Candela: "È il momento giusto per vivere in fratellanza"
L'ex terzino: «Sono uno spirito positivo, questo è un periodo bruttissimo, ne usciremo dandoci la mano. Resto sempre quello che il 18 giugno 2001 ha preso Capello per fargli far pace con Montella»
Vincent Candela, vorremmo sentire un po' della tua positività. Sono giorni complicati per tutti, a guardare i tuoi sorrisi social devi avere qualche segreto particolare. Come stai vivendo tu questo periodo?
«Ci sono due aspetti. C'è quello positivo: mi sto prendendo molto tempo per me, per la famiglia, per la mia casa, per il giardino, per la mia mente, per la mia evoluzione personale, dedicando finalmente il tempo giusto a ogni cosa, quando prima non riuscivo mai a trovare il tempo per fare niente di questo. Ho conosciuto anche mia moglie e le mie figlie, sono brave persone...».
Ahahahah, dai, era bello il tuo ragionamento. Continua.
«C'è pure una parte brutta: il risvolto delle persone che perdono il lavoro, i malati, i morti, la rabbia per il fatto che non si trovano le soluzioni per la gente. Mi dispiace se si perde la fratellanza, se perdiamo i valori. Questo mi fa arrabbiare».
Potremmo anche riscoprirci migliori quando usciremo.
«Sì, lo penso, anzi, ne sono sicuro, dobbiamo risvegliarci. Dobbiamo ritrovare le cose sane, le cose vere. Prendiamoci per mano, ritroviamo la fratellanza. Si sta bloccando un pianeta, cerchiamo di ripartire».
Anche come imprenditore sei in difficoltà, probabilmente.
«Certo, è ovvio, anche se a me non piace lamentarmi. Sto spesso al telefono con il commercialista, cerco di fare il massimo per non farci rimettere le persone che lavorano con me, i collaboratori del ristorante. Mi sono fermato ovviamente anche con altre collaborazioni, con le radio, le tv, con l'organizzazione degli eventi. Sai che avevo organizzato per il 2 giugno una sfida tra Francia e Italia per i 20 anni dell'Europeo? Ma ci sono molte cose più gravi e non mi voglio lamentare».
Sui social sei tra gli ex calciatori più attivi, soprattutto per lo spirito divertente con cui fai tutto. Comprese le dirette con i tifosi.
«Mi diverte, sì. Non lo avevo mai fatto prima, mi ha spiegato mia figlia. Fa ridere a me per primo, c'è un dialogo costante con la gente, mi piace ridere e scherzare. Mi piace entrare in casa loro, vedere le loro facce, le loro reazioni. A loro vedo che fa piacere, magari è poco perché non sono nessuno, ma gli tiro fuori un sorriso, è sempre qualcosa visto che non posso aggiustare il pianeta».
E loro si divertono come te.
«Sì, e sono quasi tutti romanisti. Mi piace consolidare questo legame con la famiglia della Roma».
A proposito di famiglia, sei anche andato casa per casa con Roma Cares a portare gli omaggi della società.
«Quando mi hanno chiamato non ci ho pensato un secondo, anche in questo mi sono impegnato e l'ho fatto con amore. Ho suonato al citofono annunciandomi, sono entrato nei cortili a cantare, qualche bambino non mi ha riconosciuto e il papà lo ha rimproverato: "Ma questo è Candela!!!". Lo rifaremo presto».
Ma questo tuo spirito così positivo si è affinato col tempo?
«Negli ultimi dieci anni ho preso una certa consapevolezza. Poi, magari lo dico sottovoce, un po' è merito anche di Mara, mia moglie. Lei è una coach olistica, sono vent'anni che sto con lei, ogni giorno imparo una cosa nuova, lei fa corsi per aziende e io pure imparo qualcosa. Però resto lo stesso ragazzo che il 18 giugno 2001, dopo i festeggiamenti del giorno prima, sono andato a casa a prendere Capello e l'ho portato da Montella per suggellare la pace. Quindi forse un po' così lo sono sempre stato...».
E quando sei "caduto" come ti sei rialzato?
«Ho vissuto le mie giornate di dolore. L'ultima è stata il 22 dicembre, per la scomparsa di mia madre. Se n'è andata all'improvviso, in 4 giorni. Ho avuto il tempo di andare in Francia a salutarla, e ora sta facendo un bel viaggio. E quando ho smesso di giocare non è stato facile. Insomma, ho cercato sempre di rialzarmi, ricostruire e ripartire».
Il legame con Francesco Totti resterà per tutta la vita.
«Sì, poi non so. Il mio casale si chiama "Qui e ora". Questo è il mio spirito. Con lui ne abbiamo vissute tante, ci capiamo al volo, a volte non siamo andati d'accordo, per 3-4 anni non ci siamo parlati, ma poi ci ritroviamo sempre, ci aiutiamo, l'amicizia serve a questo, no?».
E Damiano Tommasi, da presidente Aic come lo vedi?
«È perfetto, è tagliato per lui. Anche se poi dovrà fare qualcos'altro visto che è l'ultimo semestre... Anche lui ha i suoi difetti, eh...».
Dimmene uno.
«Facile, i passaggi di 40 metri non li sapeva fare. Non mi viene in mente nient'altro... Ma io sono un uomo squadra, negli ultimi giorni ho sentito Gautieri, Mangone, Dugarry, Djorkaeff, Zidane, cerco di avere per ognuno un pensiero positivo».
Guardavi il calcio in tv?
«Sinceramente poco. Solo la Roma, le altre non mi appassionano...».
Il campionato deve riprendere?
«Se circola ancora il virus direi di no. Però forse dobbiamo ragionare diversamente: giochiamo e se uno sta male... cambio, gioca un altro. Così possiamo ricominciare... Ma forse è una cazzata, io sono un ignorante...».
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