Mourinho: "Pellegrini vicino al rinnovo. Niente turnover con il Sassuolo"
L'allenatore della Roma: "Non c'è soluzione al problema delle nazionali. Tranne Vina sono tutti a disposizione, anche Smalling. Ibanez può fare il terzino in caso di necessità"
Il tecnico della Roma Josè Mourinho ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida con il Sassuolo. Ecco le sue parole.
Il rapporto tra nazionali e club è antico ma è tornato all'ordine del giorno. In Spagna si sono rinviate le partite. Qual è la sua idea?
"Non ho un'idea. Sì è un problema da tanti anni ma è anche difficile trovare una soluzione. Ci sono interessi diversi tra club e nazionali e tra le diverse istituzioni. Io ho già deciso di non perdere focus a pensare a una soluzione o a cose che non posso controllare. Nel nostro caso non è facile accettare che un giocatore ha giocato giovedì a mezzanotte (Vina, ndr) e che arriva a Roma sabato mattina, però siamo fortunati ad averne solo uno, ci sono club in situazioni più complicate. Ho deciso di non piangere e non essere negativo, non c'è niente da fare".
Complimenti per le 1000 panchine. A che punto è Zaniolo, se lo aspettava già a questo livello?
"Grazie per i complimenti, ringrazio la LMA inglese per avermi inserito nel Club 1000 della loro Hall of Fame e ringrazio Ferguson per le parole. Ringrazio anche Dionisi per le parole, ho molto rispetto per lui e per la nuova generazione di allenatori. Zaniolo: il club è stato cauto lo scorso anno perché si parlava di un suo rientro a fine stagione, lui con maturità ha aspettato. Quando è tornato con noi non è rientrato subito con la squadra, io non potevo venire prima del 1 luglio in Italia ma qualche settimana prima del mio arrivo un mio collaboratore è venuto qui per allenare Zaniolo. Si è allenato bene, ha fatto bene in pre-stagione e in questo momento è in fiducia con il suo corpo, sta bene e sente la fiducia di chi lavora con lui. Per lui è una buona cosa avere un nuovo Carles Perez, quest'anno si vede un Perez fiducioso. Avere nello stesso ruolo Perez e Zaniolo è una buona cosa. Zaniolo falso nove? Quello che decide il ct Mancini va bene".
Zaniolo le ricorda qualche giocatore del passato?
"Quando si fanno paragoni si pensa a Zaniolo pre-infortunio, ma ora bisogna pensare che Zaniolo ha due anni in più, ha più maturità. Ha ancora spazio per crescere, sarei un allenatore scarso se non riuscissi a dare qualcosa a un giocatore di 22 anni. Può ancora imparare a giocare in modo diverso, deve migliorare nel modo di stare in campo, ma sta imparando bene, è super professionale. Prima di arrivare leggevo che veniva definito poco responsabile e maturo, dico che è il contrario: anche il rosso che ha preso con la Fiorentina non è un rosso stupido, è un rosso di chi vuole aiutare la squadra, fare una transizione difensiva per la squadra. Paragoni? Mi piace farli di solito, ma non ce ne sono molti col suo potenziale tecnico e fisico".
Si aspettava questo impatto di Abraham? Pellegrini ha ascoltato il suo consiglio di firmare il rinnovo?
"Pellegrini ogni giorno che passa è più vicino a firmare, io lo voglio tanto, il club lo vuole tanto, lui vuole rimanere. La situazione è vicinissima a finire bene. Se il suo procuratore non decide, vi do l'indirizzo del procuratore, lo mettete sul giornale e invitiamo i tifosi ad andare a casa sua (ride,ndr). Pellegrini vuole essere con noi e far parte del nostro progetto. All'inizio dovevo capire delle cose, imparare a conoscere i giocatori e il gruppo. Anche quando Dzeko era qui non ho voluto decidere chi fosse il capitano, dovevo capire il gruppo. Pellegrini è il nostro capitano, Mancini il secondo e Cristante il terzo. Il nostro capitano deve essere per oggi e per domani, per questo non ho mai detto che Pellegrini era il nostro capitano, ma sono tanto sicuro che firmerà che dico che Pellegrini è e sarà il capitano. Abraham me lo aspettavo così come giocatore, anche se c'è sempre un dubbio quando si tratta di un giocatore che nasce e cresce sempre in Inghilterra e deve adattarsi. Non ho alcun dubbio. Non è solo adatto, ma gli piace tanto. Già perfettamente integrato nella squadra, non solo calcistico ma anche umano. Ha i suoi amici. Ha una vita qui e una vita fuori con loro. Sono molto contento."
Cosa pensa del mondiale ogni due anni?
"Ci penserò quando allenerò un giorno una nazionale, quando avrò 80 anni mi rifarai la domanda".
Mourinho è un po' cambiato. Questa nuova generazione di allenatore ha suggerito qualcosa?
