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Mancini chiama Mancini: il centrale si è preso la Roma, ora vuole l'Europeo

Accolto con scetticismo, ha conquistato tecnico, compagni, tifosi Insieme a Smalling forma una coppia che ha dimostrato di non aver paura di nessuno

PUBBLICATO DA Piero Torri
08 Dicembre 2019 - 08:00

Un altro giocatore preso dall'Atalanta. Ma a Trigoria non hanno ancora capito che quando vanno via da Bergamo non la strusciano più? Frasi di questo tipo ne abbiamo ascoltate o lette in quantità industriale nel momento in cui la Roma del nuovo corso fonsechiano-petrachiano, ufficializzò l'arrivo in giallorosso di Gianluca Mancini, anni ventitrè, difensore centrale ma pure, come abbiamo toccato con mano, mediano di quelli che è meglio non farselo nemico.

Frasi che il ragazzo toscano di Pontedera oggi potrebbe sbattere in faccia a tutti quelli che avevano storto la bocca quando arrivò da Bergamo, formula del prestito camuffato, ovvero due milioni subito, più tredici al verificarsi di determinate condizioni (già verificatesi), più otto di bonus variegati e più pure un dieci per cento su una futura rivendita.

Sembravano troppi, è stato un affare perché il ragazzo ha dimostrato che anche lontano da Bergamo può garantire un rendimento da protagonista, titolare fisso di questa Roma che è tornata a far innamorare tutti i suoi tifosi. E il suo futuro è sempre più colorato anche d'azzurro, il suo omonimo Roberto Mancini lo ha già battezzato per la lista dei ventitrè giocatori che si andranno a giocare l'Europeo con la pazza di idea di provare a vincerlo.

Che coppia

Sembrava che con la cessione di Manolas al Napoli, sarebbe stato quasi impossibile dimenticare il greco di quella notte con il Barcellona. Errore. Perché la coppia Mancini-Smalling ci ha messo poche partite per far capire che lì, al centro della difesa, il problema era stato risolto con buona pace di Fazio ormai relegato in panchina, di Juan Jesus sempre più in odore di cessione e, pure, del giovane turco Cetin che peraltro quando è andato in campo tutto ha fatto meno che sembrare un nuovo Moreno, o Marcano, o peggio ancora Bianda.

I due, Mancini e Smalling sembrano fatti per giocare uno fianco dell'altro, fisici e veloci come voleva Fonseca, con la personalità necessaria per non abbassare mai lo sguardo di fronte a qualunque attaccante avversario. Come hanno fatto a San Siro contro Lautaro e Lukaku, la coppia offensiva migliore del campionato, ridimensionati nell'occasione dalla prepotenza fisica dei due giallorossi.

Mancini contro l'argentino è stato protagonista di novanta minuti in cui non ha mai tirato indietro la gamba, ribadendo che quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. L'ennesima conferma per questo ragazzo che ci ha messo poche settimane a entrare nel cuore della gente romanista.

I numeri

E pure nel cuore di Paulo Fonseca che è uno che ha dimostrato di non guardare in faccia nessuno. Lo ha fatto giocare sempre, a parte la prima di Europa League contro i turchi. E lo ha fatto giocare sempre o quasi da titolare a parte la prima di campionato in cui subentrò nella parte finale della partita con il Genoa.

Il totale fa quattordici presenze, tredici dal fischio d'inizio, una sola assenza per squalifica dopo i due cartellini gialli rimediati contro il Bologna (sarà squalificato anche per la prossima contro la Spal). Stessa storia, da centrale difensivo o da mediano, anche in Europa, quattro volte titolare con un minutaggio complessivo che ha già superato i millecinquecento minuti. Ne giocherà ancora tanti, considerando anche che ha un contratto firmato con la Roma fino al trenta giugno del 2024. Sperando che nessuno si innamori di lui come Fonseca.

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