Conferenze Stampa

VIDEO - De Rossi: "Non ci sono indisponibili, Dybala parte con noi"

Il tecnico alla vigilia di Cagliari-Roma: "Dovremo essere bravi a mettere Soulé a suo agio. Insulti sui social? Dispiace, spero sempre di essere amato"

PUBBLICATO DA La Redazione
17 Agosto 2024 - 14:52

Domani la Roma scende in campo all'Unipol Domus per affrontare il Cagliari nella prima giornata di Serie A. Alla vigilia dell'esordio, Daniele De Rossi ha parlato in conferenza stampa. Di seguito le dichiarazioni del tecnico giallorosso: 

Ci sono degli indisponibili per domani e come sarà gestita la vicenda Dybala?
"Non ci sono indisponibili, Paredes giocherà con la Primavera perché è squalificato e ha bisogno di minuti. Siamo contenti di avere questo sostegno dalla Primavera, Paredes giocherà un numero di minuti prestabilito. Dybala? Abbiamo sentito che c'è qualcosa, ma Paulo sta con noi. Tutti i giocatori hanno delle situazioni aperte di mercato, ma Dybala viene con noi, non ci sono problemi ed è convocato".

Prima stagione dall'inizio da allenatore della Roma: quali sono le tue ambizioni e i tuoi sogni?
"Ho le speranze di tutti gli allenatori, spero di continuare a vedere entusiasmo e dedizione al lavoro. Nella prima fase c'erano ragazzi giovani, nell'ultima parte tutto bene, è stata fantastica. Sappiamo che non saranno gli stessi il 2 settembre, è così per tutti, il sogno è di riuscire a riportare questa squadra il più in alto possibile".

L'allenatore De Rossi come valuta l'eventuale perdita di Dybala? Da tifoso come si fa a digerire un'eventuale partenza così importante?
"Io non sono più un tifoso, anche se lo sarò sempre. Cerco di trattare con delicatezza argomenti che per i tifosi sono vitali. Forse solo uno più di me può sapere cosa significa essere legati a un popolo. Da allenatore: non posso commentare dei voci, delle chiacchiere, non sono stato parte in causa delle discussioni. Poi ne parlerà Paulo che per me era e resta un giocatore forte. Io quello che dovevo dire l'ho detto alla società e a Dybala, poi non posso più andare oltre. Qui alla Roma nessuno è più importante della Roma, questo è un concetto che non deve essere travisato. Io non ho nessun altro interesse, voglio solo fare la squadra forte perché è l'unica cosa che salva gli allenatori. Io solo quello voglio, se qualcuno ha piacere a buttarla su altri temi mi dovrebbero conoscere. Io voglio che quando la lascerò sarà più forte e in una posizione migliore".

Nell'ottica di un'eventuale cessione di Dybala, come si è inserito Soulé? Come lo valuta e qual è il tasso di pericolosità?
"Il tasso di pericolosità lo dice quello che ha fatto l'anno scorso. A volte ci limitiamo a valutare il fatto che abbia giocato in una retrocessa. Si tratta di un giocatore che in 5-6 statistiche è uno dei primi tra gli Under 23. Assist, passaggi chiave... Dovremo essere bravi a metterlo a suo agio. Ma voglio parlare anche degli altri ragazzi che si sono messi a disposizione; una menzione anche ai ragazzi che c'erano lo scorso anno, che magari hanno avuto meno spazio e stanno tenendo alto il livello della squadra".

Lei ha detto: "Voglio avere una squadra più forte". Come si concilia la perdita di quello che probabilmente è il più forte giocatore italiano con l'avere la squadra più forte? E poi, lei ha utilizzato il termine delicatezza, facendo capire che lei non vorrebbe parlare di queste cose. Il suo predecessore ha cominciato a lamentare l'assenza di un personaggio mediatico che parlasse di queste cose: non avverte l'assenza di un personaggio che possa farlo al posto suo?
"In questo momento neanche un dirigente può parlare di queste cose. Sono voci, poco più di voci. Magari il 2 settembre ne parlerò io, ne parlerà il giocatore. Non è che non voglio parlarne perché è un tabù o perché ho paura di parlarne; in questa fase non bisogna parlarne. Anche Paulo farebbe fatica a parlarne. Io non ho bisogno di qualcuno che parli di determinate cose: vorrei parlare di meno, mi conoscete. Quando ero giocatore facevo una conferenza all'anno e mi vedevate alla fine della partita se ero stato il migliore in campo o se avevamo perso. Erano quelle le circostanze in cui parlavo. Oggi la conferenza è più succulenta, ma di solito le conferenze sono spesso inutili, perché facciamo molta pretattica. Non c'è bisogno di una figura comunicativa. Se mi dici: 'Domani entra una figura che parla di queste cose, in modo tale che tu possa parlare di meno', allora dico: 'Perfetto'. C'è una squadra che 24 mesi fa ha venduto Fabian Ruiz, Koulibaly, Insigne e Mertens: sono 4 giocatori, probabilmente nessuno più forte di Paulo; ma alla fine il Napoli ha vinto lo Scudetto. A volte le squadre si ricostruiscono anche perdendo pezzi forti".

