Fonseca continua ad avere ragione
In Portogallo a fronte dei problemi di infortuni di Cristante e Ibanez il tecnico ha dimostrato di avere un piano B e pure un piano C
Subito una premessa, doverosa: «Sì, però era il Braga...». Contenti, cari criticoni in servizio 24 ore su 24? Tanto già lo so che chi non vuole arrendersi all'evidenza della realtà sentenzierà: «Con quell'avversario in inferiorità numerica, la Roma avrebbe dovuto segnare più gol». Siamo ai limiti del paradosso, non basterà più neppure vincere una partita in trasferta in campo internazionale per trovare un po' di pace (non solo mediatica). Io, ad esempio, non dimentico quanto è stato scritto sul conto della Roma (e del suo allenatore) dopo il successo in casa dello Young Boys, mai battuto in precedenza in Svizzera da un avversario italiano. Con tanto di pagella insufficiente per il tecnico. Ricordo tutto. Ecco perché il mio non è e non vuole essere un processo alle intenzioni: è solo conseguenza dell'analisi dei fatti passati. O no?
Detto questo, aggiungo: Dzeko insieme con Borja Mayoral? No, meglio uno per volta, come dimostrato in Portogallo. Edin segna e lascia il posto allo spagnolo che entra e segna pure lui. Bello, no? Tutto troppo facile, potrebbe obiettare qualcuno. Può essere. In realtà, però, ancora una volta ha avuto ragione Paulo Fonseca. Che continua a pensare che la Roma non sia in grado, per sacro rispetto degli equilibri, di giocare con due punte pure e centrali. Lui, il portoghese, ne preferisce una sola ma con due rifinitori alle spalle. Facendo un po' di conti, se qualcuno avesse voglia di farli, si dovrebbe parlare di tre attaccanti. Distribuiti a triangolo, ma sempre tre sono. Chi lo fa, però?
Domenica sera a Benevento altro giro e probabilmente altra Roma. Con l'ex capitano Dzeko dal primo minuto oppure con Mayoral, 10 gol stagionali, dentro fin dal pronti, via? Io, come al solito, mi affido a Fonseca, che tutto sa, tutto conosce e tutto valuta. In Portogallo la Roma ha dovuto fare i conti con un sacco di problemi, l'allenatore è stato costretto a scelte inedite dimostrando non solo di avere sotto mano un piano B, ma addirittura un piano C. Segno che la Roma è una squadra. Vera. E lo aveva dimostrato anche quando la partita andava avanti undici contro undici. Ognuno, per carità, è libero di pensarla come vuole, ma la Roma ha giocato una gara di alto spessore. Nonostante Karsdorp e Spinazzola centrali di difesa, oppure Veretout quinto a destra. E se qualcuno vuole reiterare il concetto del «Sì, però era il Braga...», io ribatto «Sì, però era la Roma». E non credo che ci sia bisogno di altre parole o spiegazioni. Daje.
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