AS Roma

Schick si è preso il pallone: la rinascita dell'attaccante ceco

La Roma ricomincia a lavorare dopo il giorno di riposo. Le parole e la forma fisica del 22enne sono i segnali di un inizio tutto nuovo: "Ora sono più cattivo"

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
29 Luglio 2018 - 07:25

Ieri è stato il giorno del riposo assoluto per il gruppone giallorosso di stanza a San Diego, compresi Olsen, Kolarov e Fazio che pure sono reduci dal Mondiale e quindi hanno spostato di un paio di settimane i giorni di vacanza e oggi sono inevitabilmente più indietro di preparazione rispetto ai compagni. Ma il jet lag ha avuto i suoi effetti su di loro come sugli altri i primi due giorni di permanenza in California e poi il lavoro preparatorio svolto la settimana scorsa li ha comunque aiutati ad avvicinare gli standard del gruppo. Nei prossimi giorni poi saranno sottoposti a qualche seduta specifica che servirà a pareggiare i conti e già dalla sfida con il Real Madrid di fine tournée (in programma il 7 agosto) saranno tutti pienamente a disposizione dell'allenatore. Difficilmente li vedremo invece in campo dall'inizio nella notte (italiana) tra martedì e mercoledì nella sfida col Barcellona.

Se poi bisogna prendere prendere un parametro di riferimento fisico per capire a che livello di preparazione bisogna arrivare, la maggior parte degli osservatori presenti agli allenamenti della Roma risponderebbe che Schick lo incarna alla perfezione. Il giocatore che stiamo ammirando sin dai primi giorni di lavoro a Trigoria sembra davvero un altro, almeno dal punto di vista fisico, rispetto a quello che si vedeva lo scorso anno. Lui è il primo a saperlo: «Il primo è stato un anno difficile - ha detto ieri a RomaTv - ma ora sono tornato più cattivo e sto bene mentalmente e sono preparato, questo fa la differenza. E sono particolarmente contento di non avere fastidi, non mi fa male niente e sono felice di poter giocare senza nessun dolore». Chissà se il segreto risiede in quegli allenamenti specifici di hockey cui si è sottoposto quest'estate a Praga. Sta di fatto che le gambe sembrano volare quando corre, ma quando c'è da contendere un pallone si piantano sul cambio come le palme di San Diego: non puoi spostarle dal tuo orizzonte, puoi solo ammirarle. E i gol fioccano: tre al Latina, uno all'Avellino, uno al Tottenham, segna sempre, segna tanto, segna bene: «Io voglio segnare sempre, è importante farlo anche in allenamento, poi i risultati si vedono in campo».

Piano piano si sta prendendo il pallone. Chi segue Il Romanista ha già letto in questi giorni che dopo il rifiuto di Malcom, gli obiettivi del mercato della Roma sono cambiati proprio per le considerazioni indotte nello staff romanista dal rendimento di questi primi giorni del ceco. Ridurre ulteriormente lo spazio a un talento del genere, andando ad acquistare un altro attaccante sarebbe stato un errore e chissà che la piega presa col mancato trasferimento del brasiliano del Bordeaux non si trasformi in una grande opportunità per Schick. Lui adesso sembra aver capito anche meglio gli schemi di Di Francesco: «Ora tutti sappiamo come vuole giocare Di Francesco, ora ho capito tutto». Resta il nodo del ruolo: lui ogni volta che gli viene chiesto risponde candidamente sempre nella stessa maniera e cioè che preferirebbe sempre giocare al centro dell'attacco, ma che in ogni caso l'importante è giocare e può adattarsi benissimo anche a ruoli diversi. Si conosce al riguardo il pensiero del tecnico che fino a oggi, al ventesimo giorno di lavoro, non ha mai derogato dal 433 in ogni esercitazione svolta. Dunque appare chiaro che al momento Schick può giocare centravanti sono in alternativa a Dzeko e vista la strabordante condizione del bosniaco spazio potrebbe averne poco quando si comincerà a giocare per i tre punti. Ma in un grande club ormai è così. E spesso arriveranno anche esercitazioni diverse per provare a far coesistere i due facendo magari partire Schick dal centrodestra, in fondo posizione da cui partono quasi sempre tutte le sue migliori giocate.

Dell'armata verde della Roma sembra quasi il veterano, ma a volte ci si dimentica che ha appena 22 anni: «Non sono giovane come altri ragazzi che ci sono qui, ci sono due o tre anni di differenza. Per loro comunque all'inizio è difficile, non conoscono la lingua però hanno tanta qualità e secondo me in poche settimane capiranno tutto e giocheranno bene». Lui forse ci ha messo un po' di più, ma alla fine si sta prendendo la Roma come in campo si prende i palloni da spedire dietro la porta avversaria. Il suo fisico è ormai una macchina da guerra e ieri è stato tenuto a riposo come gli altri. Poi oggi, dopo la giornata trascorsa da qualche giocatore in giro per la California (mentre altri sono rimasti a San Diego e qualcuno ha raggiunto persino la famiglia in vacanza in zona, come Dzeko), da stamattina si tornerà a faticare sul campo dell'Università. Oggi doppia seduta, domani solo mattina e poi dopo pranzo (a sera inoltrata in Italia) si vola a Dallas dove per il gran caldo previsto non sono state programmate sedute di allenamento. Di Francesco guiderà solo martedì mattina una sessione di palestra direttamente in albergo, poi alla sera (21 ore del Texas, le 4 di notte in Italia) ci sarà la sfida col Barcellona. Davanti a tutto lo stato maggiore romanista, con Pallotta, Baldissoni, Monchi e Baldini.

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