Roma-Liverpool, unione d'intenti tra sogno e realtà
Solo applausi. Tifosi e squadra encomiabili: si riparte da qui, per far risuonare anche il prossimo settembre quelle note che tanti cuori hanno fatto vibrare e sognare
Se fosse possibile sintetizzare una giornata capace di far trattenere il fiato ad una città, basterebbe tornare indietro al triplice fischio di Roma-Liverpool. Le note di "Grazie Roma" sormontate e annichilite da un lungo, caloroso applauso. Segno di ringraziamento verso la squadra, la quale, avvicinandosi alla Curva Sud ha avuto modo di far incrementare ulteriormente i decibel.
Unità d'intenti
Ringraziamento reso dagli stessi calciatori, sul posto quanto davanti a microfoni e sui social, per sancire un'unione di intenti che dovrà esser decisiva nelle prossime tre gare. Per far risuonare anche il prossimo settembre quelle note che tanti cuori ha fatto vibrare e sognare. Che fosse un mercoledì speciale si era capito fin dai sorteggi, pochi però avrebbero pronosticato un arrivo del pullman giallorosso letteralmente scortato da una marea umana di braccia levate al cielo, sciarpe, bandiere e fumogeni giallorossi a colorare la città come richiesto a gran voce dal direttore sportivo Monchi.
L'attesa
Quei colori di cui si è vestito l'Olimpico tutto, gremito con largo anticipo in barba ad una tradizione di popolare anzitempo gli stadi, ormai sempre più desueta. Dalla Curva Sud passando per i Distinti, le Tribune e fino alla Nord: non un impianto diviso da barriere in plexiglass, ma un unico fiume in piena e argini non abbastanza alti da contenerlo. Cori, tanti, a scandire i minuti di un estenuante conto alla rovescia, con i dirimpettai inglesi a riempire il settore ospiti dopo una giornata caratterizzata da una gestione dell'ordine pubblico fortemente migliore rispetto alla gara d'andata. Nessun incidente, nessun contatto, clima teso e nervoso ma al tempo stesso pacifico: normalità delle cose, ma ogni tanto andrebbe dato merito a tutte le parti in causa. Tutte. Minuti eterni, secondi come ere geologiche ad accompagnare uomini, donne, anziani e bambini con la speranza nel cuore.
La Curva Sud
Fino all'ingresso in campo tra l'incitamento generale e uno stadio trascinato da una Curva Sud col petto gonfio d'orgoglio e la voglia di mettere la sua firma. Non è certo mancato l'impegno, nonostante partite di questo genere siano capaci di mozzare il fiato. Neanche nei momenti in cui anche la più fanciullesca mente sarebbe stata in procinto di arrendersi.
Dai rioni e dai quartieri erano arrivati fino a là e lì sono rimasti ben oltre la fine. Nel mezzo un lungo e incondizionato supporto e tormentoni stagionali alternati a cori recenti e ancora vecchi canti rispolverati nell'uggioso post partita di Anfield. "Forza Roma dai, lotta e vinci insieme a noi", cantavano i romanisti mentre la vittoria era lontana tre reti. "Che sarà, sarà" e "Noi non ti lasceremo mai", leitmotiv di serate dal risultato insperato, in negativo. La Roma segna e raddoppia mentre i suoi tifosi le promettono nuovamente di rimanere per sempre al suo fianco, fino ad un triplice fischio che mette fine ad un sogno.
Un punto di partenza
Gli occhi di nuovo aperti davanti alla realtà delle cose, neanche il tempo di rendersene conto e le mani in un gesto naturale a richiamarsi l'un l'altra come poli opposti. Applausi a scena aperta e lacrime di rabbia miste alla gioia di esser comunque arrivati ad un passo da Kiev. Questo non dovrà essere assolutamente un punto di arrivo ma un nuovo punto di partenza.
Del doman non v'è certezza, del romanismo sì ed è una cosa molto seria. Quel sentimento così puro da diventar ancor più solido nelle difficoltà.
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