Totti: "Il mio primo derby: odiavo la Lazio e attaccavo le figurine all'ingiù"
In "Un Capitano" il numero 10 racconta di quando a 13 anni affrontò Nesta per la prima volta nei Giovanissimi regionali: "Sull'album non li volevo neanche vedere"
All'interno della sua autobiografia "Un Capitano", scritto assieme a Paolo Condò per Rizzoli, Francesco Totti ha raccontato del suo primo derby giocato a 13 anni nei Giovanissimi regionali:
"E' giusto ricordare che a Roma vive anche una grande nemica: la Lazio. È tutta la vita che l'affronto, dal primo derby a tredici anni – ero appena arrivato alla Roma dalla Lodigiani – categoria Giovanissimi regionali, fino all'ultimo della carriera, la sconfitta dell'aprile 2017, quando giocai senza incidere i venti minuti finali. Da bambino i sentimenti non sono schermati, ciò che provi ti brucia sulla pelle, e io odiavo la Lazio al punto da attaccare sull'album Panini le figurine dei suoi giocatori a
testa in giù. Rovesciati, non li volevo nemmeno vedere in faccia. Tanta foga la portavi in campo ovviamente, ci tenevamo tutti da matti a prevalere, noi e loro, in ogni categoria. Però questo non mi ha mai impedito di riconoscere i giusti meriti e la bravura degli avversari; la mia generazione romanista ha avuto come contraltare laziale Nesta, Di Vaio e Franceschini, e dopo ogni battaglia, oltre a stringerci la mano con malcelata simpatia, pensavo fra me e me a quanto fossero forti. Sandro Nesta, in particolare, è stato il più bel difensore che abbia mai visto. Ricordo uno dei primi derby in cui ci siamo affrontati. Campo impossibile e spogliatoi tre volte peggiori, allagati sotto il tetto in eternit, una pioggia infame e a fine gara la sensazione di essere il ragazzo più inzaccherato del pianeta. Ecco, in quel panorama di fango e sporcizia ricordo Sandro come un principe, pulito, elegante, mai un fallo brutto, non ne aveva bisogno. Fu naturale salutarci e sorriderci, anche nel contesto di una rivalità molto sentita, perché lui sapeva che io ero il prodigio del vivaio romanista e io sapevo che lui era il prodigio del vivaio laziale. Di lì a poco sarebbero arrivate le prime convocazioni per le varie nazionali, e le nostre carriere parallele sarebbero decollate. A partire dall'Under 15, infatti, nell'ambiente di Coverciano siamo stati per tutti "i due romani". E a dispetto delle rispettive provenienze, l'amicizia si consolidò subito".
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