Stadio della Roma: Vitek non rilancia, ma l'ottimismo resta
L'offerta del magnate ceco per i terreni è pari a 50 milioni di euro. Probabile che si consigli a Parnasi di fare uno sconto sulla sua parte
Dopo le parole rassicuranti della sindaca di martedì scorso intorno allo stadio della Roma è tornato a respirarsi un clima positivo, improntato ad un moderato, ma solido, ottimismo. In particolare Virginia Raggi, per la prima volta da mesi, è tornata ad esporsi in prima persona, sottolineando, proprio nelle battute finali, come il progetto continuerà il proprio iter nella massima trasparenza. Una trasparenza che però necessita anche di un minimo di consistenza politica all'interno di Palazzo Senatorio. I consiglieri che dovranno votare la Variante al Piano Regolatore Generale della città e la Convenzione Urbanistica pretendono dalla prima cittadina rassicurazioni circa i rischi giudiziari dell'operazione.
Oggi, ed anzi ormai da un paio di anni circa, non è più in discussione nella maggioranza capitolina l'opportunità della realizzazione del nuovo impianto giallorosso, né tantomeno la validità della delibera di pubblico interesse, così come novata nel giugno del 2017 (indipendentemente da quanto possano invece sostenere alcuni esponenti dell'opposizione), quanto la paura che ci si possa, personalmente, scottare e compromettere con i problemi giudiziari di Luca Parnasi. E per questo in Campidoglio si attende con ansia ed impazienza il passaggio di mani del progetto dalla famiglia Parnasi all'imprenditore ceco Radovan Vitek.
I diritti della Sais
Nella vicenda che ha visto il rallentamento della cessione dei terreni di Tor di Valle da Euronova alla CPI Property Group comincia a diradarsi qualche nube, ed emergono dettagli che spiegano quanto avvenuto la scorsa settimana. Proprio quando sembrava mancassero poche ore alla fumata bianca e all'annuncio ufficiale infatti qualcosa sembra essere andato storto, al punto da determinare un rinvio, per ora ancora non definito. Ad originare il problema ci sarebbe un contenzioso sui terreni di Tor di Valle tra la stessa Eurnova ed il curatore fallimentare della Sais, la società della famiglia Papalia, che per decenni è stata proprietaria dell'ippodromo oggi abbandonato. Quando nel 2013 fu perfezionato il passaggio dei terreni nelle mani di Luca Parnasi vennero infatti stabilite delle condizioni che oggi devono necessariamente essere rispettate. Queste prevedono che al pagamento iniziale di 26 milioni di euro (peraltro ancora non interamente corrisposti) se ne debbano aggiungere un'altra ventina al verificarsi dell'approvazione della Variante al Piano Regolatore. Fatto questo noto ormai a tutti.
Quello che invece in pochi sanno è che le parti in quell'occasione hanno anche stabilito come questa somma aggiuntiva debba essere corrisposta alla Sais anche in caso di cessione dei terreni, a "qualsiasi titolo" e in "qualsiasi forma". A quanto ci risulta il clamore delle notizie che si sono accavallate nelle ultime settimane circa l'imminente closing tra Eurnova e Vitek, avrebbe spinto i rappresentanti della Sais a far valere le proprie posizioni. Ed ecco che i 50 milioni messi sul piatto della bilancia da Vitek e dal suo gruppo sono diventati di colpo insufficienti a coprire le esigenze di una società che sarebbe indebitata per alcune decine di milioni di euro.
Le ragioni dell'ottimismo
Non è in alcun modo, al momento, preventivabile un rilancio del ceco, e l'unica soluzione sembra che sia quella di un ridimensionamento delle pretese della famiglia Parnasi, che si dovrebbe accontentare di uscire dalla vicenda senza rimetterci denaro, ma anche senza guadagnarci praticamente nulla. Chi sta seguendo da vicino il dossier starebbe consigliando la famiglia di costruttori romani in questo senso, anche per evitare di incattivire i rapporti con gli istituti di credito, Unicredit in primis, che finora hanno permesso la sopravvivenza delle società del gruppo. Pochi giorni, al massimo poche settimane e se ne saprà di più. In Campidoglio non si attende altro. Dalle parti di Trigoria invece l'attesa è ben più serena, forti anche della solidità della proprietà (sia essa con sede a Boston, che a Houston). Del resto che lo stadio di Tor di Valle sia forse la più grande opportunità finanziaria della città, non solo per l'immediato, ma anche e soprattutto per il prossimo futuro, è chiaro ed evidente agli occhi di tutti. Un'opportunità che finalmente sembra che anche la politica romana non voglia farsi più scappare.
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