Una Roma senza difesa, sia in campo che fuori
Il problema: con i quattro di ieri sera sono trentacinque i gol incassati nelle venticinque partite ufficiali giocate in questa stagione
Senza difesa. Nel senso più pieno del concetto. Che parte dalla Caporetto contro lo Spezia e finisce con un reparto difensivo che tutto è meno che difensivo. Un disastro. Aggravato, roba da pazzi, dal secondo folle errore regolamentare che sconfina nel ridicolo per non dire di peggio. Dopo la figuraccia nel derby, uno si immaginava una reazione. È andata peggio, in campo e in panchina, due espulsi, un sesto cambio che non si poteva fare, altre quattro pappine sul groppone e addio, per l'ennesimo volta alla coppa Italia che, ci avevano detto, era un obiettivo della stagione.
Qui limitiamoci, se mai fosse possibile, alle quattro pappine. Che sommate a tutte le precedenti fanno un totale di trentacinque in venticinque partite ufficiali giocate. Ventisei i gol subiti in campionato (in diciotto gare), cinque in Europa League (in sei), quattro nell'unica sfida di coppa Italia che ha certificato una delle brutte figure peggiori della nostra storia, oltretutto un bis contro lo Spezia che aveva già banchettato da queste parti sempre in coppa Italia (e che sarà l'avversario finale del nostro girone d'andata incredibilmente sporcato nelle ultime due gare). Numeri da squadra di bassa classifica, non da squadra che vuole inseguire l'obiettivo di un ritorno in Champions League. Numeri che certificano problematiche collettive e di singoli che sono deflagrate soprattutto in quest'ultima parte della stagione. Anche se pure in precedenza i segnali erano stati di una tenuta difensiva che tutto era meno che una tenuta difensiva.
I professoroni del calcio ci hanno sempre spiegato che la fase difensiva è una questione che deve coinvolgere tutta la squadra, altrimenti i guai sono sempre dietro l'angolo. Sarà vero, non lo mettiamo in dubbio, l'organizzazione in campo, gli equilibri tra i reparti sono concetti fondamentali nelle fortune di una squadra, ma non può essere soltanto questo a spiegare le cicliche Caporetto a cui va incontro questa Roma. È inevitabilmente anche una questione di uomini.
Prendiamo Mancini, per esempio. Che fine ha fatto? Perché questo nervosismo che lo porta a prendere due cartellini gialli contro lo Spezia? Dove è finito il difensore che non abbassa mai lo sguardo? E di Kumbulla ne vogliamo parlare? Dove è finito il ragazzo italo-albanese che avevamo ammirato all'inizio di questa stagione? Contro lo Spezia Fonseca lo ha rimandato in campo, ma Kumbulla ci ha fatto capire perché in precedenza era rimasto a guardare. Sembra appesantito, senza brillantezza, forse sta pagando ancora le conseguenze del dopo Covid, certo ieri sera è sembrato la brutta copia del giocatore arrivato da Verona.
Ibanez, poi. Rimasto in panchina contro lo Spezia fino ai supplementari, il brasiliano tutto ha fatto meno che cominciare a cancellare la bruttissima figura fatta nel derby, incapace di dare un segnale di risveglio. Ci sarebbe anche Smalling rimasto a riposo in coppa Italia, riposo dettato non soltanto dal turnover, ma anche perché l'inglese, fortemente voluto da Fonseca e dalla Roma nel mercato estivo, finora non è stato quasi mai il giocatore che aveva conquistato gli occhi e il cuore nella sua prima stagione da giallorosso. Del resto se ci si deve affidare a Cristante in più di qualche occasione (Fazio e Juan Jesus di fatto non entrano più in nessun tipo di rotazione), il problema ci sembra evidente. Ci sono i numeri che lo dimostrano. E preferiamo non aggiungere altro.
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