AS Roma

AS Testaccio 68, la scuola calcio esule cacciata e mai tornata a Campo Testaccio

Giocano da anni a Centocelle aspettando di tornare, ma non hanno mai abbandonato il nome e il simbolo del Rione XX

PUBBLICATO DA Valerio Curcio
13 Ottobre 2017 - 10:00

«Sembrava dovesse durare poco». Così Alessio Di Curzio, membro del Consiglio Direttivo dell'AS Testaccio 68, ricorda il momento in cui la storica squadra del rione fu allontanata dall'unico posto al mondo in cui avrebbe voluto stare: quel rettangolo di terra a via Zabaglia. «Sono invece otto anni che aspettiamo. E vogliamo tornare. Ho fatto una promessa a Pippo Leonardi, storico presidente e allenatore dal cuore enorme: Campo Testaccio porterà il suo nome».

Campo Testaccio negli anni 2000

Quando il Testaccio 68 fu allontanato con la promessa di un rapido ritorno, la società si stabilì a viale Marconi, per non perdere la partecipazione dei tanti bambini e ragazzi di zona. «Dopo un anno, però, i costi erano insostenibili e ci siamo trasferiti a Centocelle, nei campi dell'Atletico 2000».

Marco D'Alessandro, direttore sportivo del Testaccio, è arrivato in società quando via Zabaglia era già solo un ricordo: «Inizialmente avevamo una sola squadra, perché ci sembrava inutile rifondare un progetto florido per poi vederlo distrutto al momento del ritorno a Testaccio. Tre anni fa i dirigenti mi dissero invece di ricreare tutte le squadre». Ma anche lui vive cosciente che un ritorno a casa sarebbe la prospettiva migliore: «Testaccio è la nostra identità di società: il nostro nome, il nostro simbolo, i nostri colori. Sarebbe bello tornare a rendere un servizio a un quartiere in cui le opportunità di praticare sport sono poche. E anche noi ce lo meritiamo: non voglio dire che siamo le prime vittime, perché i primi a rimetterci sono stati i residenti, ma subito dopo come danno subìto ci siamo noi. Siamo lontani dalle nostre radici».

Chi si occupa dell'AS Testaccio non ha passato otto anni ad aspettare. Oltre a riattivare la scuola calcio in tutt'altro quartiere, i dirigenti hanno preso parte a molti incontri volti a facilitare il ritorno della squadra nel Rione XX. «Noi abbiamo ancora due anni di concessione - spiega Di Curzio - Ma al momento la situazione non è chiara. Io credo che qualche diritto di prelazione su quel campo ce lo abbiamo, visto il grande danno che ci è stato causato. Vedremo il da farsi: se l'amministrazione non lo riterrà opportuno saremo costretti a ricorrere alle vie legali. Ci incontreremo a breve e cercheremo insieme di trovare una strada percorribile. Ormai la situazione è questa e va affrontata nella maniera più costruttiva possibile».

Come andrà a finire lo scopriremo nei prossimi mesi. La Roma, stando a quanto racconta Di Curzio, non è disposta a investire: «Penso sia giusto, perché il calcio giovanile è un investimento a perdere, ma ci ha dato la disponibilità a portare avanti un progetto tecnico insieme. Resta il fatto che tutti gli sponsor, piccoli o grandi che siano, sono ben accetti. Ma qui ne servirebbe uno proprio grande, o tantissimi piccoli». Chissà quando i bambini con le maglie giallorosse e l'anfora sul petto torneranno a correre all'ombra del Monte dei Cocci.

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