Dzeko rombo di tuono: sotto la pioggia la decide Edin
Sotto un temporale ininterrotto, la Roma consolida il terzo posto con un lampo del suo cannoniere su assist di Karsdorp, arrivato dopo un possesso di un minuto
Quando la Roma vince 1-0 con gol di Dzeko è sempre festa, a maggior ragione se serve a consolidare il terzo posto, se arriva contro un avversario irriducibile come la Sampdoria dell'ex Ranieri e se risolve un pomeriggio da tregenda per via di condizioni meteorologiche al limite dell'impossibile. E vincere di tigna, celebrando il ricordo di Renato Rascel e del suo amore infinito, sbloccando la partita davanti alla Sud che idealmente si poteva sentire ruggire nel secondo tempo arrembante della Roma, dà ancora più soddisfazioni e libera ambizioni più alte, da consolidare non solo mercoledì a Crotone, ma domenica a pranzo contro l'Inter di Conte, ancora all'Olimpico, dove questa Roma non sbaglia un colpo.
Ieri sotto questa pioggia battente e ininterrotta, per gran parte del tempo assorbita dal terreno di gioco grazie soprattutto alla protezione dei teloni fino a poco prima l'inizio della partita, ma che ovviamente ha reso il campo infido e scivolosissimo e ha smesso di cadere solo nel finale, quando ormai però si correva in un pantano, non è stata in nessun momento una partita facile per la Roma. Ranieri poi ci ha messo chiaramente del suo, come da antica scuola, chiudendo a doppia mandata (e doppia fila da 4) ai giallorossi la strada verso la porta difesa da Audero: rimasto quasi sempre al riparo della panchina e con un zuccotto in testa che lo rendeva curiosamente simile a certe versioni da battaglia di Carletto Mazzone, il tecnico ha messo in campo una squadra bloccata sugli esterni, con quattro difensori (tra cui Yoshida, spostato a destra), quattro centrocampisti assai cauti (con Candreva a destra e Jankto a sinistra), più Verre alle spalle del solo Quagliarella, praticamente non pervenuto. Così la Roma si è riversata nella metà campo avversaria, toccando vette altissime di possesso palla (media 70%) e praticamente senza mai rischiare niente, grazie all'attenzione dei tre centrali (Mancini, Smalling e Ibanez), al sapiente giro palla scivolato sui piedi di Villar e Veretout in mezzo, ma senza la consueta spinta mancina che garantisce Spinazzola, sostituito da un Peres un po' a disagio nel ruolo, con qualche impulso in più a destra di Karsdorp (in crescendo nel secondo tempo), e con Pellegrini e Mkhitaryan ispirati e mobili, a trovare varchi delle maglie difensive blucerchiate, con l'assistenza un po' pigra di Dzeko.
Nel taccuino della prima frazione spicca così una sola occasione da rete, con una bella incursione di Pellegrini, bravo ad accompagnare in area una verticalizzazione di Karsdorp, con immediato assist per Mkhitaryan che in scivolata ha subito il tempismo di Yoshida proprio a un metro dalla porta. L'armeno aveva avuto anche un'occasione propizia al 12' su bel lancio di Mancini con Tonelli ingenuo a far passare il pallone, ma sulla deviazione di petto in corsa la palla è praticamente sbattuta su Audero in uscita. Il portiere blucerchiato è stato bravo invece a deviare in tuffo un sinistro di Pellegrini ispirato da Karsdorp. Qualche dubbio sulla direzione del pignolo Chiffi si è cominciato a diffondere presto, con un intervento di Tonelli su Mkhitaryan al 5' (spinta evidente a sbilanciare l'armeno) non sanzionato dall'arbitro che però poi nel corso della gara fermerà due volte due iniziative offensive romaniste in area per presuntissime spintine accusate dai difensori. La Sampdoria si è affacciata invece dalle parti di Pau Lopez solo su una punizione respinta dalla barriera (su fallo concesso per una plateale simulazione di Candreva) e poi su un tiro dello stesso Candreva deviato in corner dal portiere spagnolo, sostituto di Mirante, uno degli otto assenti di giornata (con Zaniolo, Pastore, Spinazzola, Calafiori, Fazio, Pedro e Santon che nel prepartita ha alzato bandiera bianca e non è andato neanche in panchina).
Serviva maggior aggressività, e magari un po' di fortuna e di precisione in più. Così nella ripresa gli attacchi si sono fatti più continui, ma lo stesso non si è mai rischiato nulla nel palleggio. Al 6' Dzeko ha deviato fuori un cross di Peres (ammonito poi per un intervento su Candreva che non sembrava neanche fallo), al 13' la palla buona ce l'ha avuta Pellegrini, ma la deviazione di destro su cross di Veretout è uscita ciabattata. Al 17' anche la dea fortuna è sembrata volgere le spalle, quando una punizione di Pellegrini splendidamente tagliata in area ha trovato la collisione del testone di Smalling in torsione e ne è uscita una curiosa traiettoria che si è spenta morbida sulla traversa verso il palo opposto. Damsgaard è entrato al posto di Verre, mentre Fonseca ha atteso ancora prima di cambiare qualcosa visto che la squadra aveva ormai preso il sopravvento. Al 20' ci ha provato Mancini, ma il tiro solo parzialmente deviato si è spento addosso ad Audero. Al 22' il forcing si è fatto spietato, Dzeko ha fatto torre per Pellegrini, ma il suo sinistro è stato deviato in angolo e sul corner un'altra conclusione di Lorenzo si è impennata in area ed è finita sulla testa di Dzeko, e da lì indirizzata giusta addosso a Audero. Villar, ammonito, ha lasciato il posto a Cristante, Peres ha crossato bene per Karsdorp che si è fatto ingolosire dalla conclusione invece di servire Pellegrini in area e su una ripartenza la Sampdoria ha avuto la sua occasione, con una parabola calibrata da Candreva per Thorsby respinta da Pau Lopez senza cercare la presa. Ma proprio lì si è concretizzato il capolavoro romanista, con un'azione partita proprio dalla rimessa, con un minuto e mezzo di possesso palla a cui hanno partecipato tutti i giocatori, fino all'epilogo del cross da destra di Karsdorp uncinato perfettamente da Dzeko. Poi il finale, con Perez e Mayoral in campo con poco mordente, un altro paio di occasioni sprecate e un'altra punizione dal limite regalata da Chiffi alla Samp, sprecata da Candreva, e una ripartenza romanista fermata per fallo di Cristante sullo stesso Chiffi, a chiudere la serata storta, ma per fortuna non determinante dell'arbitro.
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