L'analisi di Napoli-Roma: la strada è presa, ora serve l'anima
Con la difesa a 3 Fonseca ha trovato l'assetto definitivo, ma alcuni giocatori restano frenati: sta a lui liberarli, si rischia l'Europa
A tutti gli effetti non sembra cambiato niente con la Roma di Napoli rispetto a quello che la squadra ci aveva fatto vedere nelle esibizioni del 2020, pre e post Covid-19. A guardare i numeri della sfida del San Paolo, non si colgono significative differenze rispetto, ad esempio, ai numeri mostrati nelle due precedenti sfide, perse con due gol di scarto contro il Milan e l'Udinese. Stavolta la sconfitta è arrivata solo nel finale, e la difesa della Roma ci ha messo del suo per favorire la vittoria degli avversari. Eppure qualcosa di significativo è cambiato: per la prima volta nella stagione Paulo Fonseca ha schierato una difesa con tre centrali di ruolo. Nelle due precedenti esibizioni in cui l'assetto è stato numericamente simile (la partita del 25 settembre contro l'Atalanta all'Olimpico e quella del 16 gennaio 2020 a Parma in Coppa Italia) l'allenatore portoghese aveva in realtà schierato solo formalmente tre difensori, ma in realtà adattando nel primo caso Kolarov come difensore centrale e nel secondo Cristante in mezzo agli altri due difensori. Stavolta non ha avuto dubbi, stavolta ha fatto la rivoluzione che, su queste colonne, in qualche modo auspicavamo da tempo, almeno da quando era apparso chiaro che la squadra strutturata con quattro difensori, di cui due altissimi, non riusciva più a garantire un accettabile standard difensivo in fase di non possesso soprattutto nelle transizioni negative.
Se manca l'anima
A complicare la vita a Napoli sono state soprattutto le singole interpretazioni sulle palle cosiddette "libere" o "scoperte" degli avversari. Su questo Fonseca dovrà lavorare ancora a lungo, per quanto gli sarà possibile in questi tempi stretti che il campionato concede. Qualsiasi assetto difensivo può sbriciolarsi di fronte a interpretazioni approssimative come quelle viste al San Paolo. Nelle grafiche ne abbiamo riportate alcune, senza la pretesa che siano peraltro esaustive. Dicevamo dei numeri: la tabella riepilogativa qui accanto la potete leggere tutti, ma sembra ovvio che se si concedono 21 tiri e se ne fanno 8, se si dà l'opportunità agli avversari di tirare per 14 volte da dentro l'area di rigore, se si concedono 55 azioni offensive e, delle 29 proprie, se ne concludono appena quattro, il 14%, se si è pericolosi solo in contropiede (11 contro 2), si perdono 89 palloni (contro i 42 del Napoli) e se si lascia il possesso palla saldamente nei piedi degli avversari, soprattutto nel secondo tempo quando deve essere uscire fuori il carattere e la determinazione, diventa difficile pensare di uscire indenni contro squadre ben messe in campo e dall'alto potenziale tecnico come il Napoli di Gattuso, un tecnico che ha dei meriti evidenti dopo che Ancelotti aveva sostanzialmente annullato l'effetto Sarri.
Più sicura o più cauta?
Alla fine della partita Fonseca ha ricordato come mettersi con la difesa tre non significhi essere più prudenti, ma semplicemente più sicuri. Ha ragione, e basti vedere le partite dell'Atalanta, dell'Inter o della stessa Lazio, per rendersene conto. Quello che una volta era considerato uno schieramento prettamente difensivo adesso, grazie all'interpretazione dei tecnici di ottimo livello di scuola italiana, è diventata pura avanguardia. Certo è, però, che se gli esterni si appiattiscono così spesso sulla linea dei difensori, senza avere la gamba necessaria per potersi riproporre sempre anche in avanti, o se, come è successo a Napoli, la maggior parte dei passaggi degli esterni sono all'indietro (Zappacosta 28 su 49, il 57%, Spinazzola 30 sul 51, il 59%, numeri di AS Roma Data) significa che l'impostazione della singola sfida è stata prettamente difensiva, o comunque che l'avversario ti ha costretto alle corde e tu non hai avuto la forza per uscirne. Lo dimostra anche il dato del baricentro, riportato dal sito della Lega di serie A: nel primo tempo quello della Roma si è assestato sulla misura di 47,39 m, un paio in meno rispetto a quello del Napoli. Nel secondo, però, per la Roma è calato a 43,6 m mentre il Napoli ha avanzato il suo a 57,74: ben 14 m in meno. Una versione più cauta nelle scelte strategiche si è intuita anche nel posizionamento della linea difensiva sulle punizioni laterali: Fonseca stavolta ha scelto di abbassarla più indietro del solito, all'altezza del dischetto del rigore.
Quali soluzioni? Almeno tre
Soluzioni semplici non ce ne sono, ma è probabile che Fonseca abbia scelto la strada giusta. E, partendo sempre dal presupposto che parlare o scrivere su un giornale e trovare invece le soluzioni sul campo sono due mestieri molto diversi, e con diversi coefficienti di difficoltà, si possono in ogni caso individuare dei margini di miglioramento piuttosto ampi, almeno su tre fronti. Il primo riguarda proprio l'impostazione tattica e l'interpretazione dei singoli nei diversi episodi forniti dalla partita di Napoli. Con una buona sessione video, Fonseca potrebbe far notare ai suoi giocatori gli errori commessi senza dover ricorrere poi a troppe esercitazioni sul campo, visto che di tempo ce n'è poco. C'è poi una questione che riguarda l'aspetto atletico. Troppi giocatori della Roma, alcuni già nel primo tempo, camminavano in campo invece di correre: accettate tutte le giustificazioni possibili sulle temperature, le difficoltà logistiche, lo stress e gli impegni ripetuti, Fonseca ha in ogni caso a disposizione una rosa talmente ampia che può permettersi di cambiare addirittura 10 giocatori su 11 da una partita all'altra. Non è dunque tollerabile che qualcuno abbassi i ritmi di gioco.
Se non ce la fa, chiunque sia, sarebbe meglio tenerlo fuori. Fare nomi potrebbe essere indelicato ancorché sbagliato: a volte dal video si ha una sensazione che magari il campo, o, meglio, le prestazioni registrate sul cardiofrequenzimetro, smentisce. Ma è un fattore a cui l'allenatore dovrà ovviamente far caso. La terza e ultima questione riguarda l'anima di ogni calciatore: nei momenti più delicati della partita, nel vuoto dello stadio, si sentivano soprattutto i giocatori del Napoli che si confortavano l'un l'altro, e per tutti lo faceva spesso Gattuso. Sul fronte romanista, purtroppo, si è percepito un distacco rispetto all'importanza della posta in palio che era misurabile anche a livello sonoro. Ecco, anche tutto questo non è più tollerabile. Se qualcuno si sente frenato va liberato, in un modo o nell'altro. Per il rispetto che si deve alla professione, al datore di lavoro, ma soprattutto ai colori che si ha l'onore di indossare. Uscire dall'Europa sarebbe disastroso.
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