La stagione di Karsdorp, la rivincita dell'Orange
Dopo anni tribolati, l'esterno è tornato il difensore pagato 16 milioni al Feyenoord. Merito di Fonseca: l'estate scorsa bloccò la cessione all'Atalanta per poi dargli sempre fiducia
La semifinale di Europa League. Le due pappine a Reina nel derby di una settimana fa. Il recupero di Rick Karsdorp. Parere personale, ma per noi è questo il podio delle migliori cose realizzate dalla Roma di Fonseca in una stagione che definire faticosa è un eufemismo. Medaglia d'oro per la seconda semifinale europea in tre anni. Argento per la vittoria nella stracitaddina. Bronzo per Rick, con il difensore orange capace, a distanza di tre anni, di dar ragione a Monchi che al suo primo anno di Roma prese il giocatore olandese dal Feyenoord in cambio di ben sedici milioni di euro. Per tre stagioni, sono sembrati soldi sprecati, un po' come quelli per Nzonzi o Pastore, roba che ancora uno non riesce a capire. Invece il biondo tutto tatuato, quando nessuno ormai più se lo aspettava, si è rivelato uno dei pochi raggi di sole della seconda e ultima stagione fonsechiana. Merito, appunto, del tecnico portoghese che oggi ci saluterà, speriamo con la qualificazione europea, per lasciare il posto a José Mourinho e difficilmente lo Special One rinuncerà all'orange.
Fonseca avrà pure sbagliato alcune scelte e altrettante partite, ma per l'olandese bisogna dare a Paulo quello che è di Paulo. Se con una macchina del tempo tornassimo infatti ai giorni del passato mercato estivo, non ci vuole un esagerato sforzo di memoria per ricordare come Karsdorp sia stato a un passo dall'addio, peraltro auspicato da molti, legittimati dal fatto che nelle precedenti tre stagioni l'olandese, complici anche diversi infortuni con tanto di crociato, si era visto poco e male. L'estate scorsa, così, in prima battuta era stato dato in prestito al Genoa, operazione poi azzerata dalla comparsa in scena dell'Atalanta. Che, dopo aver ceduto Castagne al Leicester, attraverso il suo bravissimo direttore sportivo Giovanni Sartori, chiese alla Roma proprio l‘olandese. La risposta fu un parliamone. E ne parlarono al punto che il trasferimento era stato chiuso in tutto e per tutto. Fino a quando non è entrato in scena Paulo Fonseca. Il tecnico portoghese, una volta preso atto che Alessandro Florenzi, tornato dal prestito al Valencia, aveva rimanifestato la voglia comunque di andare via dalla Roma, stoppò l'operazione con l'Atalanta. Dicendo e garantendo che Karsdorp sarebbe stato il suo esterno destro titolare, sia se avesse continuato a giocare con una linea difensiva a quattro, sia, come già stava pensando considerando l'abbondanza di centrali difensivi che aveva a disposizione, se si fosse convertito a una linea arretrata schierata con tre difensori.
Karsdorp gli ha dato ragione, disputando forse la migliore stagione della sua carriera. Un imprescindibile per Fonseca: quarantaquattro presenze nelle cinquantadue partite ufficiali giocate fino a oggi, sempre o quasi titolare, qualche partenza dalla panchina in Europa ma giusto per fargli riprendere fiato in una stagione in cui per mesi si è andati avanti al ritmo di tre partite ogni sette giorni. Numeri impensabili, soprattutto alla luce delle tre precedenti annate in cui, sommando, aveva messo insieme appena trentasette presenze (solo una nella stagione del suo esordio in giallorosso), comprendendo anche l'anno di ritorno (in prestito) al suo vecchio Feyenoord con cui aveva vinto pure un titolo olandese.
Impensabile, insomma, all'inizio di questo tribolato anno, che l'orange si rivelasse un punto fermo della Roma. E il fatto che fosse tornato ai livelli che avevano acceso la fantasia di Monchi, è stato dimostrato anche da tre ulteriori episodi. Il primo è relativo alla vittoria della Roma a Kiev contro lo Shakthar nella partita di ritorno degli ottavi di finale dell'Europa League. Tutti, ma proprio tutti, maledirono quel cartellino giallo che l'olandese prese al tramonto della partita, cartellino che per somma di ammonizioni gli costava un turno di squalifica, scontato proprio a casa sua, Amsterdam, casa Ajax. Nessuno, ma proprio nessuno, all'inizio di questa stagione avrebbe mai pensato di dover maledire l'assenza per una partita dell'orange. Il secondo è datato dodici marzo. Cioè quando Tiago Pinto e la Roma hanno comunicato il prolungamento contrattuale di Karsdorp fino al 2025, ulteriori tre anni per un giocatore che fino a dodici mesi fa sembrava un bidone di mercato. Il terzo è la preconvocazione da parte della sua nazionale per i prossimi Europei dove, molto probabilmente, sarà presente.
Perché ora è tutto un altro Karsdorp. E per questo un piccolo grazie lo si deve a Fonseca che oggi saluterà Roma e la Roma, al termine di due anni tribolati e costellati da troppi infortuni che non gli hanno mai permesso di avere a disposizione l'intera rosa della sua Roma. Karsdorp ha rappresentato per Fonseca l'altra faccia della medaglia. E l'olandese, come ha già dichiarato in più di un'occasione, gliene sarà eternamente grato.
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