Quando il pareggio di bilancio vale quanto una vittoria
Semestrale in netto miglioramento. Al 30 giugno i ricavi e i costi potrebbero uguagliarsi. E la Roma lanciarsi verso un futuro davvero roseo
Non sappiamo voi, ma chi scrive, tabelline basilari a parte, non ha mai avuto un rapporto confidenziale con la matematica. Questione di gusti sempre più predisposti per la lettura piuttosto che per le moltiplicazioni. Detto questo, figuratevi con che stato d'animo abbiamo provato ad addentrarci nel bilancio della Roma con la semestrale chiusa a fine 2017.
Lo abbiamo fatto con l'obiettivo di capire e quindi provare ad anticipare quello che sarà il prossimo, trenta giugno 2018, che avrà un obbligo decisivo, quello del pareggio di bilancio per garantire al fair play finanziario quello che vuole il fair play finanziario. Obiettivo che, senza bisogno di aggrapparci al naturale ottimismo, siamo convinti che sarà raggiunto. Con buona pace di tutti, anzi quasi tutti perché ci sarà sempre qualcuno che proverà a cambiare le carte in tavola.
I numeri che trovate nelle tabelle di queste pagine, sono stati estrapolati dal documento ufficiale della società giallorossa. Vi diamo solo un'utile indicazione: quelli tra parentesi sono in negativo. Come i quaranta milioni e spicci del totale complessivo. Che è un numero importante, ma che è migliore di oltre tredici milioni rispetto a quello di dodici mesi prima. Comunque è un numero che il prossimo trenta giugno, se ripetuto, alla Roma non consentirebbe di rientrare nel parametro di pareggio di bilancio richiesto dall'Uefa. Anche se abbiamo scoperto che la matematica è un'opinione. Il fatto è che se il prossimo trenta giugno, il passivo si ridurrà, come si dovrebbe ridurre, a venti milioni, di fatto sarà raggiunta la parità di bilancio. È come se in un conto corrente di un comune mortale, un rosso di diecimila euro corrispondesse a non dover pagare interessi sullo sbilancio. Peccato non sia così, potrebbe far comodo a molti. Ma nella matematica del fair play finanziario bisogna tener conto che dall'eventuale passivo bisogna sottrarre una serie di voci: investimenti nelle infrastrutture, stessa cosa per quelli per il settore giovanile, le tasse. Una cifra, almeno per quel che riguarda i numeri giallorossi, quantificabile tra i venti e i venticinque milioni di euro. E allora meno venti vorrebbe dire zero. E non c'è bisogno neppure di aggrapparsi alla finanza creativa per spiegarlo. È proprio così. Alla Roma sono convinti che il meno venti sarà raggiunto, anche se non si dovesse materializzare, come è probabile peraltro, un main sponsor che manca da una vita e neppure se, come è possibile, la corsa Champions si dovesse concludere contro il Barcellona (se si andasse in semifinale sarebbe un trionfo). L'obiettivo in sostanza è a portata di mano, soprattutto perché, come ha fatto intendere a più riprese il ds Monchi, a giugno si materializzeranno cessioni che garantiscano le plusvalenze necessarie alla matematica, plusvalenze che allo stato attuale delle cose, dovrebbero essere di circa venticinque milioni.
C'è qualche altra cifra che ci piace sottolineare a proposito del bilancio romanista. La prima è quella relativa al costo del personale, costo in gran parte riferibile agli stipendi dei calciatori. Sono oltre settantatrè milioni gli stipendi che ogni sei mesi la società deve garantire ai suoi dipendenti. In sostanza, raddoppiando la cifra, vuole dire oltre il sessantatrè per cento dell'intero fatturato che in questa stagione andrà a sfiorare i duecentotrenta milioni, record assoluto del club (senza considerare che potrebbe salire nel caso il Barcellona salutasse la Champions). C'è un altro dato che è utile conoscere: i ricavi della Roma per il 71% arrivano dai diritti televisivi, per il 13% dal botteghino, per il 16% dal settore commerciale. Sembra chiaro, a questo proposito, che in futuro la società debba lavorare per una redistribuzione dei ricavi a partire dal botteghino che, comunque, rispetto a dodici mesi fa è aumentato di circa 19 milioni. Ultima nota per gli scettici di natura, per non dire di peggio. Nell'ultima tabella a destra, alla riga otto, trovate la voce versamenti azionisti in conto futuro aumento capitale. La cifra corrispondente recita 90 milioni. Gli assegni sono stati firmati da quello straccione di Pallotta.
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