Procuratori ai tempi del Covid: così i club risparmieranno sulle commissioni
Il virus costringerà anche gli agenti ad un passo indietro sulle percentuali. La Roma è passata dai 6 milioni del 2015 ai 24 dello scorso anno
Bambole, non c'è una lira, pardon un euro. Attenzione, nessuno si senta escluso. Vale per tutti. Ovviamente anche nel variegato mondo del calcio, mondo in cui, peraltro, il cash che scorre è assai più ricco rispetto a molte altre realtà. Che questa pandemia tra le tante conseguenze con cui ci costringerà a dover fare i conti, avrà anche quella che tutti i pallonari, società, dirigenti, tecnici, calciatori, medici dovranno fare un passo indietro dal punto di vista economico.
E fra questi ci saranno inevitabilmente pure i procuratori che da qualche anno hanno contribuito in maniera esponenziale ad aumentare i costi a bilancio di qualsiasi società al mondo. Basti pensare alle ormai famose commissioni che, ormai, ogni volta che si chiude un affare di mercato o si rinnova (adeguandolo in meglio quasi sempre) un contratto, i signori procuratori si presentano alla cassa. E spesso quando si presentano lo fanno per incassare assegni con molti zeri. Vi forniamo qualche esempio, riferito alla nostra Roma.
Prendiamo Justin Kluivert, acquistato nell'estate del 2018 da mister Monchi dall'Ajax dopo una lunga trattativa che ha visto grande protagonista anche il procuratore dell'olandese che ogni volta che (Kluivert) rilascia un'intervista lascia interdetti (eufemismo) i tifosi giallorossi. Il ragazzino di belle speranze fu acquistato dai lancieri a fronte di un costo del cartellino pari a diciassette milioni duecentocinquantamila euro.
Una cifra importante pure in quel mondo del calcio che per certi versi vive e si ingrassa al di fuori dalla realtà. In realtà, oltretutto, il costo del figlio di papà, è costato quattro milioni in più, cifra che la Roma ha pagato al suo procuratore Mino Raiola. In percentuale siamo poco sotto il quaranta per cento del costo del cartellino. Ora, ammesso e non concesso che mister Mino possa essere la persona che ci sta più simpatica al mondo e che il ragazzo era a un anno dalla scadenza del contratto e questa cosa può avere un certo peso, ci sembra comunque una percentuale esorbitante. Una cifra, inoltre, che non tiene in nessun conto della direttiva data dall'Uefa che ha consigliato (si badi bene, consigliato non obbligato) i procuratori di richiedere le commissioni in un range tra il cinque e il sette per cento. In pratica per Kluivert è stato garantito oltre cinque volte il consiglio dei capoccioni dell'Uefa.
Un altro esempio? Quando la Roma ha riscattato Lorenzo Pellegrini per dieci milioni come da accordo per il diritto di riacquisto dal Sassuolo, al procuratore (e ai suoi collaboratori) Gianpiero Pocetta, è stata garantita una commissione di tre milioni e centosessantacinquemila euro, più del trentuno per cento, alla faccia del consiglio Uefa.
Terzo indizio: Olsen di cartellino è costato nove milioni (roba da pazzi), le commissioni per il signor Tutumlu (grande amico di Monchi con cui aveva lavorato per anni anche in Spagna) sono state di due milioni e trecentomila euro, oltre il venticinque per cento (tutti i dati che vi forniamo sono facilmente consultabili sul bilancio della Roma). Si potrebbe pure continuare.
Crediamo comunque che basti per capire come per una società di calcio sia sempre più complesso far quadrare i conti. In questo senso forniamo altri dati, questi consultabili sul sito della nostra Federcalcio. La Roma è passata dai quasi sei milioni di commissioni nell'esercizio 2015, ai 23.228.104 dello scorso anno, terza in questa classifica, preceduta da Juventus (44.320.948,36) e Inter (31.819.411, la Lazio ne ha pagate per 4.499.416,50 e Lotito ha discusso pure sui cinquanta centesimi).
Negli ultimi tre esercizi, la società giallorossa ha pagato commissioni per quasi settanta milioni di euro, quello in sostanza che ha incassato dalla cessione di Alisson. Pazzesco. È vero che le commissioni non vengono pagate tutte insieme. Solitamente tra le parti ci si mette d'accordo per un pagamento dilazionato spesso per quanti anni di contratto ha firmato il giocatore, ma anche in meno tempo, con scadenze trimestrali o semestrali, scadenza che, per onestà, bisogna dire che non sempre le società rispettano, posticipando i pagamenti, ma resta il fatto che quei soldi, prima o dopo, li dovranno pagare, pena ritrovarsi con il procuratore in un tribunale davanti a un giudice.
Ci sembra inevitabile, oltre che auspicare un deciso intervento dell'Uefa volto a trasformare il consiglio sulle percentuali in un obbligo, che nel prossimo futuro anche i procuratori dovranno stringere la cinghia (si fa per dire).
Servirebbe inoltre un gentleman agreement tra tutti i presidenti che fissi un tot massimo per le commissioni in modo da evitare giochi al rialzo che spesso, nel recente passato, hanno fatto la differenza in parecchi affari di mercato. Il problema non è tanto l'agreement, ma il gentleman. Quanti ne conoscete nel mondo del calcio? Noi pochissimi.
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