Rispetto al mercato: ha percepito da parte dei presidenti una voglia di consenso popolare? Penso al non-acquisto di Leonardo Bonucci...
"Il discorso Bonucci si lega più alla delicatezza di una società, di un allenatore. Un giocatore può avere un certo valore per i tifosi. Ho fatto spesso e volentieri scelte mie. Loro analizzano i giocatori, li guardano; ma alla fine il tecnico fa le scelte, come in tutte le altre squadre. Qui ci lasciano carta bianca, fermo restando che molti obiettivi non si possono prendere. Il consenso popolare non l'ho percepito. Ero più contento qualche giorno fa quando non prendevo insulti sui social... Ma abbiamo un lavoro da fare e io, per quanto mi riguarda, ho convinzioni tecniche".

Pochi giorni fa ha detto che c'erano ancora cose da fare. Dove ancora si potrà investire?
"Ieri ho fatto un discorso alla squadra. Ho detto: 'So che il momento è delicato, qualcuno può essere distratto e attirato da altre discussioni. Per favore, pensiamo al Cagliari, e prepariamo questa settimana come se fosse ottobre'. Se io parlo due ore di mercato in conferenza, faccio il contrario di quello che ho detto a loro di fare. E non è giusto dire qui il ruolo da puntellare. Credo che sia giusto dirlo nelle sedi opportune; alla società; al giocatore che deve sapere e prepararsi. Cerco sempre di parlare prima al giocatore. Se ne parlo e quella caratteristica o quel giocatore non arriva, allora vuol dire che il giocatore che rimane non è ben voluto... Avere questa etichetta addosso non è un buon inizio".

Sulla reazione social: quanto è rimasto colpito? Lei è l'allenatore della Roma ma c'è una storia d'amore con questa maglia, forse si è andati un po' oltre... Su Dovbyk: vedremo una Roma che giocherà diversamente rispetto a quando c'era Lukaku?
"Le caratteristiche di Dovbyk non sono così tanto distanti da quelle di Lukaku. Ci sono anni di esperienza alle spalle ma non cambiamo completamente tipo di giocatore. Abbiamo preso un finalizzatore che attacca benissimo lo spazio, molto veloce, forte, abbastanza pulito nei controlli e decisivo nell'area. Le consegne sono quelle, poi ogni partita ha una strategia diversa. Stiamo cercando di non dargli troppe indicazioni: mi sono accorto di aver detto troppe cose ai nuovi nella prima parte del ritiro. Abbiamo giocatori molto intelligenti. Le Fée, nei primi giorni, voleva fare cose buone per la squadra e spesso dimenticava dove si trovava il pallone. La questione social? Do poco peso ai social. La maniera di parlare e di reagire è diventata un modo di fare quotidiano. Anche se nel quotidiano nessuno andrebbe in giro per strada ad augurare cose brutte a chi ha venduto un giocatore. Sono cose che danno fastidio: 100 messaggi sono tanti, ma in confronto a tutti i romanisti sono pochi. Ogni tanto apri anche la foto di chi ti ha scritto un determinato messaggio... Spesso si tratta di quattordicenni, quindicenni, e si lascia correre. Dispiace, spero sempre di essere amato. Sapevo che il rapporto si potesse incrinare quando sono venuto qui. Di base non sono mai stato coccolato come mi è successo con i tifosi della Roma. Sappiamo farci voler bene e volere bene, ma sappiamo anche odiare. Non penso che sia cambiato qualcosa con i romanisti. Magari qualche risultato buono aiuterà a riportare il sereno".

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