De Rossi: "Siamo forti, possiamo vincere. La mia fascia è per Di Bartolomei"
Un'anticipazione dell'intervista in edicola oggi sul quotidiano: "Io mi sento di proprietà dei tifosi della Roma. Olsen? Mi ricorda Strootman"
Daniele De Rossi, capitano della Roma, ha concesso un'intervista esclusiva a "Il Romanista" per festeggiare il primo anno dal ritorno in edicola del quotidiano. L'intervista integrale a firma del direttore Tonino Cagnucci, lunga quattro pagine, è disponibile sull'edizione odierna del quotidiano. Di seguito, l'inizio:
Ma lo sgarro è sulla guancia destra o sulla sinistra?
«Scegli tu quale preferisci».
Ti sei pentito di aver parlato di maiali col microfono?
«Non mi pentirò mai di aver difeso un compagno di squadra o un allenatore o un dirigente se se lo merita. Non potrei mai pentirmi di difendere la Roma».
Ma il titolo non viene da qua, non c'è mezza polemica nelle parole e negli occhi di Daniele De Rossi. C'è sorriso. Sono quelle cose che sembrano difficili ma escono facili perché basta seguire verità, coerenza e cuore. Non si ha paura quando è così. Ha la calma dei forti, di chi ha fatto da tempo una scelta, di chi sta consapevolmente da una parte, di chi addirittura è arrivato quasi a una serenità in mezzo a anni, secoli di sturm und drang, mari mossi per carattere, per ambiente, per destino. Il titolo dell'intervista sono tanti, addirittura uno è già fatto, una specie di ritorno al futuro di un capitano che ha il sapore del passato, quello bello, e gli sta là davanti: "Io sono della Roma".
«Lo sai che vuol dire essere una bandiera della Roma? Significa una responsabilità enorme che ti porti sempre addosso. Significa che non hai scelta. Che quando in passato ho avuto offerte o quando stavamo sull'orlo del fallimento o quando le cose non andavano, quando ti chiama semplicemente qualcuno non sei tu che rispondi, perché tu, io sono della Roma nel senso di proprietà della Roma, "dei" tifosi della Roma. Io Daniele De Rossi sono di proprietà dei tifosi della Roma».
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Troppi nuovi? Troppe cessioni? C'è un legame da trovare?
«Il legame va bene, sono tanti, ma si integrano bene. Questo è un gruppo sano, aiuta i giocatori nuovi, li abbraccia e li accoglie in maniera spontanea e positiva. Fosse per me terrei sempre tutti i compagni di squadra, anche perché mi affeziono e quando un compagno va via mi dispiace. Poi ci sono idee del mister, del presidente, del direttore e bisogna mettere tutto insieme. Io queste cose non le posso sapere, forse neanche le devo sapere. Ma so che il gruppo c'è, che questi arrivati sono forti, che la squadra è forte».
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Si dice che Olsen sia insicuro.
«E si dice male. Io vedo un portiere che sta facendo il suo, non vedo una carenza in porta. La foto dell'abbraccio è una foto normale, è la foto della prima di campionato, non è legata a doverlo difendere. Olsen mi sembra Strootman che quando è arrivato ci teneva a parlare italiano perché ci teneva a parlare con noi».
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Durante Roma-Liverpool ti è capitato di pensare a Agostino Di Bartolomei?
«La storia di Agostino Di Bartolomei col Liverpool si lega a tante altre cose, a cose delicate. È un capitano che non ho vissuto da tifoso ma è quello a cui mi sono attaccato di più dopo. Quando ero grande. La famosa fascetta personalizzata non è nient'altro che un tentativo di fare una cosa semplice e sobria come ce l'aveva lui: una fascetta semplice e bianca sulla maglietta della Roma. Quando mi è stato proposto di metterci chissà cosa, ho voluto solo quello. Se non avessi tirato la fascia ai tifosi nessuno se ne sarebbe accorto, sono due anni che c'è scritto: "Sei tu l'unica mia sposa...". (Pausa) Io volevo chiamare mio figlio Agostino. Ma mi ero giocato il jolly col nome della prima figlia e quindi l'accordo era che il nome doveva sceglierlo mia moglie. Ho abbozzato, ma mi piace il nome. Io l'avrei chiamato Agostino De Rossi. Forse sarebbe stato troppo».
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In serata, quando purtroppo è giunta la triste notizia della morte della Signora Maria Sensi, Daniele De Rossi ha voluto aggiungere un pensiero all'intervista rilasciata nella giornata di venerdì. «È una notizia che mi ha riempito il cuore di tristezza - ha detto il Capitano dellla Roma - Maria Sensi mi ha visto crescere a Trigoria e negli anni non ha mai smesso di farmi sentire il suo affetto e il suo supporto, da vera tifosa quale era. Mando un grande abbraccio a Rosella e alle sue sorelle». Anche tutta la redazione del Romanista si unisce al pensiero e all'abbraccio di Daniele.
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L'intervista integrale sull'edizione odierna del Romanista in edicola o in digitale
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