E sul fatto che possa arrivare un altro esterno?
“Abbiamo due esterni oltre a Paulo e Matias, che sono Zale e Stephan. Vediamo che succederà nei prossimi giorni. Abbiamo Joao, che è un giocatore dal futuro assicurato al 100%, capiremo cosa fare anche con lui. Abbiamo Balda che gioca un po’ più dentro, lo sto vedendo bene da mezzala, continua a piacermi come gioca più dentro al campo. Vedremo che succederà, come succede nelle altre squadre. Per comprare altri giocatori, devi far spazio. A volte numerico, a volte anche a livello economico. Come è successo che la Juventus ha dovuto vendere Soulé per comprarne altri… Dalla prossima settimana non vi dirò più “vedremo”, non ci sarà più tempo. E saremo più consapevoli di chi siamo. Il problema sta a monte. Nella gestione del calciomercato che imbastardisce le prime giornate, che rovina le prime giornate, che confonde, che imbastardisce il mercato stesso, perché nelle prime partite c’è chi gioca sul mercato, chi forza alcuni giocatori per via del mercato con alcune soluzioni tattiche. È un casino, le prime settimane sono un casino. Basterebbe mettersi d’accordo, basterebbe rendersi conto che può finire due settimane prima, senza stravolgere nulla. Non penso che possano esserci allenatori, direttori sportivi, presidenti che possano dirsi contrari a questa proposta perché non è un problema per me, ma infastidisce tutti quanti”.
Sempre in ottica mercato, lei – in sinergia con la società – avete pensato di rendere alcuni giocatori indisponibili perché in uscita o sono tutti a disposizione? E su Karsdorp: perché è fuori rosa?
“No, la società non mi ha mai chiesto di mettere in disparte nessuno. Non lo faremo domenica. Teniamo fuori dagli allenamenti, o dalle partite, quelli che sappiamo partiranno, salvo poi ripensamenti. Ci limitiamo a fare questo, per evitare che un affare già chiuso si complichi per un infortunio durante l’allenamento. Non ho mai ricevuto indicazioni in merito. Per quello che riguarda i giocatori che poi sono rientrati e sono riusciti, se lo sono meritato sul campo per il lavoro, per l’atteggiamento. I vari Belotti, che poi non è tornato. Solbakken, Ebrima prima… Questi ragazzi meritavano di essere allenati e trattati bene. Anche perché c’è poi l’aspetto tecnico che va di pari passo. A volte puoi essere colpito da un giocatore che non hai mai allenato. Non nego che Ola e Marash abbiano fatto un precampionato eccezionale, è ovvio che avrebbero avuto poco spazio qui ed è stato meglio così. Per quanto riguarda Rick, non faceva parte dei miei piani. Non credo che questa cosa cambierà. Anzi, per me non cambierà. Ci sono poi discorsi societari che sono un tutt’uno con le mie decisioni e mi hanno assecondato. Rick è un mio ex compagno di squadra, è un mio amico, però per mille ragioni non era giusto che continuasse con noi, mi auguro trovi spazio altrove perché è un buon giocatore e se lo merita”.
E se la società dovesse chiederle di reintegrarlo?
“Aridaje, no. Se la società mi chiedesse di allenarlo nella rosa, io lo allenerò perché non ha fatto niente di osceno, niente di clamorosamente grave, ma piccoli fattori sia tattici che tecnici, che comportamentali, mi hanno portato a prendere questa decisione, di cui mi prendo tutta la responsabilità. Sono stato assecondato, come sempre dalla società e abbiamo fatto una scelta così. Vediamo che succederà. È una scelta che riguarda la società. È un buon giocatore e si merita di andare a giocare”.
Riguardo la questione Dybala, le è stato chiesto di gestire la questione presenze-rinnovo automatico? Ne ha parlato con la società?
“Io faccio l’allenatore. Paulo verrà gestito da un allenatore e dalla società. Io non posso stare a pensare a clausole, a non clausole. Ho letto qualcosa, non so nemmeno se è vero, però siamo d’accordo che Paulo è rimasto un nostro giocatore, un nostro giocatore importante e verrà trattato come tale, come tutti gli altri”.
Mi ricollego a questa domanda su Dybala: nella sua valutazione del giocatore è cambiato qualcosa?
“Paulo sa cosa penso, perché prima che tutto questo uscisse fuori, noi abbiamo parlato diverse volte, ci siamo confrontati sulle sue idee, sulle mie, su cosa volevo fare io con lui, su quello che mi era piaciuto, su quello che non mi era piaciuto. Perché questa cosa mi piace, di parlare in faccia alla gente, l’ho sempre fatto da compagno di squadra. Andavo a dire quello che pensavo ai compagni e agli allenatori. Non è detto che io abbia sempre ragione, però sto a posto perché se poi vengono a sapere qualcosa di rinterzo, come si dice, significa che non ero stato chiaro. Invece mi piace essere chiaro con i miei giocatori, con Paulo, con tutti quanti. Posso cambiare idea a volte, può succedere, ma quando dicevo ‘sa cosa penso’, dicevo che ‘sa cosa penso’ riguardo a quella decisione. Non è cascato dal pero, non è cascato dalle nuvole: abbiamo parlato diverse volte, io del mio punto di vista e lui diverse volte del suo”.
