Maria, anima di Casal Bertone: "Dopo la guerra, l'amore: la Roma un colpo di fulmine"
La signora Maiorano, classe 1926, ci racconta la sua storia: "Sono nata a Messina e dopo essermi sposata sono venuta qui. Quando segna la Roma strombazzo contro la vicina juventina"
Avevamo appuntamento con lei al bar H501 dove adesso spesso si ferma prima di andare a pranzo, e Maria Concetta Maiorano, classe 1926, ci ha preceduto: quando siamo arrivati, a mezzogiorno preciso, era già lì ad aspettarci per parlare di Roma, della Roma e della sua vita a tinte giallorosse. «Sono gli stessi colori del Messina, sono nata lì il 28 febbraio, ho conosciuto mio marito durante la guerra, ma lui era di Ferrara. Era imbarcato sulla Torpediniera Freccia della Marina, col fratello: quando c'è stata la battaglia di Punta Stilo, è sbarcato a difesa di Messina. Il fratello ha conosciuto una delle mie sei sorelle, a lui piacevo io. E ci siamo fidanzati. Poi l'hanno preso prigioniero. I siciliani però venivano mandati a casa dagli americani, così mio marito si è infilato in mezzo ai siciliani ed è stato liberato. Ci siamo sposati nel 1943. A Roma si erano trasferiti i suoi genitori e noi li abbiamo raggiunti dopo un viaggio che non vi dico, tutto con mezzi di fortuna. A Roma siamo stati prima a San Paolo, poi a Ostiense, e alla fine a Casal Bertone, sono qui da 56 anni». E a Casal Bertone noi l'abbiamo incontrata.
Novantatré anni, mamma di tre figli che ha perso tutti dopo che se n'era già andato anche Orlando, il marito. Il primo di tre maschi era Fernando, poi Oliviero e Massimo, l'ultimo. «Mio marito voleva la femmina, ma dopo il terzo maschio ha deciso che bastava così. Per questo lo abbiamo chiamato Massimo. Avevamo raggiunto il massimo. Di più non si poteva fare». Maria aveva anche sei sorelle «E campo solo io», racconta. La signora Maria a Casal Bertone la conoscono tutti, chiunque entri nel bar la saluta. «Qui mi sono sempre trovata bene, c'è brava gente, e poi c'è tutto quello di cui ho bisogno».
La signora Maria con "Il Romanista" e con una bandiera del terzo Scudetto
Come è nato l'amore per la Roma?
«È stato un colpo di fulmine, quando sono arrivata a Roma. Mi è subito piaciuta. È stato un amore spontaneo. Quante litigate coi laziali, e mi arrabbio pure coi romanisti quando parlano male della Roma. Mi dispiace. Non voglio sentire parlar male della squadra. Ho baccagliato pure dopo che abbiamo perso l'ultima partita. Meno male che è andata bene in Coppa, me lo sentivo che vincevamo. La Roma è un amore grande che ha riempito la mia vita e mi ha aiutato ad andare avanti nei momenti difficili».
Quali giocatori ha amato di più?
«Totti. Ma pure Giannini, Pruzzo, Falcao e c'era anche il negretto bravo...».
Cerezo?
«Sì, Cerezo. Pure Conti. Mi piaceva anche Vucinic che però poi è andato alla Juve che lo possin'ammazzàllo. Mi è dispiaciuto pure che hanno venduto Nainggolan, ma hanno fatto bene a mandarlo via dopo Capodanno. Mi piacevano pure Strootman e il portiere (Alisson), ma ho letto che bisognava venderli per forza perché servivano i soldi».
La signora Maria tutti i giorni legge Il Romanista.
«Pomeriggio e la sera, me lo faccio mettere da parte all'edicola e me lo prendono i ragazzi del bar». Il nostro giornale ce l'ha con sé, Maria. E con sé ha pure anni di ricordi giallorossi. Bandiere, bandierine, sciarpe e foto, tante foto. E di ogni ricordo ne parla con amore. Il primo che ci mostra, tirandolo fuori dal trolley per fare la spesa, è una collanina di corda col disegno del lupetto sul medaglione finale. «Me lo ha regalato Oliviero (il secondo dei suoi tre figli) quando abbiamo vinto lo Scudetto». Quale Scudetto? «Come quale, l'ultimo. Quanta festa abbiamo fatto. È quello che ricordo meglio, io sono anziana mica ho la memoria dei giovani».
Foto, autografi e ricordi di una vita in giallorosso
Poi ha con sé le foto di calciatori del passato. E le bandiere che ricordano scudetti e coppe Italia. Maria, dove vede le partite della Roma?
«A casa perché devo suonare la tromba».
La tromba? Che tromba?
«A casa ho la tromba e la suono ogni volta che segna la Roma. Mi metto sul balcone e la giro verso la finestra di una juventina che mi abita davanti. Così la sente bene».
E dov'è questa tromba?
«L'ho dimenticata. Non ho pensato a portarla. Se volete vado a prenderla a casa...».
Non potevamo congedarci dalla signora Maria senza vederla strombazzare sul balcone. Così l'abbiamo accompagnata noi, a casa. Non una, ma tre trombe ci sono nella credenza in soggiorno. «Le altre due sono di scorta». Prima di salutarci ci fa una strombazzata per noi, Maria? «Certo che ve la faccio, verso la juventina anche se la Roma non ha segnato». Con lei vince sempre.
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