Grandi amori e addii al veleno: tutti i ds di Pallotta
Si parte con Sabatini, che porta giovani talenti e giocatori affermati. Massara l'uomo degli interregni, Monchi scopre Zaniolo ma sbaglia Nzonzi e Pastore. Con Petrachi non scatta il feeling
Sabatini, Monchi, Petrachi e gli interregni di Massara. Nei 9 anni con Pallotta presidente sono 4 le figure ad essersi avvicendate nel ruolo di direttore sportivo della Roma. Nella primavera 2011 con l'arrivo della società a stelle e strisce è iniziata l'esperienza dell'attuale dirigente del Bologna, quella che si rivelerà poi come la più lunga. Tra i compiti di Friedkin, ci sarà anche quello di trovare un nuovo ds, intanto ecco tutti quelli passati sotto la gestione Pallotta.
Walter Sabatini (2011-2016)
È stato il primo ds della Roma americana e quello più longevo, in carica dall'aprile del 2011, fino alla rottura col presidente americano nell'ottobre del 2016. Il suo mercato è stato scandito da un enorme flusso di acquisti e cessioni, mosse in grado di stupire, per un allestimento di squadre modulato in base alle diverse fasi. Di prospettiva nel primo biennio, quando pesca talenti cristallini e giovani a costi accessibili: Pjanic, Bojan e Marquiños su tutti; alla ricerca di forti personalità con l'avvento di Garcia: Maicon, Strootman, De Sanctis e Benatia gli emblemi del nuovo corso; per finire con colpi propedeutici al definitivo salto di qualità, come Alisson, Szczesny, Rudiger, Salah e Dzeko. L'ultima squadra costruita da Sabatini è quella che più si avvicina al titolo (a 4 punti dalla Juve campione), la sua conduzione annovera anche diversi flop, ma l'eredità lasciata è di prim'ordine.
Walter Sabatini @LaPresse
Frederic Massara (ottobre 2016-aprile 2017/ da marzo a giugno 2019)
Massara è l'uomo degli interregni. È subentrato a Sabatini quando il primo ds di Pallotta ha interrotto il rapporto con la Roma (ne era già un collaboratore molto stretto) e ha svolto il ruolo fino all'arrivo dello spagnolo Monchi. Quando poi l'attuale ds del Siviglia ha lasciato la Capitale nel marzo del 2019, è toccato ancora a Massara prendere l'incarico ad interim perché designato come vice dello spagnolo. Nella società giallorossa ha ricoperto anche il ruolo di segretario generale. Da luglio 2019 è il direttore sportivo del Milan.
Frederic Massara @LaPresse
Monchi (Aprile 2017- marzo 2019)
Il dirigente spagnolo è arrivato nell'aprile del 2017 dopo una lunga carriera al Siviglia. Sceglie Di Francesco per la panchina, cambia la rosa ma senza rivoluzioni sostanziali in un immediato non semplice dopo-Totti e punta gran parte delle fiches su Schick, cedendo Salah al Liverpool. Ai balbettii in campionato (chiuso comunque al terzo posto) fa da contraltare una Champions maestosa, preludio di grandi imprese nell'anno successivo. L'estate è caratterizzata da altre uscite importanti (come Alisson, Nainggolan e Strootman) ma l'usato costoso scelto per i ricambi è tutt'altro che sicuro. Nella trattativa che porta Nainggolan all'Inter rientra anche Zaniolo, ma elementi come gli Nzonzi e i Pastore deludono. Difra diventa poco difendibile e gli attriti col presidente inevitabili. Dopo nemmeno due anni anche lo spagnolo saluta per tornare al Siviglia, accompagnato da feroci critiche pallottiane (e non solo).
Monchi @LaPresse
Petrachi (2019/2020)
È Gianluca Petrachi l'ultimo direttore sportivo dell'era Pallotta. Arrivato a Trigoria al termine di una lunga querelle con il Torino e con il presidente Cairo, in conferenza stampa non si nasconde e si presenta subito come una figura pratica, un tipo sanguigno e diretto: "La Roma non è la succursale di nessuno"; "Non ci facciamo prendere per il collo", "Voglio gente che dia l'anima per 90 minuti" alcune delle sue frasi celebri. Ma non solo a parole: Petrachi si è dato da fare anche sul piano pratico. Sono dodici i rinforzi arrivati durante la campagna estiva, e più della metà di loro ha rappresentato parte dell'ossatura su cui si è basata la Roma di Fonseca nella sua prima stagione: Pau Lopez, Spinazzola, Mancini, Smalling, Diawara, Veretout e Mkhitaryan. Degna di nota anche l'operazione Kalinic, che soprattutto nell'ultima parte dell'anno ha messo a segno gol decisivi, così come quella di Zappacosta, che almeno sulla carta avrebbe dovuto essere il terzino destro titolare. Tanto lavoro per Petrachi anche in uscita: è riuscito a piazzare diversi esuberi come Nzonzi, Defrel, Gonalons e Schick, e ha sostituito i titolari (Manolas e El Shaarawy) cui ha dovuto rinunciare. Dopo la campagna acquisti invernale, che ha portato Villar, Carles Perez e Ibanez, il rapporto di Petrachi con la società si è incrinato: prima con Fienga, a causa di alcune uscite del ds in merito al mancato scambio con l'Inter tra Spinazzola e Politano; poi con Fonseca, in seguito all' "intrusione" negli spogliatoi di Reggio Emilia nell'intervallo di Sassuolo-Roma che il tecnico non ha particolarmente gradito. Ma lo strappo più grave è stato quello con Pallotta: dopo non essersi visto citare in quella che successivamente si è scoperto essere solo una parte di una lunga intervista al presidente giallorosso, Petrachi è andato su tutte le furie, e ha inviato a Boston un messaggio tutt'altro che formale che gli è costato il posto di lavoro.
Gianluca Petrachi
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