Roma, tra New Balance e maglia autoprodotta: i Friedkin al bivio
Per lo sponsor tecnico si può chiudere con il marchio di Boston. Ma offerta e tempo possono portare il club a fare tutto da soli
I Friedkin almeno un po' abbiamo cominciato a conoscerli. Non tanto per le parole, fin qui si sono limitati ad alcuni virgolettati più o meno di maniera dati alle stampe nei comunicati, quanto nei comportamenti. Che, almeno in questi primi quattro mesi di proprietà, sono stati improntati al motto chi va piano va sano e lontano. Nel senso che Dan e Ryan hanno già fatto delle scelte, Tiago Pinto, Stefano Scalera, la frenata per Milik, l'acquisto di Kumbulla, che come filo comune hanno avuto sempre quello di avere alle spalle riflessioni piuttosto che istinto accelerato.
Questo aspetto che poi magari nel tempo scopriremo che è stato propedeutico soltanto in questa prima fase da proprietari della Roma, lo stiamo toccando con mano anche per quello che riguarda il variegato, ma importante dal punto di vista degli introiti, mondo degli sponsor. La situazione del club giallorosso è tutta da mettere in piedi. Partendo dallo sponsor tecnico per finire con quelli della maglia dove, al momento, sicuro per la prossima stagione c'è soltanto quello della manica: Iqoniq che ha un contratto in scadenza nel duemilaventidue. Per il resto, ci sarà un complesso lavoro da fare, considerando soprattutto che questa maledetta pandemia che da un anno ha letteralmente sconvolto il pianeta, come ulteriore conseguenza ha portato pure a una contrazione dei valori che uno intende vendere, sponsor compresi.
A viale Tolstoj stanno lavorando alla questione. Partendo da quella dello sponsor tecnico, ovvero trovare chi prenderà l'eredità della Nike con cui la Roma, consensualmente, ha interrotto il rapporto qualche mese fa per decisione di James Pallotta. Di sicuro, possiamo dire con ragionevole sicurezza, che non ci saranno novità ufficiali entro la fine di questo insopportabile duemilaventi. In ogni caso da qualche settimana a questa parte, è trapelata la notizia di un'avanzata trattativa con la New Balance, marchio emergente nel mondo dello sport, sede in quella Boston di Pallotta, tanto è vero che i primi contatti con l'azienda sono stati attivati proprio dall'ex proprietario della Roma. Da quello che filtra, si è venuti a sapere che l'accordo potrebbe essere soltanto questione di tempo, anche se contemporaneamente la Roma sta portando avanti trattative almeno con altri due marchi. Il problema però che la società giallorossa si sta ponendo, è che se valga la pena firmare ora dovendo rinunciare a un certo numero di milioni.
L'interrogativo è legittimo perché pare che per il triennale di cui si sta discutendo, la New Balance garantirebbe qualcosa di meno di due milioni all'anno, cifra da cui poi sottrarre le spese di produzione (circa un milione e mezzo). Il guadagno per la Roma, insomma, ci sarebbe soltanto sul venduto con royalties maggiori rispetto alla norma (intorno al trenta per cento). A queste condizioni, però, la Roma si è domandata, anche per una questione di tempi (per produrre il materiale ci vogliono non meno di sei mesi), perché non fare da soli? Ovvero produrre come Roma il materiale tecnico avendo come garanzia economica quella che si guadagnerebbe interamente su tutto quello che poi verrebbe venduto. La Roma non lo ha soltanto pensato, ma già fatto.
Nel senso che è già pronta a produrre in proprio con tanto di abbozzo già pronto per le maglie della prossima stagione. È un'ipotesi che potrebbe diventare realtà se non si chiuderà con New Balance (o qualcun altro) entro il prossimo mese di gennaio.
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