AS Roma

Il cammino dopo la sosta delle nazionali: sei partite per fare la Roma

Il calendario è dalla parte dei giallorossi. Di Francesco faccia delle scelte e vada avanti con quelle. E i giocatori entrino in campo rispettando sempre i tifosi

PUBBLICATO DA Piero Torri
02 Settembre 2018 - 08:02

Fiducia. Al tecnico. Ai giocatori. Ai nuovi arrivati. Alla squadra nel suo complesso. In un futuro che sarà migliore rispetto al recente passato. Questo trapela, dopo la sconfitta di San Siro contro il Milan, dalle stanze di una Trigoria dove, comunque, un po' di preoccupazione comincia a serpeggiare, non solo per i risultati che non sono arrivati, ma anche per l'ectoplasma che fin qui è stata la Roma. In questi momenti, soprattutto da queste parti, l'esercizio preferito è quello di sparare sull'ambulanza giallorossa, cavalcando presunti santoni del nulla, delinquenti a prescindere, opinionisti (antiromanisti) che non dovrebbero esserlo neppure a casa loro. In queste due settimane di sosta, sentiremo di tutto e di più perché l'obiettivo sarà quello di asfaltare la Roma che, peraltro, ci ha messo e ci mette sempre del suo per consentirlo. Noi vogliamo provare a fare il contrario cercando, nel nostro piccolo, di aiutare la Roma a dimenticare in fretta questo inizio di campionato oltre i confini della realtà. Cercando pure di trovare qualche aspetto positivo, esercizio di ottimismo figlio legittimo della certezza che questa Roma possa essere assai migliore di quello che ha fatto vedere fino a questo momento. Fermo restando che, ora, non ci sono alibi, per nessuno.

Il calendario

Sono state giocate appena tre partite di campionato. Ne mancano altre trentacinque, ci sono centocinque punti a disposizione, il distacco dalla vetta è di cinque punti. Certo vista la Roma delle prime tre gare, qualsiasi argomentazione numerica non avrebbe senso. C'è bisogno che la Roma torni a essere una squadra, che l'allenatore ritrovi quella serenità che nella passata stagione è stata la sua compagna migliore soprattutto nei momenti di difficoltà, che la società sostenga il tecnico (a Trigoria non si vuole neppure discutere sul futuro dell'allenatore) e il gruppo nella convinzione che, alla lunga, il lavoro fatto pagherà. In questo senso, una mano sostanziale, la può dare il calendario delle prossime sei gare di campionato. Che, è vero, saranno inframmezzate da un paio di impegni di Champions, ma che in questo momento, considerando pure che la prima europea sarà al Bernabeu, sono le sei partite che possono indirizzare la stagione giallorossa. Nell'ordine: Chievo all'Olimpico, trasferta sul campo del Bologna, doppio impegno casalingo con Frosinone e Lazio, visita a Empoli che è casa Andreazzoli, in casa con la Spal. La Roma per cominciare a ritrovare se stessa, ha la necessità che questo mini ciclo al termine del quale se ne sarà andato un quarto di campionato, lo sfrutti nella maniera più totale possibile. Sulla carta, derby a parte che come si sa fa sempre storia a parte, sono tutte sfide possibili, a patto che la Roma torni a essere un minimo squadra, in grado di sfruttare le qualità tecniche di un gruppo che è migliore, e di parecchio, di quello che ha fatto vedere nelle prime tre partite ufficiali.

Le scelte di Eusebio

Il primo a sapere che le cose non stanno andando nel verso auspicato, è l'allenatore. In questi casi, è fondamentale mantenere sotto controllo il sistema nervoso (e quel cazzotto alla panchina durante la partita contro l'Atalanta è stato un preoccupante campanello d'allarme). Avendo come obiettivo quello di trovare risposte, soluzioni, soprattutto idee. Per paradosso a Milano Di Francesco un'idea l'aveva avuta. Cioè, a fronte di una saldezza difensiva che contro l'Atalanta non era esistita, ha provato a cambiare, difesa a tre, centrocampo a quattro, proviamo a subire di meno. È successo il contrario. L'idea non ha funzionato, al punto che la Roma ha subito addirittura ventisei tiri, record di cui tutti avremmo volentieri fatto a meno. Di Francesco, però, ci ha provato. Ed è sempre meglio provarci che non fare niente. Ora però c'è bisogno che le idee funzionino. Un po' come è accaduto nel passato campionato quando il tecnico riuscì a tirare fuori la sua squadra dai due mesi horribilis (dicembre e gennaio). C'è un solo modo per uscirne nuovamente fuori. Fare delle scelte più o meno definitive. In queste prime tre partite, abbiamo visto la Roma schierata in campo con non meno di quattro moduli, come se ci fosse una specie di turnover del modulo che tutto è meno che propedeutico a costruire una squadra. Di Francesco è convinto che il quattro-tre-tre sia il modulo migliore? Allora insista su quello, non guardando in faccia nessuno, facendo anche esclusioni eccellenti (De Rossi? Pastore?), puntando su una formazione per sette-otto undicesimi titolare, sapendo che poi ogni partita si gioca in quattordici. Inutile far giocare Schick o Kluivert o Under una-due partite e poi accantonarli, così non aiuta la squadra e neppure i giocatori. Pazienza se qualche giocatore metterà il muso. Quello che conta è la Roma e tirarla fuori al più presto da una situazione che nessuno pensava di dover affrontare.

I tifosi

Agostino Di Bartolomei quando arrivava qualche nuovo giocatore, alla prima occasione utile si avvicinava ai nuovi e gli diceva: «Guardali (i tifosi), rispettali sempre». Rispettarli vuole dire dare il cento per cento in campo. Poi si può pure perdere, ma bisogna uscire dal campo con la maglia bagnata di sudore. Ecco a questi giocatori chiediamo di rispettare i tifosi. Che pure quest'anno hanno dato una risposta importante, superando il tetto degli abbonamenti sia in campionato che in Champions League. Sono loro, i tifosi, il vero e unico patrimonio della Roma, i soli che non perdono mai. E alla ripresa del campionato, all'Olimpico contro il Chievo, i giocatori guardino verso la Sud e tutti gli altri tifosi. Rispettateli. Vedrete che il risultato sarà diverso da quello di Milano.

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