"Non loro. Io sono diverso, come tutti noi lo siamo. Anche tu lo sarai, magari avevi più capelli prima (ride, ndr). E' un'evoluzione naturale delle cose. C'è una cosa troppo ovvia che sono i mezzi che abbiamo per l'analisi di gioco. Per forza arrivano dei cambi nelle idee. Io ho fatto l'analyst al Porto, al Barcellona e anche quando stavo con mio padre. Dovevo andare allo Stadio con fogli e penna. Così si faceva. Dopo si tornava a casa e magari se avevi un video dovevi mettere un VHS e riportavi tutto. Se fai un paragone con oggi a livello di analisi è un cambio tutto diverso. Questo implica i cambi di lavoro e di capire le cose. Non dico che oggi sia più facile, ma è diverso. Quando tu hai tante informazioni devi essere anche bravo a selezionarle e più bravo a fare la differenza tra l'informazione buona per te e quella che deve arrivare ai giocatori. Ieri una riunione di 8 minuti e anche oggi. Io col mio staff 8 ore martedì, 8 mercoledì e 8 giovedì. Il calcio è totalmente cambiato a questo livello. Se ci fermiamo sbagliamo".
Il mercato finalmente è chiuso. Lei più volte ha ricordato la forza dei numeri, i distacchi avuti dalla Roma dalla vetta e dal quarto posto. Sono numeri anche la perdita della Juve di Ronaldo, dell'Inter di Lukaku e del Milan di Donnarumma. Lei si sente di dire che il distacco tra Roma e queste squadre è calato?
"Abbiamo giocato due partite, non due. Dopo due gare la distanza con l'Inter non è 29 punti, ma un gol. L'anno scorso eravamo dietro alla Juve di 16 punti, oggi siamo a +5, ma non significano niente. Non mi preoccupa quello che fanno gli altri, non siamo nel momento di pensare agli altri, pensiamo a noi. Magari a gennaio è il momento di vedere dove siamo noi, cosa abbiamo fatto noi e dove sono gli altri. Ora non possiamo né dobbiamo pensare ad altro che non sia giocare la prossima e pensare alla prossima. Noi non siamo ancora una squadra definita come la Juventus, siamo in crescita. Se la gente è contenta anche io sono contento, ma una cosa è essere contenti e pensare di essere una squadra fantastica, un'altra è quella che dice uno che ha giocato 999 partite, ovvero che siamo contenti ma dobbiamo stare tranquilli".
Come stanno Mancini, Zaniolo e Pellegrini?
"Bene, tutti bene. Anche Smalling. Hanno tutti recuperato, si allenano normalmente e sono a disposizione. L'unico poverino è Vina".
Ha pensato a un turnover? C'è un'alternativa a Karsdorp oltre a Reynolds?
"Non ci ho ancora pensato, capisco che ci aspettano sette partite in pochi giorni, ma non ho pensato neanche alla seconda, ho pensato solo a domani. Domani non c'è turnover, giocheremo con quelli che penso siano i migliori e basta. Però ad esempio se un giorno gioca Perez non è turnover, è opzione. Quando hai giocatori diversi per più posizioni è così. Oltre a Reynolds può giocare Ibanez, non ovviamente terzino offensivo come Karsdorp, ma può fare il terzino di stabilità. Lo abbiamo provato in pre-stagione e può farlo".
Sul concetto di esperienza: aveva chiesto esperienza in panchina ma non è arrivato nulla. Questa esperienza può trovarla tra i giocatori a disposizione, dal mercato di gennaio o non serve più?
"La cosa più importante è che io, Pinto e la proprietà siamo d'accordo. Siamo tutti d'accordo. Ci sono delle cicrostanze di cui non bisogna parlare dettagliatamente in cui questo non è possibile. L'esperienza non si compra, in questo momento si costruisce. Non possiamo avere nessuno fino a giocare. L'esperienza ora è Reynolds, Zalewski, Bove, Calafiori. Anche per loro è modo di crescere. Se paragoniamo la rosa con quelle dei club ai vertici della classifica c'è una differenza significativa, ma non ne voglio parlare. Mi fido dei giovani, se devono giocare devono giocare. Vediamo che succede a gennaio".
La preoccupa di più il recupero dei nazionali o far ritrovare la concentrazione in poco tempo per una sfida difficile?
"Nessuno mi ha fatto una domanda sul Sassuolo, devo parlarne io. Si tratta di una squadra molto difficile, non solo per i risultati della Roma contro il Sassuolo negli ultimi anni, ma per il loro modo di giocare. Dovremo giocare molto bene per vincere, giocheranno i migliori. Non penso alla Conference League o all'accumulo di partite. Cristante e Micki hanno giocato 90' due giorni fa: vedremo oggi ma mi sembra che stiano bene, Pellegrini, Mancini e Zaniolo hanno recuperato. Cerchiamo di vincere".
Come definirebbe in una sola parola i tifosi romanisti?
"Appassionati, è facile".
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