AS Roma

Romani, capitani, bandiere: De Rossi, Florenzi e Pellegrini in campo, Totti in tribuna

Altro che "deromanizzazione": dalle Tre Fontane al campo intitolato ad Agostino, il filo giallorosso continua

PUBBLICATO DA Piero Torri
03 Ottobre 2017 - 10:00

Il filo rosso continua. Anzi, il filo giallorosso. Nel senso che la tradizione di protagonisti romani e romanisti con la maglia della Roma, non è solo passato, ma è presente e sarà futuro. De Rossi, Florenzi e Pellegrini in campo, Francesco Totti in tribuna a controllare che quel filo sia ancora resistente a tutto. Pensare che quando da queste parti sbarcarono quegli straccioni degli americani, una delle tesi più gettonate per gettare discredito e cattiverie nei confronti della Roma, è stata per anni quella di accusarli di voler deromanizzare la Roma. I rinnovi contrattuali di Totti e De Rossi furono cavalcati in questo senso. Non si disse niente, tanto meno si fecero le scuse, quando quei contratti furono firmati e festeggiati con tanto di brindisi, baci e abbracci.

Il capo d'accusa fu poi arricchito dalle vicende dei ragazzi del settore giovanile mandati a giocare da qualche altra parte con la formula del riscatto e controriscatto. È successo così con Alessandro Florenzi. È risuccesso con Lorenzo Pellegrini. Riscattati entrambi per una somma complessiva di circa dodici milioni. Oggi insieme possono valere una cifra tra i sessanta e i settanta milioni di euro. Non è successo con altri e pure qui c'è stato qualcuno pronto a puntare il dito. Si chiedevano, fintamente, ma come si fa a perdere giocatori come Verre, Caprari, Viviani, Ciciretti, Pettinari, Politano, Mazzitelli, D'Alessandro e via di questo passo? Tutti buoni giocatori, ci mancherebbe, ma c'è qualcuno ora disposto a dire che solo uno dei nomi che abbiamo fatto potrebbe essere un titolare in questa Roma?

Plusvalenze da record

Senza dimenticare che questi giocatori non riscattati, hanno garantito milioni di euro alle casse della società. Un esempio su tutti. La doppia cessione al Milan di Romagnoli e Bertolacci per un incasso complessivo di quarantacinque milioni di euro. Plusvalenze allo stato puro. E che, pure, non è che abbiano lasciato molti orfani considerando che Bertolacci ha fallito con il Milan e Romagnoli, nonostante il passare degli anni, continua a rappresentare più un prospetto che una certezza. E a San Siro, domenica scorsa, su quel tiro di Dzeko ci ha messo il gambone per garantire ai romanisti un'esultanza maggiore considerando le simpatie laziali mai nascoste dal centrale difensivo cresciuto a Trigoria. Il risultato è stato che la Roma continua a essere romana e romanista. A San Siro De Rossi e Florenzi titolari, Pellegrini in campo già nel primo tempo a causa dello stop di Strootman, costretto a chiedere il cambio per una ginocchiata sulla coscia rimediata in uno scontro con Borini. E questa sarebbe la Roma deromanizzata?

Ma non c'è soltanto il campo a smentire tutti quelli che hanno provato a gettare fango. Perché, sia chiaro, questa Roma non è che non si possa discutere, ci mancherebbe, ma per farlo bisognerebbe essere onesti intellettualmente e non propinare bufale ai tifosi. Come, appunto, quella della deromanizzazione. E allora, vogliamo parlare del Campo Agostino Di Bartolomei e del torneo sempre intitolato all'indimenticabile Capitano degli Anni Ottanta? È stata questa società a pensarli, progettarli, inaugurarli. Ma c'è dell'altro. Come, per esempio, il ritorno alle origini dell'impianto delle Tre Fontane dove, dalla stagione passata, è tornata a giocare le partite casalinghe la Primavera, come avveniva tanti anni fa.

E ancora. Con questa società è stata istituita la Hall of Fame, che sarà pure una roba americana, ma è una cosa che vuole riconoscere i meriti ai grandi romanisti del passato (Francesco Totti è stato inserito il giorno dopo il suo addio al calcio, senza attendere i due anni dal ritiro previsti dal regolamento). C'è stato per esempio Giancarlo Picchio De Sisti che quando è stato inserito nella Hall of Fame, non ha avuto remore a dire che «ci volevano gli americani per ricordare il mio nome». Qualcuno dirà: e la questione della stemma? Ci stanno le perplessità a proposito del cambio deciso da questa proprietà. Quello che stona è che il nuovo stemma è il dodicesimo (per esempio, ricordate il lupetto di Anzalone, disegnato da Piergo Gratton?) cambiato dalla società, ma in precedenza non ricordiamo sollevazioni popolari a proposito. Comunque, in generale, non sarà che questa presunta deromanizzazione è stata cavalcata soprattutto da chi a questa Roma non vuole bene a prescindere? Noi che vogliamo bene alla Roma a prescindere, ci consoliamo vedendo la squadra difranceschiana giocare con tre ragazzi nati e cresciuti da queste parti, De Rossi, Florenzi, Pellegrini. E Totti in tribuna. Il passato, il presente e il futuro. Della Roma.

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