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La rabbia di Spinazzola per l'affare saltato con l'Inter per dubbi inventati

La sfida di stasera: nella finestra invernale l’Inter lo voleva per Politano. E lo spacciò per fragile, per tirarsi indietro dallo scambio

PUBBLICATO DA Francesco Oddi
19 Luglio 2020 - 14:32

Non sembra una partita per ex, questo Roma-Inter: Davide Santon, che dopo un'eccellente esordio proprio contro la Roma in Coppa Italia venne incautamente definito "nuovo Facchetti" da Mourinho, è infortunato, e non gioca dal primo marzo (quando fece giusto 6'), Juan Jesus dal 25 settembre, e dopo il lockdown non trova più posto neppure in panchina, Zaniolo rimarrà fuori dalla gara per un risentimento al polpaccio, dopo un finale di partita col Verona in cui Mancini lo ha accusato di avere atteggiamenti sbagliati, con Fonseca che si è schierato dalla parte del difensore. L'Inter non ha ex giallorossi: pur di non avere Nainggolan lo ha prestato gratis al Cagliari, pagando anche buona parte dell'ingaggio. Quello che se la passa meglio è l'ex mancato, Leonardo Spinazzola, che mercoledì 15 gennaio era a Milano per sostenere le visite mediche con l'Inter. Superate senza problemi, ma il club nerazzurro chiese alla Roma di sottoporlo ad altri test, per valutare non l'integrità, ma la tenuta fisica: richiesta irrituale, che nasceva in realtà da qualche dubbio sullo scambio alla pari con Politano, un doppio prestito con obbligo di riscatto, impostato da Ausilio, che Beppe Marotta avrebbe voluto trasformare in diritto, tenendosi la facoltà di rimandare indietro il giocatore a fine anno. La Roma ha detto no ai test supplementari, capendo che sarebbero stati il pretesto per far saltare tutto, con un danno d'immagine ben maggiore, specialmente per l'ex laterale della Juve: con quel rifiuto lo scambio non è andato in porto. Politano, romano e romanista, ci è rimasto malissimo perché sognava di giocare all'Olimpico sin da quando, bambino, era stato portato a Trigoria da Bruno Conti, Spinazzola pure, perché si è sentito preso in giro dalla dirigenza nerazzurra, e dipinto come un giocatore non in piena efficienza fisica. Per lui, che di problemi ne ha avuti tanti negli anni passati - mai più di 30 presenze in A, 18 con l'Atalanta nel 2017-18, 10 con la Juventus nella scorsa stagione - quello è decisamente un nervo scoperto. Fonseca ha puntato sulla sua rabbia: venerdì 17, dopo due giorni di attesa vana, ha lasciato Milano per tornare a Roma, il 18 è partito con la squadra per Genova, il 19 è partito titolare contro i rossoblù, nonostante gli allenamenti saltati per andare a firmare il contratto che non gli è più stato messo davanti. E a Marassi ha sfoderato una prestazione da migliore in campo, sfogandosi a fine gara: «Sono un Nazionale che ha giocato in squadre come Juventus e Atalanta e ora sto alla Roma. Mi sembra una follia dire che sono rotto, difettoso. Sono commenti fatti da incompetenti, che hanno fatto sì che tornassi con un bel carico di rabbia addosso». Quella stessa rabbia che metterà in campo oggi: ha giocato da titolare tre delle ultime 4, riposando solo contro il derelitto Brescia, e servendo a Dzeko l'assist del 2-0 contro il Verona. E l'esperimento, per ora positivo, di Kolarov centrale di sinistra gli apre ulteriori spazi: il titolare a sinistra ora è lui. E davanti, spesso si trova Carles Perez, arrivato dopo che è sfumato Politano: sarebbe stato un semisconosciuto in Italia, senza quel gol all'esordio in Champions League, con la maglia del Barcellona, proprio contro l'avversario di stasera.

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