Tutti per una: stasera a Manchester, a caccia di un sogno
Spinta dall’amore della sua gente, la Roma scende in campo per giocarsi un obiettivo che appare proibitivo: raggiungere la finale dell’Europa League
Con quell'amore lì, con quei cuori palpitanti, gli occhi pieni di speranza, e forse un po' umidi di suggestione, così come di sicuro li aveva Bruno Conti quando dalla finestra del suo ufficio si è messo a immortalare la scena dei tifosi della Roma che fuori da Trigoria hanno voluto salutare la squadra in partenza trasmettendo ad ogni giocatore la passione che questa sera, calcio d'inizio ore 21, dovrà sostenere ad Old Trafford il quasi proibitivo compito di contendere la qualificazione al Manchester United - almeno - fino alla gara di ritorno. Non c'è un motivo razionale che possa sostenere l'idea che la Roma sia favorita nel doppio confronto con gli inglesi, secondi in classifica nel campionato più competitivo del mondo, espressione di squadre non per caso ai vertici del calcio continentale, che rischiano addirittura di monopolizzare la doppia finale Champions/Europa League. Il vero super torneo è la Super Premier League per dire quanto ormai la contaminazione del calcio di posizione di origine spagnola unito alla fisicità e ai potenti mezzi finanziari dei club inglesi abbia prodotto squadre molto simili a quel concetto di Play Station tanto cara ad Agnelli e Perez.
Perché, dunque, la settima squadra del calcio italiano dovrebbe insidiare la seconda del campionato inglese? Solo i quattro difensori più il portiere che scenderanno in campo stasera in maglia rossa sono costati 250 milioni di euro. Quale miracolo si sta chiedendo a una squadra che solo nell'ultimo mese è stata maltrattata dal Parma, dal Torino e dal Cagliari? Quale impresa si pretende da un allenatore che sui giornali ormai viene citato solo nei pezzi in cui si annunciano i suoi sostituti, ovviamente sempre diversi? Al riguardo è stato bello invece l'intermezzo di ieri a Sky, quando Del Piero e Capello si sono sperticati negli elogi al tecnico portoghese. E, infine, quale congiunzione astrale dovrebbe impedire ai diavoli rossi - che possono permettersi il lusso di tenere in panchina gente come Greenwood, Mata, o Van de Beck, il talento dell'Ajax che due anni fa ha sfiorato la Champions League e che quest'anno ha visto il campo col binocolo - di avere la meglio sulla povera Roma bistrattata dai giornali italiani che ieri in prima pagina non le hanno dedicato neanche mezza riga?
Ci vorrà passione per ridurre questo divario, certo. Ma neanche l'ardore della Curva Sud, se si potesse trasportare sotto vetro da Trigoria all'Old Trafford e infondere nei cuori dei giocatori, da solo, sarebbe sufficiente stasera per far vincere la Roma. Magari, ma stasera questi ragazzi hanno bisogno di qualcosa in più, il calcio elegante e raffinato del tecnico portoghese dovrà esprimersi al top e senza errori per avere qualche chances di qualificazione. I giocatori in campo dovranno alzare la soglia della loro concentrazione fino a livelli quasi insopportabili per chi si lascia sfuggire Joao Pedro, Rincón o Pellè e non riesce a metterci una pezza. Tutto questo non è pessimismo, è la cornice di una partita che si giocherà a migliaia di chilometri di distanza dai salotti di ogni tifoso romanista ma alla giusta distanza anche dai 75.000 che avrebbero sicuramente reso più difficile il compito, almeno stasera. Di quella sfida del 2007, così poco elegantemente ricordata ieri dai profili ufficiali del Manchester, ricordiamo ancora il vento di Cristiano Ronaldo che passava in mezzo ai giocatori della Roma come una tempesta. Fu la loro partita perfetta, quella che cerca la Roma stasera. Avendo contro anche i numeri: in venti partite giocate in Inghilterra nelle coppe europee ne ha vinta una sola, pure inutile (0-1 a Liverpool nel 2001, ma aveva perso 0-2 in casa). Non elimina una squadra inglese in una fase a eliminazione diretta dal 99-2000, col Newcastle. E non ha mai vinto una gara di andata in semifinale, in 7 precedenti. Proviamo con l'ottava.
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