Monchi: "Sono più tifoso che Ds. Vorrei essere in curva e non nel palco"
Prima della sessione di allenamento mattutina, il direttore sportivo giallorosso ha parlato del ritiro di Trigoria e del bilancio momentaneo del mercato giallorosso
Il direttore sportivo della Roma Monchi ha parlato prima della seduto di allenamento di questa mattina ai microfoni di Roma TV. Queste le parole del ds, che ha voluto fare un bilancio del ritiro giallorosso di Trigoria e del mercato della Roma:
Un ritiro molto positivo. Che bilancio può fare di questa preparazione svolta qui, all'interno di Trigoria?
"Prima di tutto rispetto quello che ho detto ieri. Era una scelta un po' difficile quando abbiamo deciso di rimanere qui a Trigoria, ma credo che alla fine abbiamo trovato la strada giusta, tutti sono stati felici: i calciatori, lo staff tecnico e i dipendenti. Anche il livello del lavoro è stato buonissimo. Per questo credo che il bilancio finale di questo ritiro sia estremamente positivo".
Giudizio sui nuovi?
"Questi primi giorni sono sempre gli stessi: bisogna capire se sono pronti a livello di atteggiamento, per il cambio di squadra, per il cambio di compagni. Davvero, sono rimasto sorpreso dall'applicazione di tutti e credo che questo sia importante. E' stata una delle mie prime idee: avere qui al ritiro tutti i giocatori il più presto possibile, così da rendere più facile l'adattamento dei nuovi. A volte dimentichiamo che i calciatori sono anche persone, che hanno bisogno anche di tempo. Credo che il mister sia molto contento e io sono molto contento. Ancora manca tanto a livello fisico e a livello tecnico, a livello tattico, ma come prima impressione sono molto contento per l'applicazione verso il lavoro che hanno avuto tutti".
Abbiamo presentato molti giocatori nuovi, quasi uno al giorno.
"Non era una cosa senza pensare, era una cosa pensata. Perché sappiamo che purtroppo non ci sono stati molti giocatori della Roma e sappiamo anche che tatticamente la rosa sarebbe al completo con i giocatori dell'anno scorso. Per questo, se fossimo stati bravi a portare il più presto possibile altri giocatori, il mister avrebbe allenato il 90% della squadra fin da subito".
E' d'accardo che il mercato finisca prima quest'anno?
"Se finisse domani sarei ancora più contento. Non perché voglio andare in vacanza, ma perché ho sempre difeso l'idea che il mercato si chiuda prima dell'inizio del campionato. Così va bene per l'Italia, mi dispiace che chiuda solamente il mercato italiano. Perché a quel punto se dovessero mancare delle cessioni, saremmo un po' in difficoltà, perché non avremmo la forza. Ma è un primo step per migliorare in futuro. Il mercato non dura 2-3 mesi. Il mercato inizia quando finisce la sessione precedente. E' tanto, ma non solo per la stanchezza del direttore sportivo, che c'è comunque (ride, ndr). E' troppo, non c'è bisogno di così tanto tempo. Penso si possa fare anche in un mese, un mese e mezzo".
La tournée americana.
"Penso sia importante per due motivi. Il livello sportivo prima di tutto perché abbiamo la possibilità di misurarci con squadre di alto livello, come Tottenham, Barcellona, Madrid, e continuare la preparazione. Poi anche per il brand, perché se noi giochiamo un torneo dove giocano Real Madrid, Barcellona, Chelsea...vuol dire che siamo ad alti livelli, che stiamo lavorando bene. Questo è importante perché la crescita del brand, la crescita del nome Roma, per tutti noi che lavoriamo qui è fondamentale. E vedere la Roma con questi nomi a me piace tanto".
Non c'è una squadra che ha acquistato tanto come la Roma. Ma non è una rivoluzione.
"Stiamo provando a costruire qualcosa per il presente e per il futuro. Manca ancora qualcosina, come ho detto. La mia idea è di fare meno acquisti in futuro, ma penso che adesso abbiamo bisogno di questa piccola rivoluzione per cambiare qualcosa. Ma io penso che questo messaggio sia importante. Perché sempre si parla sempre della Roma che vende i giocatore, ma la Roma compra anche i giocatori (ride, ndr). Anche per questo bisogna inviare un messaggio positivo. Perché la Roma ha ambizione per costruire qualcosa di importante, ma non solo per un anno, per tanti anni".
