AS Roma

La Roma è squadra. Nelle ultime tre gare sette punti in rimonta

Reazione e orgoglio. Con Benevento, Young Boys e Milan una “nuova” capacità di rimonta. Pellegrini e la difesa baby crescono

PUBBLICATO DA Piero Torri
27 Ottobre 2020 - 09:30

C'è qualcosa di diverso in questa Roma che, peraltro, è ancora una squadra in costruzione. Capace per tre volte, a San Siro, di recuperare il risultato.

Contro il Milan capolista che fino a ieri le aveva vinte tutte, presentandosi in campo con gli uomini contati o quasi, a casa rimasti Zaniolo, Smalling, Carles Perez, Diawara (Pastore) e i trombettieri meneghini la finiscano di sottolineare l'assenza in extremis di Donnarumma o, perlomeno, abbiano la decenza di ricordare le assenze anche degli altri, assenze pesanti, due titolari, due cambi di qualità. C'è qualcosa di diverso, dicevamo, perché contro questo Milan che, sempre i trombettieri hanno già proiettato a scatola chiusa nella prossima Champions League dimenticandosi troppo in fretta delle figure di melma che hanno fatto negli anni passati, per la Roma nostra è arrivato il terzo indizio, quella che certifica la prova come sa anche il peggiore dei criminologi.

Dunque, quanto volte nelle stagioni passate, siamo stati un po' tutti a imprecare nel momento in cui la Roma passava in svantaggio? Quasi se fosse una sentenza, si andava sotto e buonanotte ai suonatori, il più delle volte si era costretti al fischio finale a fare i conti con la sconfitta? A memoria diciamo un numero di volte innumerevole. Poi nei giorni successivi a quelle sconfitte, non si faceva altro che cercare spiegazioni sui perché la squadra non riusciva a reagire: mancanza di personalità come squadra e nei singoli, nervosismo troppe volte ingiustificato, incapacità di essere squadra nel momento in cui il gioco si fa duro e i duri dovrebbero cominciare a giocare. Analisi, ovviamente, che non riuscivano mai a trovare una risposta completa, figurarsi una soluzione. Ecco quel qualcosa di diverso a cui abbiamo fatto cenno, sta tutto qui.

Questa Roma non si squaglia nel momento che vede gli avversari passare in vantaggio. Primo indizio: partita all'Olimpico contro il Benevento, la squadra di Pippo Inzaghi va in vantaggio, la Roma ribalta, i campani pareggiano, i giallorossi ne fanno altri tre. Secondo indizio: esordio europeo in Svizzera, in casa della squadra campione, lo Young Boys va in vantaggio con un rigore più o meno simile a una barzelletta, la Roma delle riserve non riesce a rimettersi in pista, Fonseca manda in campo cinque titolari, risultato ribaltato, primi tre punti nel girone. Terzo indizio, quello che confeziona la prova: ieri sera a San Siro, Ibra come al solito ci castiga, Dzeko gli risponde, a inizio ripresa (come nel primo tempo, sarà il caso di lavorare su questo aspetto) becchiamo il secondo, rigore per noi (generoso), Veretout fa il suo, rossoneri ancora avanti con un rigore ancora più generoso, partita chiusa? Neppure per idea per questa Roma che pareggia per la terza volta con una spaccata sotto porta di quel ragazzino che rimane Kumbulla, qualche errore ancora di inesperienza ma anche la capacità di aver segnato il gol vittoria in Svizzera e quello del definitivo pareggio a San Siro, tutto in quattro giorni, applausi.

Il terzo indizio, poi, vale pure il quarto e il quinto. Perché magari qualcuno, con motivazioni giustificate, potrebbe pure dire che con Benevento e Young Boys non è poi impresa epica ribaltare il risultato. Ma se lo fai per tre volte contro il Milan capolista, a San Siro, come la mettiamo? La mettiamo che questa Roma, sottolineiamo ancora in costruzione, e mentre lo scriviamo tocchiamo ferro, comincia a essere una squadra nel senso più pieno della parola, un gruppo che in campo dà sempre quello che ha, giocatori che non si vergognano a dare una mano al compagno. Trascinata dall'esperienza e dalla personalità di quei giovanotti là davanti, alimentata da quei tre ragazzini là di dietro che faranno ancora errori ma che ci sembrano, in attesa del ritorno di Smalling, il prospetto di una linea difensiva per oggi, domani e dopodomani, regolata in mezzo al campo dal diesel di Veretout e da un Pellegrini che stiamo vedendo in crescita esponenziale.

Questa capacità di non arrendersi alle prime avversità, ci sembra l'aspetto migliore di questa seconda Roma fonsechiana che, per i più distratti, in questa stagione non ha mai perso, cinque partite di campionato, due con Juve e Milan, due vittorie e tre pareggi, un successo in Coppa, poi c'è stato il pasticciaccio brutto di Verona con Diawara, ma questo conta zero per il tecnico, i suoi giocatori e pure per noi. Quello che ci rende ottimisti, poi, è che i margini di miglioramento di questa squadra sono enormi. Non solo pensando al recupero di un potenziale campione come Zaniolo, o al ritorno in mezzo alla difesa di Smalling, ma anche a tutti i giocatori che sono andati già in campo. Pensate ai tre baby dietro (Kumbulla un errore come quello sul primo gol di Ibra difficilmente lo ripeterà), ma anche al pacchetto di centrocampisti, compreso l'assente Diawara, che possono tutti giocare e conoscersi meglio. Intanto c'è la squadra perché questa Roma è una squadra. E qualsiasi ambizione non può che partire dall'essere una squadra. La Roma lo è. Ieri sera a San Siro ne abbiamo avuto la prova.

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