Giallo a Madrid: lo stendardo "Freedom" bloccato perché confuso con una rivendicazione catalanista
I Fedayn non sono entrati al Santiago Bernabeu. Alla base del blocco ci sarebbe il “colore” della stoffa raffigurante la rondine, bandito nella città
Santiago Bernabeu: accesso negato.
Nella serata in cui ha preso il via la stagione europea della Roma, un episodio avvenuto alle porte dell'impianto madrileno ha portato diverse persone con un regolare tagliando in tasca a fare dietrofront nonostante le spese elevate per assistere alla sfida in un altro luogo.
Vicini alla Roma ma non dall'alto dei posti acquistati, questa la sorte del gruppo "Fedayn".
Il motivo? Il categorico "no" da parte di steward e forze dell'ordine locali, in merito all'ingresso della stoffa gialla raffigurante una rondine e recante la scritta "Freedom".
Un simbolo noto a chi frequenta la curva, ma non solo, ideato per dimostrare vicinanza ai due ragazzi attualmente bloccati nelle carceri inglesi per aver partecipato ai disordini antecedenti Liverpool-Roma, di cui uno reputato sicuramente non colpevole dal giudice del Tribunale di Preston dell'aggressione a Sean Cox.
In attesa del processo all'altro fermato in programma ad ottobre.
Un telo diventato anche una t-shirt indossata da moltissimi tifosi di Curva Sud non solo in occasione della prima casalinga di Serie A contro l'Atalanta, ma anche nella sfida con il Chievo Verona di pochi giorni or sono.
Non è la prima volta che lo storico gruppo nato nel lontano marzo del 1972, si trova alle prese con l'articolo 2 comma "d" della Ley 19/2007 approvata dalla Cortes Generales spagnola.
In occasione infatti della vittoriosa trasferta di Europa League contro il Villarreal (16 febbraio 2017), venne negato categoricamente l'accesso allo stendardo recante il simbolo originario del gruppo, ovvero il teschio.
In Spagna infatti, a partire dal 2007 e con l'aggiunta della legge del 9 marzo 2010, è vietata l'introduzione di "bandiere e simboli che contengano messaggi violenti o intimidatori, verso qualunque persona per ragioni etniche, geografiche, sociali, di religioni, per l'orientamento sessuale o in contrasto con i valori proclamati nella Costituzione".
L'immagine di una rondine circondata dal giallo e con una scritta inneggiante la libertà avrebbe dovuto, teoricamente, rispettare tali diktat.
Se non fosse che, a partire dalle prime istanze di indipendentismo catalano, il colore giallo in quel di Madrid sia diventato il corrispettivo del rosso per un toro nella corrida.
Gialli sono difatti i nastri (lazos amarillos) indossati dalla nascita della campagna Llibertat Jordis, ovvero per la richiesta di liberazione di due leader per l'indipendenza catalana.
Giallo è il laccetto indossato da diversi mesi da Pep Guardiola in ogni apparizione pubblica o calcistica, con la concreta possibilità di assistere in futuro ad una sfida del Bernabeu tra il Real Madrid e il Manchester City, squadra guidata attualmente dal tecnico di Santpedor.
Difficile ipotizzare un accesso negato all'allenatore campione d'Inghilterra in carica, reo di aver aderito ad una causa già condivisa a più riprese dal pubblico di Barcellona.
Come ricorderanno i romanisti presenti al Camp Nou nell'andata dei quarti di finale della scorsa Champions League, il giallo ha colorato a più riprese gli spalti tra stendardi, striscioni e palloncini.
Un giallo in tutti i sensi quello della notte di Madrid, con i funzionari spagnoli pronti a respingere l'ingresso di un telo sulla base di una errata valutazione.
Decisione non accolta dai ragazzi dei Fedayn che, a malincuore, hanno fatto dietrofront nonostante il viaggio e i soldi spesi.
Tutta colpa di un enorme, assurdo malinteso.
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