Roma-Verona: alla ricerca del tris con la maglia blu dell'Europa
Contro la rognosa squadra di Juric i giallorossi cercano continuità dopo due vittorie. In campo con la terza maglia per consolidare la classifica e prepararsi per la Coppa
Alla ricerca del ritmo giusto. Condizione indispensabile per affrontare dignitosamente (e magari qualcosa in più) questo finale di campionato. La Roma non può che incrementare l'andatura per mantenere un quinto posto che è davvero il minimo sindacale da portare a casa dopo le tante tribolazioni di un 2020 finora più da dimenticare che da passare agli annali. Come insegna Nick Hornby però, il calcio regala sempre altre occasioni per rifarsi. Ad agosto ce n'è una che più ghiotta non si potrebbe avere: la sfida con il Siviglia può spalancare le porte a un sogno, raggiungibile con appena altre tre partite. Obiettivo al momento lontanissimo, non tanto per il calendario (mancano tre settimane alla ripresa europea) quanto per l'attualità, che consiglia di rimanere coi piedi ben saldati a terra. Per volare ci sarà tempo, a patto di continuare a macinare punti come nelle ultime due e di imprimere una frequenza anche maggiore agli sprazzi di grinta messi in mostra nell'ultima settimana. Per dare consistenza alle ambizioni di Europa League, c'è un'altra Europa League da conquistare sul campo, qui in Italia. Possibilmente in modo convincente, che tradotto vuol dire resistere agli attacchi alla quinta piazza.
Guai ad abbassare la guardia: un po' per orgoglio (visto che l'aspirazione fino a qualche settimana fa era raggiungere la zona Champions), un po' per senso pratico: essere sorpassati sul filo di lana vorrebbe dire finire sotto le forche caudine del preliminare, con tutto quello che comporterebbe a cavallo di due stagioni mai così vicine. L'Europa per l'Europa, dunque, in ogni senso e con il colore che più di altri rappresenta il Vecchio Continente: in maglia blu. Tanto per esorcizzare i precedenti, che se in coppa sono positivi, in campionato raccontano di due partite andate male, con Juventus e Milan. La prima particolarmente infausta per l'infortunio a Zaniolo, che però nel frattempo ha ribaltato il destino, e al ritorno in campo ha già aggiunto un'altra perla dal suo repertorio. Una firma che vuol dire speranza, per il presente e soprattutto per l'immediato futuro. A Fonseca toccherà ancora dosare l'utilizzo del gioiello, che per sua stessa ammissione non può essere - fisiologicamente - al top della forma. Ma, un passo alla volta e senza forzature, può tornare nel pieno se non altro delle energie, proprio in tempo utile per il torneo continentale. Sarebbe un'arma mica da ridere per rimettere in sesto il 2020 al fotofinish. La ricerca dell'assetto giusto alla ripresa ha subito tre intoppi che hanno compromesso il cammino, ma adesso che il tecnico ha trovato la giusta alchimia proseguirà sulla stessa direttrice per fissare le certezze tattiche che hanno fatto tornare la Roma al successo.
Peraltro di fronte si troverà una squadra rognosa, tosta, imbattuta per tre mesi prima della lunga sosta per la pandemia, abituata a rendere la vita difficile anche alle grandi (per informazioni chiedere a Juventus e Inter) e teoricamente ancora in corsa per un posto europeo, sia pure a dieci lunghezze dai giallorossi. Premesse utili a non abbassare la guardia questa sera all'Olimpico, sperando di contare sulla buona vena di Mkhitaryan e Dzeko, i due giocatori d'attacco in grado di creare i maggiori pericoli. Il bosniaco ritroverà il suo primo avversario italiano, affrontato in quell'occasione in campo avverso e punito due anni dopo all'Olimpico con una doppietta nel 3-0 del 16 settembre 2017. Hellas che ha fatto da cornice a un altro debutto storico in giallorosso, quello di Franco Tancredi, datato 28 gennaio 1979. I veronesi rappresentano alfa e omega di pezzi importanti della storia romanista: contro di loro l'ultima di Pruzzo e della Sud del vecchio Olimpico (prima della demolizione per Italia '90), che salutò il bomber con 106 striscioni di gratitudine, uno per ogni gol in campionato. Con il Verona anche l'ultimo gol di Bruno Conti, in un 5-2 della stagione successiva (25 marzo 1990) al Flaminio. E soprattutto lo struggente addio di Agostino Di Bartolomei ai colori del suo cuore, il 26 giugno '84, nella finale di Coppa Italia vinta davanti al proprio pubblico. Trofeo sollevato al cielo a un mese dall'altra finale, ad alleviare una sofferenza mai sopita.
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