Shakhtar-Roma a porte chiuse, la delusione dei romanisti di Kiev: "Sembrava un sogno"
I tifosi giallorossi in Ucraina: "Siamo affranti, avevamo preparato anche gli striscioni per la partita. Non ci aspettavamo misure così rapide"
«Ci sentiamo privilegiati, non vediamo l'ora». Queste erano le parole di Raffaele che, intorno alle 18 italiane, ci raccontava l'entusiasmo suo e dei suoi nove amici con cui era pronto ad andare allo Stadio Olimpico di Kiev (dove vivono e lavorano da anni) per sostenere la Roma questa sera contro lo Shakhtar. Poche ore dopo però, è arrivata la comunicazione ufficiale da parte delle autorità cittadine, che impediva l'accesso agli spettatori a causa dell'aumento dei contagi da Covid-19.
«Siamo affranti, non ci sono parole. Ci aspettavamo dei provvedimenti ma pensavamo che sarebbero arrivati dalla settimana prossima - ha detto Raffaele nella telefonata successiva. Eravamo usciti per prepararci per domani e abbiamo ricevuto la notizia del blocco. Se a meno di 24 ore dall'evento fanno una cosa del genere vuol dire che c'è un vero problema, anche se fino a poco fa l'avevano fatto passare come qualcosa di sostenibile. In un anno è la prima volta che prendono decisioni rapide. Ora staremo a vedere. Per un attimo abbiamo pensato di essere stati noi a portare sfortuna con tutti i preparativi (ride, ndr)».
Raffaele, Pierluigi, Marco e gli altri romanisti sarebbero stati tra i pochi fortunati a poter vedere la Roma dal vivo: «Sarebbe stata un'emozione incredibile. Ci sentivamo come fosse il nostro primo giorno allo stadio. L'entusiasmo saliva anche sentendo tutti quelli che ci dicevano quanto fossimo fortunati a poter andare. Volevamo partecipare noi per tutti quanti, senza presunzione, volevamo rappresentare tutto il popolo romanista. E nei vari settori avremmo dovuto essere in tanti, anche quelli di "Fronte Romanista". Loro sono per lo più sono tutti ragazzi che per un motivo o per un altro sono arrivati allo stadio Olimpico un giorno in cui giocava la Roma e come noi si sono subito innamorati».
L'entusiasmo era iniziato già dai sorteggi: «Siamo stati i primi ad acquistare i biglietti, per quanto eravamo carichi e attenti. Non potevamo farci scappare questa occasione. Siamo già stati a Charkiv nel 2017. Lì avevamo visto la partita a meno venti gradi e c'era anche il vecchio ambasciatore italiano in Ucraina che era molto tifoso. Avevamo anche incontrato i giocatori ma questa volta chiaramente non è stato possibile per il Covid».
Tanta attesa che si è ridotta a un sogno infranto dal maledetto virus. Oltre alla delusione allora, non si può che guardare al campo e alle ambizioni della Roma in questa Europa League a porte chiuse: «Noi ci crediamo molto. La Roma non deve assolutamente sottovalutare lo Shakhtar, né addormentarsi totalmente perché può succedere di tutto. Però siamo fiduciosi. Certo è che però allo stadio sarebbe stato più emozionante».
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