L’esordio di Totti e la profezia, Mandolesi: “Era già forte ma ebbi fortuna”
Lo storico radiocronista: “Tre anni dopo in tv anticipò il suo futuro. Impallomeni gli predisse il futuro da bomber. Ottimo talent scout, ma lo vedo sempre nella Roma”
Fu «anche culo», confessa con un po' di modestia Alberto Mandolesi, voce storica del giornalismo romano, che il 28 marzo di ventisette anni fa, fu protagonista di una profezia mai vista. Quella avvenuta negli ultimi minuti di Brescia-Roma di campionato nella stagione 1992-93. Quando cioè il popolare radiocronista, punto di riferimento per ogni fedele tifoso romanista in ascolto alla radiolina, raccontò in diretta su Radio dimensione suono l'ingresso in campo dell'esordiente in Serie A Francesco Totti, diciassette anni, al posto di uno dei veterani, Ruggero Rizzitelli, definendolo, come fosse stato raggiunto da un impulso inviato dal futuro, un momento «storico».
Storico quando eravamo ancora nella preistoria. Era la 25esima giornata di un campionato che i giallorossi avrebbero chiuso al decimo posto e in vantaggio per 2-0 (con reti di Caniggia e Mihajlovic nel primo tempo), pochi minuti prima dell'87' Boskov mandò a scaldare il ragazzino, raccontano le cronache su suggerimento di Sinisa Mihajlovic: «Dissi al mister "portiamo Francesco con noi, è bravo, se ci va bene lo facciamo esordire". Vincevamo 2-0, mancavano 15 minuti alla fine, mi avvicinai alla panchina e chiesi a Boskov di metterlo dentro», ha ricordato l'attuale tecnico del Bologna a Rabona l'anno scorso.
Rizzitelli, che già lo stimava perché «faceva i tunnel in allenamento ai senatori e anche se loro si vendicavano la volta dopo lo rifaceva», denotando una personalità da "grande", gli lasciò il posto e gli disse solamente: «Tranquillo, gioca come sai».
«Un fatto storico, "vogliamo un po' esagerare", specificai in cronaca - racconta Alberto Mandolesi - e la cosa nacque dalla mia ammirazione per la scuola dei telecronisti brasiliani che avevo conosciuto perché per quasi un anno avevo vissuto in Brasile, loro erano dei maestri, io cercavo di emularli in tutto e per tutto. Quando è entrato Totti ho voluto esagerare un po', anche se si parlava già di lui, si vedeva che era forte. In quel periodo lo seguivo molto, stavo sempre a Trigoria, e mi lanciai con una cosa che, anche se spesso a Roma si dice dei giocatori giovani "questo di diventa il nuovo qualcuno", non avevo mai detto per nessuno e mai ho detto in seguito per altri. Certo non sapevo né immaginavo che avrebbe scritto e per così a lungo la storia della Roma. Sarà stato un suggerimento del Padreterno...».
Un fatto che è rimasto anche storico per la tv e la radio, tanto che ancora oggi si ricorda l'episodio: «Qualche anno fa è successo un fatto curioso, improvvisamente le visite del mio canale Youtube si moltiplicarono in una giornata. Scoprii che la Lega calcio aveva pubblicato il video dei 53 secondi della radiocronaca dal mio canale in onore di Francesco. Quando lo incontro gli faccio sempre la battuta che mi ha allungato la carriera...».
E sempre da Mandolesi, che in quanto «prima voce del primo minuto di una radio privata a Roma» il 16 giugno del 2020 compirà 45 anni di radio, avvenne la prima apparizione televisiva, a Rete Oro, dell'allora Pupone: «Fu tre anni dopo, quando era diventato già un beniamino. Era ancora giovanissimo, schivo, non aveva molta proprietà di linguaggio, lo volevano tutti in tv, lo avevano invitato anche i canali nazionali, ma lui scelse di venire da me che lo avevo seguito dai suoi primi passi. Fu una scelta d'amicizia».
La prima apparizione di Totti in tv nel 1996 a "Pressing", tramissione condotta da Mandolesi su Rete Oro
E anche lì ci fu qualcosa di profetico, oltre che di molto poetico: «Gli chiesi cosa si aspettava dal futuro, magari di rimanere sempre a Roma e diventare capitano dopo Giannini e lui mi rispose con il suo sogno poi avverato: "Per me, romano e romanista, sarebbe il massimo". Ma c'è di più, Stefano Impallomeni, che era mio ospite in studio gli predisse che se si fosse avvicinato alla porta invece che fare solo il trequartista avrebbe segnato un sacco di gol. E così è stato».
Oggi, ventisette anni dopo quella radiocronaca, il tempo che è passato, il giro e il mondo che sono cambiati, le amicizie diverse, li hanno separati, ma Mandolesi, come romanista, ha ancora Totti scolpito nel cuore: «Non lo vedo quasi mai, mi piacerebbe incontrarlo più spesso, gli voglio bene come allora, come quando in aereo, perché allora si poteva fare, ci sedevamo vicini tornando da una trasferta e mi chiedeva: "Ma tu come mi vedi meglio, trequartista, punta o mezza punta?".
Come lo vedo dopo il calcio? Io non riesco a vederlo fuori dall'ambito romanista onestamente, però credo che come talent scout può sicuramente fare molto bene. Se non ci capisce lui di calcio, chi ci capisce? Mi farebbe ovviamente piacere che tornasse alla Roma, chissà, con una nuova proprietà...». Mai dire mai, nel calcio e nella vita, e se lo dice Alberto, poi magari si avvera.
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