AS Roma

La mamma di tutti i romanisti: 13 anni senza Luisa Petrucci

Maestra di tifo in casa e in trasferta, il suo ombrello protegge ancora i ragazzi della Curva

12 Ottobre 2018 - 11:05

Tredici anni senza Luisa Petrucci, la mamma di tutti i romanisti. "La tua ambulanza nel cuore di Roma, tu per sempre in quello dei tuoi ragazzi", così la Curva Sud omaggiò la donna sotto il cui ombrello trovarono riparo e conforto generazioni intere di tifosi. Guardando dentro la marea giallorossa, che fosse allo stadio Olimpico quanto nella trasferta più lontana dalla Capitale, tra bandierette e bandieroni, sciarpe tese e due aste, stendardi e vessili, chiunque avrebbe potuto rintracciarla. Lei c'era sempre e con lei quell'ombrello a spicchi giallorossi. Un simbolo riconoscibile, simile a quello proiettato per chiamare a raccolta un supereroe che, da diversi anni, abbellisce l'ambulanza a lei dedicata. «Intitolare un'ambulanza a Luisa è stato certamente il miglior modo per continuare a ricordarla e far sì che sia ancora qui in mezzo a noi», le parole della nipote Isabella a un anno dalla donazione all'associazione Sos.

A tredici anni di distanza il ricordo non è solo doveroso, ma istintivo nei cuori di tutti i romanisti. Perché Luisa Petrucci è stata e sarà sempre una bandiera mai ammainata, una vecchia "sanlorenzina" capace di veder passare sotto le lenti giallorosse dei suoi immancabili e fedeli occhiali non solo orde di tifosi, ma presidenti, dirigenti, calciatori e addetti ai lavori. Tutto in Luisa Petrucci era giallorosso: dal cuore di bambina cresciuta nella trattoria paterna - luogo prediletto di un certo Fulvio Bernardini - e passata prima sugli spalti di Testaccio, poi nelle Tribune dell'Olimpico e infine, come l'acqua destinata al mare, in mezzo ai ragazzi del Commando Ultrà Curva Sud, fino ad ogni oggetto a lei riconducibile. I fiori dei vasi, la spilletta rigorosamente puntata nella giacca e le tazzine per il caffè.

Luisa, la mamma di tutti

Tutto era giallorosso perché il giallorosso era tutto per Luisa Petrucci, e viceversa. A tredici anni dalla scomparsa centinaia e centinaia di romanisti potrebbero raccontare di aver ascoltato almeno una volta un suo racconto legato a trasferte o aneddoti vari, di aver condiviso con lei le immancabili crostate di marmellata che era solita preparare per i suoi ragazzi. Suoi come i bambini e le bambine educati in quel di Ponte Mammolo da una maestra premurosa quanto comprensiva. Lei che dichiarò di voler far crescere le nuove leve in mezzo agli altri, per renderli in futuro dei "tifosi non violenti, quelli veri". In suo onore sono scese in campo, lo scorso settembre, le nuove giocatrici della Roma femminile. Il primo Trofeo dedicato a Luisa Petrucci non si sarebbe potuto tenere in un luogo diverso dal Tre Fontane, lì dove c'erano ombrelli nonostante il sole perché lì il suo ombrello ha assistito a pagine e capitoli interi della nostra storia. Fino al triste giorno in cui, salendo in Curva Paradiso per riabbracciare altri suoi ragazzi giunti fin lassù con troppo anticipo, il capitolo è stato intitolato proprio a lei per render ancor più indelebile un ricordo immortale. "In prima fila per l'eternità", recitava uno striscione presente quel giorno per sottolineare quanto il popolo romanista sia stato, è e sarà sempre orgoglioso di aver avuto una donna del genere pronta a tutto per la Roma.

Il 12 ottobre del 2005 migliaia di figli si accorsero di non avere più al loro fianco la "mamma di tutti i romanisti" ma, a distanza di oltre un decennio, alzando gli occhi verso il cielo quando la Roma è pronta a scendere in campo chiunque potrà notare tra le nuvole degli spicchi giallorossi. È l'ombrello di Luisa Petrucci che li guarda e protegge, come l'ambulanza che taglia le vie della città per omaggiarne il ricordo facendo ciò che l'ha resa unica nel suo genere. Pioggia e lacrime, fulmini e saette: nulla è stato capace di impedire al suo ombrello giallorosso di aprirsi sopra la testa di una tifoseria. Come a proteggerla dal vento gelido e dalle giornate amare. Sono passati tredici anni dall'ultimo sorriso di Luisa Petrucci, i sorrisi però continuano ad abbellire i volti di chi l'ha conosciuta, di chi ne ha sentito parlare e di chi, grazie a quell'ambulanza che porta il suo nome, ha scoperto che sotto l'ombra di un ombrello ci si può imbattere nella luce di una stella grande che da quel 12 ottobre del 2005 rende ancor più splendente il firmamento. Luisa Petrucci vivrà per sempre nei cuori dei suoi ragazzi: i romanisti.

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