C’è un’idea di gestirlo diversamente sul piano fisico o sarà un protagonista come lo è stato negli anni scorsi?
“Per me sono tutti protagonisti. In base alla sua condizione fisica lo gestirò, come gestirò tutti gli altri: se non staranno bene, se non staranno in forma, se non si alleneranno bene. Da inizio ritiro, non ha saltato un allenamento, a parte quando si doveva sposare. E ha spinto sempre forte. Da quel punto di vista sia io, sia la società eravamo consapevoli che si stava allenando molto bene. Dunque, lo gestiremo come gestiremo gli altri. Come potrebbe essere in base all’avversario, in base alla partita, alla difficoltà, o alla struttura tattica dell’avversario, o alla partita che pensiamo di trovarci di fronte. Sarà una gestione normale, come con tutti i giocatori. Per voi farà più rumore quando sarà in panchina, perché stiamo parlando di un campione. Ma per me è inevitabile che possa scegliere cosa sia giusto in base alla partita successiva. Tutto viene fatto per il meglio della Roma”.
Perché questo ritardo nell’acquisto di un terzino destro? Al momento in rosa ci sono Celik e Sangaré, sul quale le chiedo una valutazione. Si sta aspettando un titolare o uno che si giochi il posto con Celik?
“Celik ha fatto il titolare nelle partite più entusiasmanti nella mia parte di stagione. È un calciatore che gioca in nazionale, ha vinto il campionato francese con il Lille qualche anno fa. Lo rispetto tantissimo come ragazzo e come calciatore. Se arriverà un altro calciatore, si giocherà il posto con Celik, altrimenti avremo Buba che è un giocatore dal futuro assicurato al 100%, ma è ancora un 2007. Dovremo gestire il suo inserimento proprio per non forzarlo troppo. Lui resta in rosa con noi senza discussioni, questo è il mio desiderio, e credo che sia anche il desiderio di Buba, pur sapendo che volevamo prendere un altro giocatore e probabilmente lo prenderemo”.
Soulé può giocare da mancino a sinistra nel tuo 4-3-3? E un’altra cosa: domani vedremo in mezzo al campo – con il ritorno di Paredes – Cristante o Le Fée?
“Mi convince, Matias, mi convince. Mi piacciono più i calciatori che giocano a piede invertito, per mille motivi. Ma ci sono giocatori molto forti, che hanno giocato aperti, con il piede forte sulla fascia di competenza, hanno fatto molto bene e creato scompiglio nelle difese avversarie. Lui l’ha fatto meno spesso, dovremo lavorarci un po’ su, ma in quei 20 minuti che abbiamo giocato a Cagliari, nell’azione più pericolosa nostra - il cross di Paulo per Artem - c’era un cambio di gioco di Soulé. È ovvio che lui alcune cose non le potrà fare - rientrare dentro e tirare col sinistro potrebbe essere più complicato - ma potrà farne tante altre. Magari gestiremo gli interventi in area anche in funzione del fatto che da quella parte potremmo avere un mancino. Ma sono una serie di ‘se’, vedremo quello che succederà. Per quanto riguarda il centrocampo, con il rientro di Paredes bisogna vedere se gioca Paredes. Se gioca Paredes, la mezzala la sceglierò anche in base alle caratteristiche di Paredes, ma nulla esclude che possano giocare Bryan o Enzo, o Baldanzi, o Bove, o Pisilli o altri. Ne abbiamo diverse di mezzali in questo momento. Bryan ci dà quella fisicità diversa”.
I giocatori che sono arrivati dal mercato come vengono valutati e presi? Sono farina del suo sacco, farina del sacco di Ghisolfi? Per esempio Le Fée, Dahl e Sangaré…
“Sono colpi di Florent, io non li conoscevo e mi vengono fatti vedere. Io do il mio parere sia tecnico, sia sul fatto che possano essere complementari nella rosa con gli altri giocatori. Ovviamente, io ho una conoscenza di giocatori limitata rispetto a un direttore sportivo. Ne conosco tanti, ma un direttore sportivo, che ha scout e contatti, che lavora da tanti, tanti anni, ne conosce molti di più, quindi sono tutti giocatori che mi sono stati segnalati da Florent. Io conoscevo Soulé, conoscevo Dovbyk, questi qui un po’ più famosi: l’abilità del direttore sportivo sta proprio in questo: nel fatto di conoscere questi talenti, e magari di farne dei grandi colpi per la Roma del futuro”.
E delle sue segnalazioni sui giocatori, quanti ne mancano?
“Io non sto capendo bene la domanda, comunque il direttore sportivo fa 20 nomi per ruolo, magari, 15 nomi per ruolo, poi insieme si decide: ‘Mi piace questo, costa troppo; mi piace quest’altro, ci ha detto di no; oppure, mi piace questo, sì, vuole venire, lo andiamo a prendere’. Si fa una scrematura normale. A volte riesci a prendere il primo obiettivo, a volte il secondo, a volte cambi idea in corsa: è una gestione normale. Ma questi nomi che ha fatto lui sono passati sotto i miei occhi e li ho ritenuto dei giocatori forti”.