. Ho sempre detto che non volevo parlare di soldi, io volevo solo poter dire ciò che mi serve e che non mi serve. Io sono un allenatore, che poi nei momenti di concentrazione si guardi tutto l'insieme è un altro discorso. Mi scuso con Florent se ho parlato io".
Continua Ghisolfi: "Esattamente come già detto, rientra come parte centrale di un progetto, in cui si è inserio adesso. Si tratta di due fasi, adesso come mister, poi come parte integrante del progetto".
Nelle discussioni con l'allenatore si è trattato il tema Dybala?
A gamba tesa, anticipa tutti il tecnico: "Domanda di campo, scusa Florent, ma parlo io! Questa è la prima cosa che ho chiesto al presidente (Ghisolfi conferma: "Dice il vero!", ndr): "Presidente, sul caso Dybala, sia chiaro che faccio come mi pare. Non voglio sapere se ci sono clausole. Una volta ho avuto un presidente che mi disse che sarei andato a casa se avessi fatto giocare un mio calciatore. Io gli dissi: "Se lei lo mette fuori rosa, lei è il presidente, dichiara che non deve più giocare e io devo accettare. Ma se il calciatore è in rosa scelgo io chi gioca". Lui sapete come mi rispose: "Se tu lo fai giocare, vai a casa". Lui giocò, e io andai a casa, ma allo specchio continuo a guardarmi. Perciò ho incontrato Friedkin e gli ho raccontato questo fatto. Voi mi vedete sempre col sorriso, ma io mi arrabbio, e sapete che quando lo faccio parlo romano e faccio saltare i tavoli. Con voi sono tutto rose e fiori, ma coi presidenti parlo in faccia, perciò gli ho detto che non so se quanto si dice sulla clausola di Dybala è vero o no, ma scelgo io chi voglio. Qual è stata la rispostadi Friedkin? Positiva, sennò mica mi prendeva, mi mandava a casa! Poi dal punto di vista fisico parlerò con il ragazzo. Io sono gelosissimo dei miei calciatori, non voglio offenderli, ma si vede che quando sta bene è di un'altra categoria. Magari potesse giocare sempre, ma non potrà. Io ancora non ci ho parlato bene, gli ho chiesto solo se si ricordava che una volta con la Sampdoria fecere due gol, lui e Ronaldo strepitosi. A fine primo tempo gli feci i complimenti e se ne è ricordato. Lui da me avrà la mia massima considerazione. Poi starò lì a decidere quanto potrà giocare: per me lui giocherebbe 90' tutte le partite. Poi è da vedere se potrà farlo: se potrà io non lo levo di certo".
Ci sono stati dei "no" da altri tecnici prima di scegliere Ranieri?
"Claudio è stata la nostra priorità da subito (Interviene Ranieri: "Che vuoi che ti dica? Guai se dice il contrario!", ndr).
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