Canovi: "Guardiola-Juve? Fake news. Gattuso ha fatto bene"
L'intervista allo storico procuratore e operatore di mercato: "I bianconeri si affideranno a chi si libererà prima tra Pochettino e Maurizio Sarri"
La separazione consensuale tra Gattuso e il Milan ha spostato un altro tassello nel delicato domino degli allenatori. Il club rossonero si è così iscritto ad un valzer internazionale che coinvolge anche allenatori molto importanti. «Sinceramente, non comprendo la scelta milanista», esordisce l'avvocato Dario Canovi, storico procuratore e operatore di mercato. Dopo le dimissioni di Gattuso, il Milan potrebbe puntare ancora su un allenatore giovane come Simone Inzaghi?
«Potrebbe essere sicuramente un'idea che non escluderei a priori perché in questo momento non mi pare che il rapporto tra l'allenatore e Lotito siano idilliaci, quindi è una pista possibile. Confesso però che non capisco perché abbiano lasciato andar via Gattuso perché ritengo che abbia fatto un gran lavoro. Questo è il calcio».
Inzaghi al Milan e Mihajlovic alla Lazio?
«Sempre che non rimanga a Bologna. Un allenatore non rischia di rimanere senza squadra se non ha già la certezza di avere una soluzione pronta. Chiaramente tra Lazio e Bologna preferisce la Lazio, ma deve essere certo che i biancocelesti ci siano e che i rossoblù lo aspettino. Senza certezze, non rischia di rimanere a spasso e deciderà di restare dov'è».
Dopo il quinquennio Allegri, la Juventus a chi si affiderà?
«A chi dei due riesce a liberarsi tra Pochettino e Sarri: sono loro gli obiettivi».
Ha mai creduto all'ipotesi Guardiola?
«No, è un allenatore che guadagna più di 20 milioni a stagione. Queste sono fake news, corbellerie, cacchiate. Non ci ho mai creduto e non ci crederei mai».
Solamente per l'aspetto economico?
«No. Guardiola sta nella migliore squadra del miglior campionato del mondo. In un club che è tra i più ricchi al mondo e che gli elargisce uno stipendio da nababbo. Ha vinto tutto quello che c'era da vincere a livello nazionale, con l'ipotesi di poter vincere anche la Champions il prossimo anno. Perché dovrebbe andare alla Juventus? Bisogna essere anche realistici, alla Juve non prenderebbe mai quei soldi ma ci sono anche altri motivi».
Ci spieghi meglio?
«La Serie A è a malapena il quarto campionato del mondo, se non addirittura il quinto. Germania, Inghilterra e Spagna sono già campionati economicamente più vantaggiosi e più interessanti, ma anche il campionato francese nei diritti internazionali televisivi è più pagato del nostro».
A proposito di Francia, il Psg ha ufficializzato il rinnovo di Tuchel. Un'opzione in meno per Allegri e Mourinho?
«Non è che ci sono tante squadre che possano pagare il salario che pretende Mourinho e che abbiano le sue stesse ambizioni. Non mi pare che ci siano grandi club disponibili. Alla Juve non ci va non perché non sia l'allenatore giusto per i bianconeri, ma per altri motivi. I rapporti tra gli juventini e il portoghese non sono mai stati idilliaci, soprattutto dopo il triplete. Ha lo stesso agente di Crisitano Ronaldo, ma non credo che questa abbia un peso per i tifosi. Non vedo tante grandi panchine libere, a meno di grandi sorprese dell'ultimo momento. Anche Valverde è stato di recente confermato dal presidente del Barcellona».
Allegri potrebbe andare al Tottenham se dovesse partire Pochettino?
«Per uno come lui, un'esperienza in Inghilterra sarebbe molto attrattiva, soprattutto in una società londinese. Non lo escluderei a priori, certo non è il club numero uno in Inghilterra perché ce ne sono almeno tre o quattro superiori, ma è una società di grande tradizione».
Con Antonio Conte, l'Inter diventa automaticamente l'anti Juve o ci vorrà del tempo?
«Ci vorrà sicuramente del tempo, perché non basta un allenatore per fare una squadra. Anche se io credo che la Juve possa avere dei problemi. Deve stare molto attenta sul mercato perché ha tanti giocatori "anziani" e secondo me ci sono ancora degli equivoci tecnici».
Quali?
«A mio avviso è difficile far convivere Dybala e Ronaldo, per cui credo che certe richieste e certe idee di Allegri fossero quelle giuste».
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