Maradona, Bruno Conti ai Quartieri Spagnoli per omaggiare El Diez
Nel giorno della sfida contro il Napoli, il Sette di Nettuno si recherà sotto al murale dedicato al Pibe de Oro per celebrare il campione argentino
Dicono che a comandare la parte sinistra del corpo sia l'emisfero destro del cervello, quello dove risiedono fantasia, emotività, creatività. Se è vero, Maradona non poteva che essere mancino. Il piede sinistro ha permesso a Christy Brown di diventare un artista ai limiti dell'incredibile, talmente unico da essere magistralmente interpretato da un sublime Daniel Day-Lewis. E lo stesso piede è stato dono eccelso della Natura anche per Bruno Conti. Che ne ha fatto un uso straordinario. Tanto da essere riconosciuto nella sua grandezza dal più grande di tutti: Diego avrebbe fatto carte false per portarlo con sé a Napoli, immaginando forse dialoghi da urlo a base di pallone con l'altro mancino.
Il calcio non ha mai vissuto questa fortuna, perché per fortuna l'extraterrestre di Nettuno ha sempre scelto la Roma: «non potevo proprio vedermi con una maglia diversa», ha rivelato al sito del club a trent'anni dalla sua ultima presenza ufficiale in giallorosso. Eppure l'affinità con Maradona non è mai stata un mistero e ha trasceso la stima sportiva. I talenti si riconoscono fra loro. Questione di empatia. Che non si può spiegare, proprio come le serpentine del Sette e le magie del Diez.
Un'amicizia che travalica ogni antagonismo e rende Conti il rappresentante ideale della Roma per rendere omaggio a Maradona, nel giorno in cui si affrontano le squadre alle quali hanno consacrato le rispettive carriere. Interamente per Bruno, nella parte più fulgida per Diego, che da Napoli è stato adottato anche nell'iconografia. Un enorme murale che lo raffigura in maglia azzurra campeggia sulla facciata di un palazzo nel cuore dei Quartieri Spagnoli, a loro volta cuore della città vecchia. Un reticolato di vicoli che attraversa Napoli in verticale e da cinque secoli fa convivere miseria e nobiltà, residenze aristocratiche ai piani alti e "bassi" al livello strada, autoctoni e dominatori, straordinarie chiese e imprecazioni, luce e oscurità. Non soltanto metaforicamente. Una miscela di culture e sottoculture che meglio non potrebbe rappresentare l'eroe venuto dall'altro capo del mondo, eppure così calato nel carattere del luogo da sembrarne un nativo, perfino nella fisiognomica. E alla base di quel volto dipinto, del simulacro nella parte alta dei "Quartieri", c'è un vero e proprio altare, più sacro che laico. Sciarpe, magliette, candele, fiori.
Nel giorno più triste è cominciata lì la processione, oscillante fra lacrime e fumogeni, silenzio e cori, poi arrivata ai bordi del San Paolo e in piazza del Plebiscito. Come fosse uno sfogo in ampiezza in altri due luoghi simbolo del popolo. Ma è nella parte più autentica e lontana dalle telecamere che alberga l'ideale camera ardente. Dove oggi si recherà anche l'amico-avversario Bruno Conti, a portare il suo tributo personale e della Roma. Al di là di ogni rivalità, una scelta di cuore. Anche quello posizionato a sinistra
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