De Rossi: "Il mio vero ritiro è stato l'ultimo giorno a Trigoria"
Il centrocampista si racconta dopo il suo ritorno a Roma: "Il fisico è logoro, dovevo dire basta. Il periodo dell'addio di Totti è stato un incubo"
Daniele De Rossi torna a parlare per la prima volta dopo il suo ritiro dal calcio giocato e lo fa attraverso una lunga intervista rilasciata a Paolo Condò per il mensile GQ. "Il mio vero ritiro è stato l'ultimo giorno a Trigoria - dice il centrocampista di Ostia - Uscendo dalla mia camera per andare allo stadio Olimpico ho pensato: è l'ultima volta che chiudi questa porta. E lì mi è parso di tremare. Devastante".
Dal quel 26 maggio, data della sua ultima partita con la Roma, le voci sulla sua ultima squadra da calciatore si sono rincorse per tutta l'estate: "Di offerte per continuare a giocare in serie A ne avevo parecchie, ma non ho voluto aggiungere un'altra maglia italiana a quella della Roma, mi pareva di sprecare una storia bellissima. Il Boca è sempre stato un sogno per me è stato un onore".
L'avventura di De Rossi in Argentina è durata poco, fino alla decisione maturata lo scorso dicembre di dire basta: "Quando sto bene sarei ancora in grado di giocare nella Roma, nel Boca, ma non succede quasi mai. Ho 36 anni, il fisico è logoro, di soldi ne ho abbastanza: meglio tornare. Si è parlato di gravi problemi di mia figlia Gaia. Non c'è nulla di particolare. Semplicemente ha 14 anni ed è normale che abbia bisogno di avere il papà vicino. Siccome si sa che il rapporto fra me e sua madre ha vissuto momenti faticosi, qualcuno si è immaginato chissà che".
Inevitabile un passaggio sul rapporto con Francesco Totti, che proprio ieri ha annunciato il lancio della sua nuova attività di procuratore: "Abbiamo giocato vent'anni assieme, ci siamo abbracciati dopo i gol, ci siamo frequentati fuori dal campo, abbiamo avuto anche delle sonore litigate, è capitato di non parlarci per un mese, pure l'anno scorso, ma poi è sempre finita a risate. Vita vera, non recitata».
De Rossi torna anche sul tormentato addio del Dieci: «È un periodo che ricordo come un incubo. Mi sentivo come il bambino che assiste ai litigi tra mamma e papà. Di Totti le ho detto, con Spalletti ho condiviso tanto, ci siamo pure scannati ma conservo grande stima per lui. Mi infastidiva l'assurdità della situazione: la squadra vinceva eppure Spalletti veniva fischiato, dall'altro lato qualcuno si azzardava a dire che Totti non volesse il bene della Roma"
E De Rossi non chiude alla possibilità di una collaborazione con il ct dell'Italia Roberto Mancini: "Abbiamo un rapporto eccellente. il fatto di non aver lavorato assieme non ha diminuito la stima reciproca, anzi. Fra i discorsi che abbiamo fatto tempo fa, non in gennaio intendo, una porta azzurra era socchiusa".
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