Lei ieri ha fatto l'esempio del palazzo di 10 piani. A che piano è la Roma?
"Io credo che siamo vicini al piano più alto, all'attico. Ancora manca un po', non possiamo dire bugie. Ma credo che con il lavoro, con la fiducia, con il collettivo, stiamo piano piano andando più su. Credo veramente che stiamo andando avanti e che stiamo sulla strada giusta. Sono convinto che la strada che abbiamo intrapreso porti alla fine all'obiettivo che vogliamo":
Conoscere un ragazzo nel momento in cui viene acquistato... Quanto è fondamentale per un ds conoscere il ragazzo?
"E' molto importante. Perché il giocatore potrebbe essere pronto per una squadra e non per un'altra. Perché gli obiettivi sono diversi, l'entourage è diverso, anche l'ambiente è diverso. Un ds deve capire che questo giocatore ha posto fiducia in questa filosofia di gioco e di vita, che ha capito che questa è la scelta migliore per lui. A volte sono convinto che se ci pensiamo escono molti nomi di giocatori che hanno fatto molto bene da una parte e male dall'altra. E ti chiedi "Ma ci è arrivato il cugino?". No, semplicemente non trova il suo posto a livello personale e umano. Noi, come ho detto, non possiamo dimenticare che i calciatori hanno un lato umano, sono persone. E noi, noi tutti, abbiamo bisogno di trovare la tranquillità, la fiducia... Perché siamo persone. E loro sono persone. E il calciatore non dimentica mai come si gioca, ma è la persona che necessita del giusto ambiente, per sviluppare il proprio percorso da calciatore".
C'è qualche giocatore che lei ha preso che nel tempo ha fatto una carriera superiore rispetto alle sue aspettative?
"Per fortuna ho avuto giocatori che sono diventati importanti. Io posso parlare e dire che a livello sportivo parlo sempre di Daniel Alves. Perché ha avuto un percorso perfetto. E' arrivato senza nome, ha giocato nella nostra squadra che lottava per non retrocedere. Poi ha cominciato a lottare per andare in Europa. Poi ha vinto il campionato. Poi è stato venduto per tanti soldi e dopo ha vinto tanto. A livello personale, per me, un giocatore che anche ha fatto un percorso straordinario è Ivan Rakitic, perché a livello personale è difficile andare a trovare un altro così. 20 giocatori con le stesse doti tecniche, vincono tutti. Ma la mentalità sua è incredibile. Ma sono tanti e ne potrei dire tanti".
Ci ha impressionato Coric, anche per la sua personalità.
"Lui ha un vantaggio importante: è intelligente. Fuori dal campo è un ragazzo sveglio. Un ragazzo che dopo due mesi parla perfettamente italiano. E con questa qualità è tutto più facile. Ovvio, il cambio da Zagabria a Roma è importante, anche per gli obiettivi, ma lui ha le qualità per diventare un giocatore importante".
Quanto è stato importante l'applauso di ieri al Tre Fontane?
"Sì, importante. Non per il lavoro che facciamo, perché quello continua comunque. Lo stesso giorno che abbiamo venduto uno dei giocatori più importanti della squadra, arrivi all'allenamento e duemila tifosi ti fanno un applauso così. Ti fa piacere perché continui a lavorare e soprattutto ti fa avere più positività per trovare questa strada che tutti vogliamo. Perché, per loro, noi vogliamo tornare a renderli felici. Uno spettacolo. Ieri mi aspattavo sicuramente qualcosa di diverso, tipo "Vendine di più!" magari".
Il tifoso sa apprezzare.
"E' bello. Mi conoscete, sono diverso. A me piace avere un contatto diverso con i tifosi, attraverso Twitter, Instagram... Io sono fatto così, è il mio modo di lavorare, perché sono più tifoso che direttore sportivo. Mi piacerebbe essere più nella curva che nel palco. Questo è un bel segno. Che piace, che motiva, per fare una Roma più grande".
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