Quando Richarlison bussò alla porta di Trigoria
Nel 2017 il brasiliano fu offerto ai giallorossi per sette milioni di euro: Monchi disse no
Presente Richarlison? Sì, lui, il brasiliano che ha illuminato il Mondiale con la doppietta alla Serbia, in particolare con quella rovesciata per il secondo gol che è già diventata la copertina di Qatar 2022. Bene, anzi male, perché qualche anno fa poteva essere preso dalla Roma.
Ricostruiamo. Correva l’anno 2017, il ragazzo aveva venti anni, vestiva la maglia del Fluminense, non aveva ancora i capelli biondo platino, molti club europei gli avevano messo gli occhi addosso perché già aveva fatto vedere colpi da giocatore buono per l’Europa. Era il mese di luglio di quel 2017. Al citofono di Trigoria suonò un avvocato-procuratore romano (e romanista, ha l’abbonamento in Curva Sud da decenni) che da qualche anno si è trasferito a San Paolo del Brasile per questioni di cuore e di lavoro.
Gli aprirono, ovviamente, anche perché a Trigoria il nome non era per niente sconosciuto. Ad attenderlo nell’ufficio di direttore sportivo della Roma, c’era nientepopodimenoche el senor Monchi, l’uomo arrivato da Siviglia con nove coppe vinte in valigia, considerato all’epoca uno dei re Mida del calcio europeo.
Saluti, convenevoli, un drink, ci si siede per parlare di affari. E il procuratore, che ha una conoscenza del calcio brasiliano che possono vantare in pochi, propose Richarlison che il Fluminense sul mercato italiano vendeva a sette-otto milioni. El senor ascoltò con educata attenzione, ma poi rispose "Non è pronto". Qualche settimana dopo Richarlison fu acquistato dal Watford di Pozzo che lo pagò dodici milioni per poi rivenderlo dodici mesi dopo all’Everton a 40. La Roma in quella sessione di mercato prese Schick (40 milioni) e Defrel (20). Dov’è l’errore?
© RIPRODUZIONE RISERVATA