Quando la festa anche a Tor di Valle?
La Raggi continua a dire di essere «il Sindaco di tutti», ma sono 2901 giorni che i romanisti aspettano l'ok definitivo al progetto stadio
«Sarò il Sindaco di tutti». E Sindaco si può leggere pure Presidente del Consiglio, del Senato, della Camera, e via discorrendo. Quante volte lo avete sentito dire da neoeletti per qualche ruolo di quelli che garantiscono, potere, popolarità, salotti esclusivi, stipendi faraonici? Innumerevoli. L'ultima volta, noi lo abbiamo sentito un paio di giorni fa. Quando il Sindaco della nostra meravigliosa città nonostante tutto quello che ha dovuto subire da tanti anni a questa parte, intervenendo alla festa per i centoventi anni del club biancoceleste, ha concluso il suo intervento (da tifosa e questo, sia chiaro, non può essere certo una colpa) con un classico, «io, come Sindaco di Roma, non posso che augurarmi il meglio».
Come non essere d'accordo? Ma a noi che saremo pure di parte come certifica la testata di questo giornale e ne siamo fieri, subito dopo è venuto un altro interrogativo: e lo stadio, cara Sindaco? Sono duemilanovecentouno giorni, un'odissea nello stadio, che aspettiamo. Che lo aspetta la Roma che, forse non lo sa dottoressa Raggi con tanto di praticantato allo studio Previti, ha il nome, i colori, il simbolo della città che lei deve (dovrebbe) amministrare super partes perché ce lo ha detto lei, «per Roma non posso che augurarmi il meglio».
Perché, allora, siamo ancora qui ad aspettare che ci si presenti con la Convenzione, già vistata da entrambe le parti, per la votazione che serve per arrivare all'ultimo step di un viaggio infinito e che da sempre è stato ostacolato in tutte le maniere? Che, forse, non le è stato fatto presente che i tifosi della Roma sono cittadini della città eterna, ci permettiamo di ricordarle anche assai più numerosi di qualsiasi altra tifoseria?
Perché in questi 2901 giorni ci avete raccontato di rischi idrogeologici, tribune ippiche come reperti archeologici, di inchieste che non hanno mai coinvolto la Roma nonostante qualcuno abbia provato a mistificare le carte, dimenticandovi dello stato d'abbandono in cui versa un intero quadrante della nostra città che, privati, cara Sindaco, privati sono disposti a riqualificare con un investimento di un miliardo di euro, garantendo migliaia di posti di lavoro in una città in cui da anni, compresi i suoi, non si è fatto nulla? Perché, cara Sindaco, vuole essere ricordata per i no, pazzesco quello per le Olimpiadi per esempio, piuttosto che per l'ambizione di essere diversa da quelli che l'hanno preceduta? La Roma ha il diritto a costruire il suo stadio, lo dicono le carte. È una scelta che vuole dire il meglio per Roma. E lei, come ci ha detto, non vuole il meglio per la nostra città?
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