Edin Dzeko oggi sarà a Trigoria: è il ritorno del figliol prodigio
L'attaccante bosniaco si è laureato a Sarajevo e ha segnato il gol decisivo nella sfida contro l'Austria. Alla Roma ora serve il suo contributo in campo
L'ultima immagine romanista di Edin Dzeko non è stata una bella immagine. C'è lui a Milano che sbraita contro un compagno nel secondo tempo di una partita che la Roma non stava giocando bene, poi c'è l'allenatore, Di Francesco, che gli dice di lasciar stare il compagno (El Shaarawy, che nello specifico aveva tentato un'azione personale e da quella posizione non avrebbe certo potuto servire il bosniaco) e poi c'è ancora Dzeko che sbraccia anche verso l'allenatore. A dire il vero ce n'è anche un'altra di immagine. Ed è lui che ciabatta malamente una palla col sinistro da posizione favorevole a un paio di minuti dalla fine, e quindi a un paio di minuti dal gol di Cutrone: se Dzeko avesse segnato molto probabilmente la Roma avrebbe vinto la partita e tutte le polemiche seguite alla sconfitta non ci sarebbero state. Comprese quelle sul nervosismo dell'attaccante bosniaco, probabilmente il miglior giocatore di questa squadra e anche quello da cui ci si aspetta di più per determinare le fortune della Roma.
Che aveva a Milano? A Trigoria tendono a minimizzare. Era solo l'attore protagonista che si sente impotente di fronte a un copione che avverte debole e quindi si innervosisce e poi tradisce il suo stato d'animo con un gesto di cui si sarà sicuramente pentito. Con Di Francesco e con la società non c'è stato ancora modo di confrontarsi (i nazionali hanno sciolto le righe direttamente a Milano) e probabilmente non ce ne sarà neanche bisogno oggi che Dzeko tornerà a Roma. Il ds Monchi gli ha inviato un sms quando è partito per fargli gli auguri per le gare che avrebbe dovuto affrontare con la Bosnia contro l'Irlanda del Nord (sabato: per lui un assist e un'ammonizione) e l'Austria (ieri sera, ne parliamo qui sotto). Ma il ds lo fa con tutti. Lo stesso allenatore ha liquidato già la questione a caldo, direttamente in sala stampa a Milano: «Il gesto di Dzeko? Non ce l'aveva con me, era arrabbiato con un compagno e io gli ho solo detto che in quel momento non era il caso di stare a discutere». Per Eusebio la questione è morta lì.
Il loro rapporto peraltro è decollato più o meno un anno fa, proprio di questi tempi, ed è passato attraverso un chiarimento seguito ad una dichiarazione polemica del calciatore, poi successivamente smorzata. Era successo che nella sfida con l'Atletico Madrid Edin avesse ricevuto un numero di palloni inferiori rispetto a quelli a cui era abituato l'anno precedente nella squadra allenata da Spalletti e il rilievo pubblico del giocatore («Con questo sistema di gioco siamo tutti un po' più distanti, mi devo abituare per crescere tutti insieme») era stato da tutti scambiato come un atto d'accusa nei confronti di Di Francesco. Dzeko rettificò con un post su Instagram il senso delle sue frasi: «Ieri avrei voluto dare un contributo maggiore ma in gare del genere non è sempre facile, per questo a fine gara non ero molto soddisfatto. Mi dispiace però che le mie parole siano state interpretate come una critica. Penso invece che gli insegnamenti del mister sono quelli giusti e impegnandoci al massimo otterremo i risultati che vogliamo. Daje Roma!». Il chiarimento non bastò a Di Francesco che poi in conferenza stampa non gliele mandò a dire: «Le sue parole non mi sono piaciute, ma sono state chiarite. Dzeko deve mettersi maggiormente a disposizione del collettivo e tornerà al gol facilmente. Il suo sfogo è stato sbagliato, ma si è reso conto di averlo fatto. Io invece sono pagato per fare le scelte e ho le palle per farlo». Fu profetico, ma allora gli scettici erano superiori agli ottimisti. Ed è curioso come oggi, un anno e che stagione dopo, si sia ripiombati in quel buio.
E anche nel loro rapporto si potrebbe quasi pensare che ci sia stato un ripensamento dopo le significative manifestazioni di stima dell'allenatore che nei giorni cupi di gennaio, quando la trattativa col Chelsea sembrava sul punto di andare in porto, ribadiva ad ogni conferenza stampa la fiducia che riponeva nell'attaccante. E non solo a parole, visto che ogni volta lo rimetteva in campo. E invece chi la sa lunga a Trigoria è pronto a testimoniare che il loro rapporto sia sempre solidissimo e che Edin soffra solo un po' quando gli si chiede di dividere l'attacco con qualcuno perché perde i suoi soliti riferimenti. E in effetti anche le pressioni sui difensori, quando Edin gioca con un'altra punta (a Milano come a Liverpool, sempre col 3412, sempre al fianco di Schick), non gli riescono bene, perché invece di pressare la zona tra portiere e difensore centrale è costretto ad allargarsi fino sulla fascia, così si innervosisce e perde la sua serenità.
Ieri la Gazzetta ha svelato che in gran segreto Dzeko ha appena conseguito a Sarajevo una laurea in Management dello Sport dopo aver sostenuto esami per circa tre anni alla facoltà di "Sport ed educazione fisica" di Sarajevo. Un ulteriore motivo di orgoglio che potrebbe contribuire a rasserenare il suo stato d'animo. Si va incontro a momenti già decisivi. Il contributo del dottor Dzeko per le fortune della Roma sarà fondamentale.
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