Roma-Lazio: da Volk a Kolarov, il derby in casa è senza storia
I giallorossi hanno vinto la prima e l’ultima sfida casalinga e vantano 19 vittorie in più. Superiorità netta in Serie A (dove però loro sono mancati 11 volte)
Se l'alfa e l'omega coincidono, è possibile che tutto o quasi quello che c'è in mezzo segua lo stesso verso. Il derby capitolino non fa eccezione: i numeri pendono sempre dal lato della Roma. Anche nella sola versione della sfida che la vede in casa. Distinzione peraltro relativa: fino a quando le tribune sono state miste, la maggior parte del pubblico presente allo stadio ha portato i colori della città. Ma nelle gare che anche per il calendario hanno assegnato il fattore campo ai giallorossi, la differenza di cifre è stata schiacciante. Fin dalla prima.
Come non bastasse la vittoria nel debutto assoluto della partita (disputata in trasferta), la Roma fa subito il bis, rendendo definitiva la superiorità già in culla. Dopo il match disputato sul campo della Rondinella l'8 dicembre 1929 e terminato 0-1 sul tabellino grazie a Volk, si replica a Campo Testaccio il 4 maggio 1930: all'inopinato vantaggio degli ospiti rispondono Bernardini, ancora Volk e Chini, regalando al mitico impianto l'esordio vincente.
Non sarà l'unico successo: lo stadio romanista vede una sfilza di sei vittorie (intervallate da due pareggi) fino al '38, fra le quali il 5-0 del 1° novembre 1933, ancora oggi massimo scarto di sempre nei derby. La prima e unica sconfitta lì è datata 15 gennaio 1939, anche se viene ricambiata con gli interessi in campo avverso.
Poi nessun altro dispiacere per altri sette anni, con la "chicca" della vittoria (2-1) anche nella prima sfida della storia in Coppa Italia, datata 15 maggio 1943. È nel periodo in cui la Roma comincia a barcollare in classifica - fra la fine degli Anni 40 e la prima parte dei 50 - che le vittorie casalinghe latitano. Non quelle in trasferta, anche con punteggi roboanti.
Dal 1958 però comincia una serie di cinque vittorie consecutive, fra le quali i due 3-0 in casa (e un 4-0 per i giallorossi fuori, superato nel numero di gol realizzati soltanto quattro decenni più tardi). Gli Anni 60 sono poco gloriosi per i dirimpettai, che cadono in Serie B in due occasioni, ognuna delle quali vale doppio per le stagioni di permanenza nella categoria minore.
In entrambe le esperienze fra i cadetti riescono però a provare l'ebbrezza di disputare la sfida con la squadra che rappresenta la Capitale in Serie A, oltre che nel nome, nei colori e nel simbolo. Nella prima, disputata il 25 aprile 1962, non c'è alcuna liberazione per i biancocelesti, che riescono a spuntare un pareggio al termine dei tempi regolamentari, che si sviluppa però in vittoria giallorossa dopo i calci di rigore. E nemmeno la seconda - datata 8 settembre 1968 - equivale ad armistizio: termina 1-0 per la Roma, che a fine stagione alzerà nuovamente il trofeo, dopo quello vinto nel '64.
Anche il primo torneo della decade successiva si apre con un netto 2-0 per i padroni di casa, che da lì in poi inanellano una serie di stagioni poco felici, risollevate dal 1974-75. È l'anno delle tre vittorie sui rivali, quello dell'elmo donato dai tifosi romanisti all'idolo di casa De Sisti dopo il gol decisivo del 1° dicembre, mentre gli altri due successi (entrambi per 1-0), in campionato e in coppa, portano la firma dell'amatissimo Pierino Prati.
Gli Anni 80 sembrano la sublimazione dei 60: loro più in B che in A, noi sempre sul podio del campionato, vincitori di uno Scudetto e ben quattro Coppe Italia, finalisti di Coppa Campioni. Fra il '79 e l'84 non c'è storia perché non può esserci nel senso letterale dell'espressione.
Appena si riaffacciano (per breve tempo) nella massima serie, vengono battuti in entrambe le competizioni, riuscendo a strappare al massimo qualche pareggio. Fra il 1989 e il 1993 la partita si impoverisce di contenuti tecnici e ne scaturisce una selva di "x", interrotta da una sconfitta (0-2) nel 1994-95, che arriva però dopo un memorabile 3-0 in trasferta sui biancocelesti guidati da Zeman.
Quando il boemo cambia sponda, non abbandona le cattive abitudini e i derby dei suoi anni sono disastrosi, tranne l'ultimo (3-1), ricordato come quello della maglietta di Totti «Vi ho purgato ancora» (il Dieci ha segnato anche nel 3-3 dell'andata). Con il più forte giocatore italiano di sempre comincia un'altra era di gloria, contrassegnata dai suoi record e da tanti trionfi casalinghi (anche se i più memorabili sono esterni: su tutti l'1-0 firmato Negro e il 5-1): dal 4-1 confezionato nella prima mezzora a una serie infinita senza sconfitte in casa, con Delvecchio spesso mattatore.
In panchina Capello prima, in parte Spalletti, poi Ranieri e Montella (che ripercorrono la serie record di 5 vittorie consecutive), mantengono l'imbattibilità domestica fino al 2012. Da allora ad oggi, si conta un solo risultato negativo in casa (nel 2017), il 2-2 con la spettacolare doppietta di Totti e tanti successi da estasi, fra cui quello siglato Balzaretti il 22 settembre 2013 e quello della nemesi, con Kolarov in rete al 71', che chiude il conto.
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