Cagliari-Roma, la serata dei 500 romanisti: festa e cori sotto la luna
È brutto tempo tutto il giorno, ma quando si gioca il cielo si apre e il distinto con i tifosi giallorossi resta illuminato. E alla fine l'abbraccio con i giocatori
Era stato nuvoloso tutto il giorno a Cagliari e stavolta la gita al mare prima della partita si era consumata, per i tifosi della Roma in trasferta, più al chiuso dei ristoranti e dei pub che a rimirar le onde, ma quando poi ci si è riuniti nel settore ospiti della Sardegna Arena, all'orario pomeridiano stabilito per la partita con ancora negli occhi i sette gol segnati dall'Atalanta a Lecce (e la conseguente paura di perdere altri punti in classifica), le nuvole a poco a poco si sono spostate e al momento dell'ingresso in campo delle squadre è spuntato proprio il sole ad illuminare quel pezzo di spalti (tra la nostra "tevere" e la "sud") colorato di giallo e di rosso.
È sembrato quello il segnale benaugurante che a forza di cori i circa 500 romanisti presenti allo stadio hanno colto al volo, alzando la voce nei cori e accompagnando prima il riscaldamento dei giocatori e poi la partita senza smettere un attimo di cantare. Si è cominciati così, col sole in fronte, e si è finiti a festeggiare sotto la luna, con i giocatori stanchi e ancora scossi dal pericolo corso a festeggiare sotto il settore la seconda vittoria consecutiva in campionato.
Grandi applausi alla fine, al triplice fischio. Fonseca per un attimo è scattato davanti al quarto uomo Giua (sardo di Olbia), qualcosa della direzione arbitrale (e soprattutto del lungo recupero) non gli era piaciuta e a pericolo scampato non ha mancato di farlo notare, i giocatori della Roma invece si sono abbracciati al centro del campo, poi hanno ricambiato il saluto degli avversari (stemperando le scintille che si erano accese sul campo soprattutto tra Kalinic e Pisacane, ricordando evidentemente l'episodio del gol dell'andata annullato dall'arbitro Massa con protagonisti proprio loro due) e poi si sono avvicinati al settore, senza arrivare proprio sotto, restando davanti all'area di rigore, ognuno a salutare, mentre un solo vessillo sventolava nel tripudio dei tifosi in festa, quello con il viso sofferto e indimenticabile di Antonio De Falchi.
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