Nel nome di Pedro
La certezza viene dall’ex Barça e Chelsea: «Contento di aver giocato la prima partita con questa maglia, peccato non aver vinto. Pensiamo alla prossima»
In attesa di scoprire chi sarà il centravanti e aspettando di toccare con mano le qualità di Kumbulla, il volto del calciomercato della Roma per ora risponde al nome di Pedro Eliezer Rodríguez Ledesma, per tutti semplicemente Pedro. Nessuno aveva pronosticato il suo esordio dal primo minuto nella prima uscita stagionale con il Verona.
Tutti pensavamo che avesse bisogno ancora di qualche giorno per smaltire a pieno il problema alla spalla. Un infortunio che è stato il manifesto del "mainagioismo" in salsa romanista per le modalità in cui era arrivato: negli ultimi minuti della sua ultima partita con il Chelsea si è infortunato alla spalla. Un ko non da poco visto che poi è stato costretto a operarsi, ma nemmeno troppo grave da spingere la Roma a rinunciare al suo ingaggio. Così al Bentegodi Fonseca gli ha affidato le chiavi della trequarti in coabitazione con Pellegrini. Pedro ha risposto con una prestazione di grande spessore. Subito ha fatto vedere il suo talento con un paio di spunti importanti e peccato che nel primo tempo non sia riuscito a concretizzare la palla gol che gli è capitata sul destro nel cuore dell'area veronese. Per il resto si è dannato per tutta la partita visto che non è stato sostituito, a dimostrazione che nonostante i 33 anni e l'infortunio alla spalle non ha problemi di tenuta atletica.
Con Pellegrini e Mkhitaryan ha disegnato trame interessantissime e non potrebbe altrimenti visto che anche se stiamo parlando di uno spagnolo, un italiano e un armeno, in campo parlano tutti e tre parlatno la stessa lingua universale del calcio. Nel vuoto del Bentegodi lo spagnolo rappresenta una speranza per le ambizioni future della Roma. «Sono molto contento di aver giocato la mia prima partita con questa maglia e questa grande squadra - ha scritto su Instagram - Un peccato non aver vinto, ora pensiamo alla prossima. Daje roma!». Proprio la mancata vittoria ha inevitabilmente sporcato il giudizio su qualche spiraglio di luce che pure è arrivato dalla partita di sabato. E Pedro è uno di questi. Nel ruolo di trequartista di sinistra riesce a leggere il gioco tagliando verso il centro, come vuole il tecnico, lasciando spazio alle sgroppate di Spinazzola, che non a caso è statto il migliore in campo. La sensazione è che Fonseca possa ulteriormente esplorare lo spettro delle sue qualità quando la Roma avrà un centravanti. In questo senso una punta alla Milik brava ad attacare lo spazio libererebbe ulterio posto per il potenziale dello spagnolo.
Leadership
Il feeling con il tecnico portoghese è scattato subito. I due si sono intrattenuti a lungo a parlare nei primi giorni di ritiro, continuando conversazioni già avute prima del suo arrivo quando Fonseca gli illustrava il suo ruolo all'interno dello scacchiere tattico giallorosso. Pedro ha risposto con un comportamento da vero leader fin dal primo allenamento con il resto della squadra. Lo spagnolo non è un leader alla Ibrahimovic che entra nello spogliatoio e attacca i compagni all'armadietto. È una guida silenziosa e decisa. Insegna dando l'esempio. Lo fa dall'alto della sua classe e del suo curriculum. In totale sono 25 trofei tra club e nazionale.. Ha vinto tutto: campionati e coppe nazionali, Champions League, Europa League, Supercoppa e mondiale per club, Coppa del Mondo e Europeo con la Spagna. Un fagotto pieno di trofei che però non lo appesantisce quando corre e rincorre in campo. Una grande abbuffata che però non ha saziato la sua fame di vittoria. Col suo carisma proverà a trasmetterla anche ai suoi compagni (giovani e meno giovani). Con la partenza di Kolarov, con Dzeko ad un passo dalla Juventus e nell'attesa del ritorno di Smalling, Pedro è pronto a tamponare l'emorragia di leadership e tecnica di cui sta soffrendo lo spogliatoio giallorosso. È pronto a diventare una certezza.
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