Friedkin, terminati gli incontri con la Roma: sul piatto stadio e mercato
Gli advisor del gruppo texano, guidati dal presidente Marc Watts, ripartiranno oggi. Smalling è la priorità di Petrachi, per l'impianto avanti con Tor di Valle
«Ci vediamo presto». Così, ieri mattina, poco prima delle tredici, Marc Watts, nessuna parentela con lo storico batterista dei Rolling Stones (peccato), ha salutato la dirigenza della Roma dopo un'altra, intensa, mezza giornata di incontri nella sede di via Tolstoj. Gli incontri, per quello che ci risulta, si sono conclusi nella giornata di ieri. Ma è chiaro che è stato un arrivederci che inevitabilmente è qualcosa di più di una semplice indicazione, anche se questo non vuole dire che siamo alla vigilia della chiusura di un deal cominciato ormai più di qualche mese fa. E non deve sorprendere questo andamento apparentemente lento.
È la normalità in un affare come quello che sta portando a termine il gruppo di Dan Friedkin. Per averne la conferma basta tornare indietro con la memoria al momento in cui la Roma da Unicredit passò al primo gruppo americano capitanato da James Pallotta (anche se all'inizio come presidente fu eletto Di Benedetto). Le firme, all'epoca, ci furono nel mese di aprile (il sedici) del 2011, la conclusione vera e propria del passaggio di proprietà fu ratificata soltanto nel luglio successivo, conseguenza dell'esigenza di dover riscrivere da capo i cosiddetti patti parasociali.
Insomma, il deal prosegue nella norma e questo secondo blitz degli uomini di Friedkin a Roma, è stato di fatto un ulteriore passo in avanti verso il signing, ovvero il preliminare d'acquisto che anticiperà di uno-due mesi il closing vero e proprio. Dan Friedkin che nel primo blitz romano fu presente insieme alla moglie e al figlio, questa volta ha preferito guardare e ascoltare da lontano, anche se da quello che ci raccontano non vede l'ora di poter sbarcare nella capitale da nuovo proprietario della Roma. Le risposte che i suoi uomini hanno avuto in questi giorni, le voci di dentro garantiscono che siano state esaurienti e convincenti.
Contatti
Il fatto che fosse presente a Roma Marc Watts, il braccio destro dell'imprenditore texano nato in California, è il segno evidente di come ci si stia avvicinando alla chiusura. Il numero due del gruppo targato Toyota e non solo, ha voluto conoscere di persona l'attuale management che, così si dice, almeno inizialmente continuerà a far parte della nuova Roma. In particolare sono stati due gli incontri che Watts ha approfondito. Quello con Gianluca Petrachi con tema progetto tecnico, conti, giocatori. E quello con Mauro Baldissoni a proposito della questione stadio.
Con il direttore sportivo si è parlato del progetto tecnico che dovrà essere perseguito nei prossimi mesi e anni. Quali investimenti? Quali giocatori? Chi può essere ceduto? Che margine economico c'è? Petrachi ha spiegato, chiarito, illustrato, esposto il programma per il futuro (due per la verità: uno con la qualificazione Champions, un altro senza). In particolare si è parlato degli investimenti che ci saranno da fare. E ancora più in particolare dell'operazione Chris Smalling che la Roma vuole acquistare dal Manchester United senza arrivare a spendere i venti milioni di euro che gli inglesi continuano a chiedere.
Con Mauro Baldissoni, invece, ovviamente si è parlato di stadio. E il vicepresidente giallorosso ha toccato con mano come la futura nuova proprietà sia più che interessata alla costruzione di un impianto di proprietà (del resto negli States è consuetudine di quasi tutti i club), soddisfatta anche della localizzazione a Tor di Valle (insomma non ci sarebbe l'intenzione di ricominciare tutto dall'inizio). La cosa ha fatto molto piacere a Baldissoni che da anni si sta battendo per arrivare alla fumata bianca. Il vicepresidente è pronto a farsi da parte, ma se dovessero chiedergli di rimanere per continuare a seguire la vicenda dello stadio, non si tirerebbe indietro.
Contratti
In questa tre giorni di incontri, si è parlato molto anche della stesura dei contratti che dovranno santificare il passaggio di consegne. Contratti che sono tanti visto che riguardano le dodici società (tre solo per lo stadio) che costituiscono il pianeta Roma. Oltre ai legali americani e dello studio Chiomenti che lavorano per Friedkin, ci sono stati ripetuti contatti anche con gli avvocati dello studio Tonucci che, da sempre, lavorano per l'attuale Roma (in particolare con il consigliere d'amministrazione Gianluca Cambereri). Sono stati presi in esame tutti gli aspetti contrattuali che dovranno essere ora messi nero su bianco. Oltre a quelli legali e fiscali, sono stati affrontati anche gli aspetti finanziari di ieri, oggi e domani. Aspetti che per buona parte sono stati risolti. Insomma, entro due-quattro settimane gli americani torneranno a Roma. E probabilmente ci saranno anche Dan e Ryan Friedkin.
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