Mirante: "Savorani è esigente, stiamo lavorando duramente"
Il neo acquisto giallorosso: "Il ruolo del portiere è cambiato. Ora è necessario che il portiere sappia giocare con i piedi per essere utile sul piano tattico e tecnico"
Antonio Mirante, neo acquisto giallorosso, ha parlato del suo ruolo e delle sue ambizioni a Roma TV. Queste le parole del portiere giallorosso:
"Il fatto di avere un allenatore nuovo, un ambiente nuovo e anche una squadra dal blasone sicuramente maggiore mi impone di avere un atteggiamento diverso. Cerco di affrontare questa nuova avventura con la massima dedizione e con un approccio giovane, perché il mio ruolo me lo impone e me lo impone l'importanza della società in cui sono. Ovviamente devo fare conto a volte con quella che è la mia età, ma 35 anni per il mio ruolo è un'età abbastanza buona per continuare a pensare di essere nel pieno della carriera".
Quando ti hanno prospettato la Roma, hai subito detto di sì?
"Ho pensato a quelli che potevano essere i pro e i contro. E dopo pochi secondi i pro erano talmente superiori ai contro che indipendentemente dal mio ruolo e da quello che farò qua che non ho avuto dubbi. Perché era una cosa che volevo, che mi ha soddisfatto subito. Ho spinto perché andasse a buon fine".
Mi fai una tua scheda? Pregi e difetti.
"Sicuramente non sono un portiere molto appariscente. Sono un portiere comunque essenziale e credo di avere buone caratteristiche fisiche, nonostante la mia età. Cerco di mantenermi bene perché credo che nel calcio di oggi il portiere debba essere un atleta completo. Forse il migliore della squadra. E per questo credo che sia fondamentale per il portiere la cura dei dettagli. Per quanto riguarda i difetti, e con Savorani ne sto scoprendo più di quanti pensavo di averne (ride, ndr), mi piace pensare che non sono un portiere permaloso e questo è un vantaggio quando ti approcci con un preparatore diverso, che magari ti fa vedere alcune cose con occhi diversi. Cambiare alla mia età, a volte, può infastidire, ma l'approccio che mi dà lui non mi fa pesare questi cambiamenti e mi fa avere voglia di imparare nuove cose".
Anche in America per voi portieri non cambia nulla.
"Savorani è esigente. Cura molto i particolari e vuole che si perfezioni ciò su cui lui va a lavorare. Possono essere necessarie due ore, o di più, ma è giusto che lui ci lavori tanto, soprattutto all'inizio quando devi assimilare certi concetti fondamentali poi per tutto l'anno. E' un allenatore che lavora tanto sulla tecnica ed è per questo che lavoriamo tanto sul campo. Bisogna adattarsi ma se capisci che puoi avere tanti benefici lo fai sicuramente con un approccio diverso".
Il ruolo del portiere oggi.
"Inizialmente si pensava che per fare il portiere tu dovessi essere pazzo. Ma io credo che la pazzia risieda solamente nella scelta di questo ruolo, che ti porta a fare molte cose diverse rispetto al resto della squadra. Credo che la pazzia sia affrontare molte situazioni che altri giocatori non devono affrontare. Io mi reputo una persona abbastanza serena ed equilibrata, e questo credo che aiuti. Ovviamente anche la mia esperienza, che compensa quei momenti dove potrebbe uscire fuori la pazzia: magari qualche respiro in più lo faccio. Il cambiamento del ruolo. Molti portieri oggi devono saper giocare con i piedi, oggi anche da parte degli allenatori c'è l'esigenza che il portiere sia preparato anche sul piano tattico e soprattutto tecnico. Molti allenatori vogliono che la palla si giochi da dietro e in un certo modo. Anche lì c'è da allenarsi, da mettersi in pari con i compagni di squadra. Perché una palla data dietro può significare molto":
Ci sono molti ex portieri nello staff dirigenziale: De Sanctis, Monchi...
"Un portiere si sente sempre sotto osservazione. Sicuramente c'è modo di confrontarsi e questo è un valore. Credo che avere in squadra e in società tante persone del mio ruolo può essere un vantaggio. Sono persone che non sono invadenti, rispettano il loro ruolo. Ma secondo me possono essere un valore aggiunto, quindi ben vengano sotto questo punto di vista":
Tutti dicono che nel gruppo della Roma ci si sente subito a casa.
"Questo è legato all'ambiente. Sicuramente ti inserisci facilmente in questo gruppo perché quelli che sono qua da più tempo fanno subito capire e vedere quanto ci tengono a questo ambiente e quanto stanno bene qua. E' significativo e l'attaccamento è un elemento che giova a tutti e si vede anche in campo. Perché se tu vuoi bene alla squadra, al posto, alla città, ma non vuoi bene alla società non vai tanto avanti. Invece qui c'è quella spina dorsale che vuole molto bene alla società e che dà beneficio a tutto e a tutti".
Cosa diresti a un bambino che sceglie di fare il portiere?
"Di provare prima a giocare fuori (ride, ndr). Sicuramente il consiglio che dò a un ragazzo che vuole approcciarsi a questo ruolo è quello di prepararsi al sacrificio e di prepararsi a dare il 100% nella propria professione, perché è un ruolo dove i minimi particolari e i dettagli sono fondamentali. Sicuramente deve voler bene al proprio ruolo".
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