Aerei, cinema e basket: l’altro mondo dei Friedkin
Dan è pilota e fa lo stunt: ha ricevuto i ringraziamenti di Nolan per Dunkirk e sta producendo il nuovo film di Scorsese. E la sua compagnia riceve encomi
Chiamatelo pure "the aviator". Il titolo del famoso film di Scorsese con Di Caprio sintetizza perfettamente due fra le più grandi passioni di Dan Friedkin, che da collezionista di aerei da caccia e pilota vira sul cinema con estrema disinvoltura. Senza peraltro abbandonare la cloche. Da stunt partecipa (pilotando lo Spitfire di sua proprietà) a "Dunkirk" di Nolan - che gli dedica ringraziamenti speciale nei titoli di coda - e a "The Mule" di Eastwood (questa volta su un elicottero), pellicola che lo vede anche nelle vesti di produttore.
Ma non solo: è lui a manovrare gli aerei nelle riprese dell'altra sua produzione, "Hot Summer Nights"; come quelli di opere finanziate da altre major, come "As Good as it Getz", "The Odd Couple", la serie "Leathel Weapon" (tratta dalla fortunata saga cinematografica con Mel Gibson), il film per la tv "Come distruggere il tuo capo". E proprio su regista e protagonista di "The Aviator" punta Friedkin per il suo prossimo investimento sul grande schermo: si chiamerà "Killers of the Flower Moon", dietro la macchina da presa ci sarà Scorsese, che potrà riunire tutti i suoi feticci: Di Caprio, De Niro, Dante Ferretti alla scenografia. Nel segno dell'italianità.
Proprio come il film più famoso prodotto dal tycoon vicinissimo alla Roma, quel "All the Money in the World" che racconta il rapimento del nipote del magnate Getty nel nostro Paese, episodio che scosse le cronache dell'intero globo negli Anni 70. La stessa serie tv "Treadstone""(una sorta di spin off della saga di spionaggio su Jason Bourne interpretata da Matt Damon), della quale Friedkin è uno dei produttori esecutivi, sarà girata in parte in Europa.
Quella per la celluloide è una passione condivisa con il figlio Ryan, al suo fianco anche in "Lyrebird" con Guy Pearce, pellicola sul falsario Han van Meegeren, che guadagnò milioni di dollari vendendo quadri contraffatti ai nazisti, storia in cui Dan si è cimentato addirittura da regista. Con il pargolo (uno dei quattro) il tycoon ha in comune anche la passione per il basket: frequente la presenza di membri della famiglia alle gare degli Houston Rockets (guidati da una vecchia conoscenza italiana, Mike D'Antoni), che d'altra parte giocano al Toyota Center.
Il nome dell'arena di casa la dice lunga sulla familiarità dei Friedkin, che del marchio giapponese è distributrice negli Stati del Sud. Da quelle parti è una sorta di esempio di qualità del lavoro: la "Gulf States Toyota" è riconosciuta da 7 anni consecutivi come la migliore compagnia di Houston per la tutela dello stato di salute dei propri dipendenti, una delle «più sane» d'America per Forbes. Un legame stretto unisce i territori sul Golfo e i Friedkin, impegnati nel sociale con un fondo per le vittime dell'uragano Harvey. E a metà strada fra passione e legame con una delle più alte espressioni culturali della macro-zona, si può leggere anche il documentario su Johnny Cash prodotto da Dan: "The Gift" propone immagini di repertorio del leggendario cantautore e la partecipazione di Robert Duvall e Bruce Springsteen. Tanto per continuare a volare alto.
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