T'ha dipinta Dio
La genesi dell'inno della Roma, nato nel 1974 dopo un cupo maggio da Venditti e Gepy
Nonna Armanda era una grande tifosa romanista. Ma il primo a portarlo allo stadio fu uno zio laziale. Lazio-Sampdoria. «Non provai nessuna emozione. Mi emozionai, invece, quando vidi i colori della Roma». Gialli come il sole, rossi come il cuore. Figuratevi quale poteva essere la sua reazione quando Giampiero Scalamogna, in arte Gepy&Gepy, si vide piombare negli studi della Rca tale Giorgio Chinaglia, per registrare il dimenticabile brano I'm football crazy. Era il 1974 e, dopo ciò che era avvenuto a maggio, era veramente troppo. «Io vi porterò qui la Roma», disse Gepy e mantenne la parola.
«Roma, Roma, Roma», disse ad Antonello Venditti, con cui già stava pensando all'idea di scrivere un inno per la squadra della città. «Core de ‘sta città», rispose Venditti di getto. «Se la fai tutta così, abbiamo l'inno più bello del mondo». La gestazione, però, fu più complicata di ciò che sembrava, per via dei dubbi di Venditti e della Rca. Erano anni in cui i cantautori non potevano prescindere dall'impegno politico, figuriamoci cantare per una squadra di calcio. Poteva sembrare frivolo.
Con l'aiuto di Sergio Bardotti e Franco Latini, però, Gepy portò avanti la scrittura del brano, che si arenò per un po' solo sul «T'ha dipinta Dio». Potrebbe non piacere ai comunisti. Divenne così «T'ho dipinta io» e finalmente poté uscire il disco, a firma Venditti, Gepy, Latini, Bardotti, com'era giusto che fosse. Il campionato era iniziato male per la Roma e quando il presidente Anzalone, che ancora non sapeva nulla, incontrò Venditti, gli confidò la sua intenzione di dimettersi. «Ma come presidente, ora che è pronto il nostro inno!». Anzalone restò al suo posto, la Roma si rimise in sesto battendo la Lazio con gol di De Sisti mentre qualcuno registrava i cori della Curva Sud per inserirli nel lato B del disco con l'inno intitolato Roma (non si discute, si ama). Lato B: Derby, appunto. Tutta la Roma partecipò alla presentazione e continuò a vincere. Roma-Fiorentina 1-0, al gol di Penzo in tutto lo stadio venne diffuso qualche secondo del nuovo inno.
Finito un po' nel dimenticatoio sia per gli scrupoli di Dino Viola (il problema non era più: «piacerà ai comunisti?» ma «piacerà ai democristiani un rosso come er core mio?») sia perché la splendida Grazie Roma (legata al secondo scudetto della storia romanista) oscurò per anni tutta la produzione musicale romanista, a fine Anni 90 è stato riportato a furori di popolo al suo posto: subito prima dell'inizio delle partite. Poco tempo dopo, arrivò un altro scudetto, quello di Totti-Bati-Montella. «Scritta con Gepy», ricordò Venditti al Circo Massimo il 24 giugno del 2001, davanti a un milione (o un miliardo) di persone. «T'ha dipinta Dio», cantò Gepy stesso qualche giorno dopo in una festa organizzata da una radio locale. La Lazio ci aveva riprovato, ma la bellezza aveva ancora una volta salvato il mondo.
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