Roma-Fiorentina, tre punti a rigor di logica: quinto posto ipotecato
Solo con due tiri dal dischetto (trasformati con freddezza dall’ex Veretout) i giallorossi ottengono una vittoria cercata con determinazione
A stemperare gli effetti della puzzetta sotto al naso diffusa da chi potrebbe eccepire sulla vittoria di rigore, trovando obiezioni soprattutto per la concessione del secondo (che invece è corretto quanto il primo), va raccontata per intero la prepotente e vogliosa partita della Roma contro una Fiorentina messa in campo col solito freno a mano tirato, ad onta di un potenziale offensivo evidente solo a citare Kouamè, Ribery, Vlahovic, Cutrone per non dire di Sottil, rimasto in panchina, e del "terzino" Chiesa.
Ma la Roma, che aveva trovato il vantaggio allo scadere del primo tempo (Veretout su rigore per chiarissimo quanto ingenuo fallo di Lirola su Peres) ed era stata raggiunta da una testata di Milenkovic su calcio d'angolo al 9' della ripresa (gol assai simile a quello preso da De Vrij contro l'Inter, stessa porta e stessi errori difensivi, stavolta Diawara e Mancini), non ha mai smesso di crederci e attraverso un secondo tempo decisamente offensivo, concretizzato soprattutto nelle azioni che avevano portato ai quasi gol di Mkhitaryan e Kolarov (due pali interni con sinistri chirurgici, il primo peraltro deviato da Terracciano), ha legittimato una vittoria che è arrivata solo nel finale, al termine di un'altra convulsa azione con triplice occasione, culminata con un'uscita fallosa di Terracciano su Dzeko che aveva comunque mandato la palla fuori: logico che Chiffi abbia fischiato il rigore e logico che il Var Mazzoleni si sia preoccupato soprattutto di valutare se il pallone fosse ancora in campo al momento dell'impatto. Conseguenziali il sì e il gol trasformato con solita freddezza dall'ex Veretout, a blindare un quinto posto che potrebbe essere ufficiale già mercoledì in caso di vittoria a Torino.
Fonseca aveva scelto di giocarsela con quella che più o meno può essere considerata la squadra titolare nell'elegantissima ultima divisa rossa Nike con le bande orizzontali colorate (rosso chiaro, arancione e giallo), con Mancini e Smalling insostituibili interpreti della nuova difesa (il terzo ieri era Kolarov, quando Ibanez sarà al meglio se la giocherà col serbo, che tornerà buono anche in fascia), con i due esterni più penetranti che ha (Peres e Spinazzola), con regista e mastino ormai fissi (Diawara e Veretout), e col terzetto offensivo Pellegrini, Mkitaryan e Dzeko, ma è chiaro che Zaniolo (più di Perez) potrà far cambiare presto le gerarchie, in vista magari dell'imminente fase finale dell'Europa League.
Di fronte la già celebrata Fiorentina dell'era Iachini, due belle cerniere tra difesa e centrocampo di otto uomini più il portiere, più due attaccanti, Kouamè e Ribery. Fa semmai un certo effetto vedere Chiesa a tutta fascia sulla destra, costretto spesso a fare il terzino su Spinazzola: da quella parte nello stallo di un primo tempo con pochissime occasioni, un paio di volta Spina aveva trovato il tempo di andare alle spalle dell'attaccante ma non era stato servito tempestivamente e in ogni uno contro uno ha avuto vita piuttosto facile. Così emerge la domanda: che motivo c'è di mortificare un attaccante bravo come Chiesa se poi l'interpretazione generale è tanto difensiva? Problemi di Iachini che però sa indubbiamente proteggere la porta.
Così per la Roma passare nel primo tempo nonostante l'evidente superiorità territoriale e di possesso palla è stata impresa assai complicata. Il primo tiro degno di nota è stato di Pellegrini dopo 30' e 20", bravo Terracciano a respingere. Prima solo velleitari tentativi da lontano contrati (Dzeko e Miky, più Lirola), una punizione deviata dalla barriera (Kolarov) e una ripartenza su errore di prima impostazione (di Peres) su cui però la difesa romanista stavolta non è scoperta come avveniva ai tempi dell'altro sistema di gioco e recuperare per difensori attenti come Smalling e Mancini diventa più facile.
Al 40' un'occasione è arrivata quasi casualmente per la Fiorentina, su passaggio intercettato a metà campo di Diawara, sviluppo mancino con cross lungo sulla parte opposta per la rimessa di Chiesa verso il centro area, dove Kouamè ha trovato una buona coordinazione, ma il suo tiro è stato respinto da Ghezzal, a pascolare in fuorigioco davanti a Pau Lopez. E anche il gol della Roma è arrivato quasi casualmente, al 45', su tignoso recupero di Dzeko su palla da lui stesso perduta, e scucchiaiata verso Bruno Peres (tenuto in gioco, ovviamente, da Chiesa dalla parte opposta) che è stato colpito goffamente da Lirola all'altezza della coscia. Ineccepibile il rigore, trasformato da Veretout con freddezza alla sinistra di Terracciano.
Poi la partita si è accesa d'impulso nei tre minuti di recupero: al 47' una punizione da trequarti di Pulgar calciata splendidamente a scendere nella zona del secondo palo è stata colpita da posizione angolatissima da Pezzella, ma la traiettoria è stata respinta dal palo con Pau Lopez proteso a copertura dello specchio e sulla ripartenza immediata di Diawara, Dzeko ha conquistato un'altra punizione vicino l'area dalla parte opposta, e sul cross di Kolarov Mancini è svettato più alto di tutti depositando in gol, ma sfruttando evidentemente la posizione di fuorigioco rilevata subito dall'assistente di Chiffi.
Nel secondo tempo Iachini ha liberato un po' le briglie inserendo i più volenterosi Vlahovic e Cutrone per gli spenti Ribery e Kouamè, la Fiorentina ha alzato un po' il baricentro e tentato persino qualche pressione, uscendo dalla quale al 7' Dzeko ha rischiato di segnare il 2-0 (sinistro respinto) e Mkhitaryan sfiorato la prodezza personale su colpo sotto sull'uscita di Terracciano (palla fuori).Al 9', assecondando una storica legge del calcio, il già raccontato gol di Milenkovic.
Ne è nata una partita che la Roma ha giocato a senso unico (tranne un paio di ripartenze viola ben contenute da Smalling e Kolarov), con Zaniolo al posto di Pellegrini (fratturato al naso da un colpo involontario di Milenkovic), con il palo di Miky al 20', un salvataggio in tuffo di Caceres su Dzeko al 22', un miracolo di Terracciano su Zaniolo al 23', una punizione di Veretout alta di poco al 28', un colpo di testa fuori di Dzeko al 33', un sinistro ancora di Dzeko al 39' deviato in corner fino all'azione convulsa del 40', con clamoroso palo di Kolarov, primo tap in di Dzeko respinto, ancora un sinistro di Perez (subentrato per Miky al 37', con Cristante al posto di Diawara al 32' e l'indietro tutta di Iachini con Venuti al posto di Chiesa) su cui Terracciano ha compiuto l'ultima prodezza della serata, prima di colpire Dzeko in uscita sul quarto tentativo. Inutili le proteste corpose dei viola, inutili le bestemmie volate nella serata romana e non rilevate dagli arbitri, utilissimo il gol di Veretout a confermare il quinto posto della Roma, capace poi di gestire all'attacco gli ultimi sei minuti di recupero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA